La prima grande rivoluzione a Cuba, con l’arrivo del nuovo presidente Miguel Diaz-Canel, sta proprio nel cognome: dopo 60 anni, infatti, si cambia definitivamente musica. Era infatti il 1959 anno a partire dal quale il cognome Castro aveva contribuito a scrivere la storia politica del Paese. Con Diaz-Canel ha così inizio un cambiamento seppur nel segno della continuità ed è stato lo stesso, nel suo primo discorso da leader, a chiarire come l’uomo che lo ha preceduto “continuerà a guidare le decisioni di maggior importanza per il presente e il futuro della nazione”. Raúl continuerà a mantenere un ruolo importantissimo di segretario del partito comunista, una carica eterna, come lo stesso ha lasciato intendere, sebbene la scadenza teorica sia fissata al 2021. Data a partire dalla quale Diaz-Canel assumerà anche la guida del partito, come tradizione vuole. Intanto, nei discorsi che si sono tenuti all’Assemblea Nazionale dell’Avana, vecchio e nuovo leader hanno confermato che le riforme economiche nel Paese andranno avanti, senza alcuna indicazione di novità. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
I DISSIDENTI: “RIVOLUZIONE? È UN FANTOCCIO…”
Cuba, come è ben noto (forse non a tutti…) è una “repubblica” democratica almeno tanto quanto quella cinese: ebbene, dietro al governo istituzionale vi è da sempre una risma molto lunga di dissidenti divisi in due categorie. Quelli esiliati o scappati in giro per il mondo per non essere perseguitati in quanto semplicemente “non allineati” alla dittatura, oppure ancora peggio rinchiusi a marcire nelle carceri cubane de L’Havana. Bene, con la notizia dello storico cambio al vertice e l’arrivo di Diaz-Canel, i dissidenti come l’avranno presa? «Non ha niente a che fare con la volontà sovrana dei cittadini e costituisce solo un teatrino organizzato dalla famiglia Castro e dal gruppo di generali che detengono il potere nell’isola», così spiega l’elezione di Miguel Diaz-Canel alla presidenza cubana, Rosa Maria Payà dirigente dell’opposizione cubana e figlia di Owaldo Payà, noto dissidente e Premio Sakharov per i diritti umani nel 2002. Una tv di Miami – dove si trova esiliata per il solo fatto di essere figlia di uno storico dissidente – ha indicato che il castrismo, come altri regimi totalitari ed autoritari, «ha imparato che può giocare con le immagini ed usare i simboli del mondo libero, senza cambiare nulla e senza che i cittadini che sono sottoposti alla sua oppressione possano disporre dei loro diritti umani». Insomma, per la dirigente dissidente – e con lei anche altre voci fuori dal coro de L’Havana – il neo presidente è una sorta di fantoccio nelle mani della famiglia Castro: «non ha nessuna legittimità, perché non è stato scelto dai cittadini, e dunque la sua elezione non cambia nulla per gli oppositori», conclude la Payà. (agg. di Niccolò Magnani)
POLITICA ESTRA, “ORDINE MONDIALE È INGIUSTO”
Nel primo discorso da presidente, Miguel Diaz-Canel ha reso omaggio al suo predecessore, Raul Castro, garantendo che rimarrà «a capo della vanguardia rivoluzionaria» in quanto segretario del Pcc e «prenderà le principali decisioni per il presente e il futuro» di Cuba. Si è poi rivolto ai cubani che sono preoccupati, assicurando loro che possono contare sull’esperienza e la leadership del Pcc, sull’eredità del pensiero di Fidel Castro e l’esempio del fratello Raul. Nel discorso ha parlato anche della «attualizzazione del modello economico e sociale» di Cuba, evidenziato la necessità di «perfezionarne l’applicazione e correggerne gli errori, che spesso irritano la popolazione e seminano cinismo ed insoddisfazione», senza però scendere nei dettagli. Per quanto riguarda la politica estera, il nuovo leader cubano ha spiegato che resterà «inalterabile» in un «contesto internazionale segnato da un ordine mondiale ingiusto». Cuba non fa concessioni: «Mai cederemo i nostri principi in base a pressioni o minacce. Siamo sempre disposti a dialogare con tutti, a partire dal rispetto, dall’essere trattati come uguali», ha dichiarato Diaz-Canel. (agg. di Silvana Palazzo)
“LA RIVOLUZIONE CONTINUA, NO AL CAPITALISMO”
Miguel Diaz-Canel è il nuovo presidente di Cuba: lo ha eletto oggi l’Assemblea Nazionale. È il primo capo di Stato cubano nato dopo la Rivoluzione del 1959 e a non essere membro della famiglia Castro. Diaz-Canel era l’unico candidato: è stato votato da 603 dei 604 deputati del Parlamento unicamerale dell’Avana presenti. Il mandato è stato inaugurato con un discorso nel quale il nuovo presidente ha difeso la continuità della Rivoluzione comunista, restando fedele alla “generazione storica” dei dirigenti che presero parte alla guerra contro il regime di Fulgencio Batista. «Non c’è spazio per una transizione che comprometta l’eredità gloriosa della Rivoluzione», ha assicurato Diaz-Canel, ribadendo poi che «non c’è nessuno spazio per una restaurazione capitalista nell’isola». Il presidente cubano ha sottolineato che «solo il Partito Comunista può garantire la sicurezza e il benessere del popolo cubano». Il Parlamento ha anche approvato la nomina di Salvador Valdes a primo vicepresidente del governo per i prossimi cinque anni. (agg. di Silvana Palazzo)
CUBA, FINISCE UN’ERA: ORA SERVONO LE RIFORME
Non vi è ancora l’ufficialità, ma il quasi 58enne Diaz-Canel sarà il nuovo presidente di Cuba. Il braccio destro di Raul Castro, attuale vice-presidente, sarà il primo numero uno del paese da 60 anni a questa parte, non “castrista”. Molto scetticismo nei confronti di questa elezione, che secondo molti non cambierà di una virgola il paese nel centro America. In realtà Cuba ha bisogno di molte riforme, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, soprattutto dal punto di vista economico, a cominciare dall’assurda presenza della doppia moneta. Non molti infatti sanno che i cubani utilizzano il Cup per pagare i salari, e il Cuc che serve invece per l’acquisto di immobili e che viene riservato ai turisti. L’idea è quella di unificare le due valute, anche se non sarà semplice, per ovvi motivi. Inoltre, bisognerà ridare smalto al settore privato, altra impresa non semplice visto che il comunismo la fa da padrone in quella zona del mondo. I rapporti con gli Stati Uniti, sono tornati tesi dopo l’addio di Obama e l’arrivo di Trump, e ci sarà poi da fare i conti con tutte le aziende dello stato, altamente corrotte e inefficienti. Infine, la questione delle libertà politiche e della repressione dei dissidenti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FINISCE L’ERA CASTRO A CUBA
E’ terminato dopo sessanta anni il dominio Castro, prima Fidel e poi Raul, e Cuba è pronta a vivere una nuova fase della sua storia. Nelle scorse ore è stato nominato il nuovo presidente del Paese, il cinquantasettenne Miguel Diaz-Canel, attuale braccio destro di Raul Castro. E il fratello di Fidel non si farà comunque da parte, nonostante gli ottantasei anni: da segretario generale del partito comunista fino al 2021, vigilerà con grande interesse su questo periodo di transizione. Secondo quanto sottolinea Il Giornale, difficilmente ci sarà una svolta per Cuba nonostante il ricambio al potere: “resteranno le contraddizioni, la necessità di riforme urgenti che non arrivano, la fedeltà al modello comunista che schiaccia e porta indietro”, scrive Manila Alfano sulle colonne del quotidiano milanese.
CHI E’ MIGUEL DIAZ-CANEL
Basso profilo, riformista moderato nato dopo la rivoluzione: questo il breve ritratto di Miguel Diaz-Canel da La Stampa. Un low profile che ha alimentato l’enigma sulla sua figura, anche se in molti pensano che sia semplicemente uno strumento di Raul Castro, chiamato a garantire la continuità del regime. In realtà, i suoi principali sostenitori, pensano il contrario: che riesca attraverso il suo lavoro a rilanciare le riforme. Un cambio al regime, dopo sessanta anni di dominio dei Castro, che non trova però l’entusiasmo della gente: come sottolineato dal quotidiano torinese, i cubani sembrano indifferenti nonostante l’importanza storica del cambio alla guida del paese. Segretario del partito comunista nella provincia di Santa Clara, Miguel Diaz-Canel era un difensore dei diritti dei gay ed ha acquisito rilevanza nello scenario politico con la nomina di ministro dell’Istruzione. Riformista doc, sarà lui ad assumere la presidenza sotto la tutela di Raul: in realtà, secondo i ben informati, il vero leader ombra sarà suo figlio Alejandro…