La notizia dei “controdazi” della Cina nei confronti degli Stati Uniti nel settore dell’agroalimentare sta facendo discutere un po’ in tutto il mondo facendo parlare di inizio della guerra commerciale che potrebbe cambiare il volto dello scambio tra l’occidente e gli altri paesi. Una rapida occhiata ai dati diffusi dall’Office fo the United States Trade Rapresentative (l’ufficio del commercio americano) si intuisce subito come queste contromisure cinesi nella “guerra dei dazi” con gli Usa siano poco più che una mossa che costituisce un segnale politico e ben poco abbiano a incidere sulla politica neo protezionistica trumpiana. Secondo questo documento infatti, gli Stati Uniti esportano in Cina (che pure è il terzo più grande partner commerciale americano secondo i dati relativi al 2016, gli ultimi disponibili) per una cifra pari a 115.6 miliardi di dollari (stabili rispetto ai precedenti rilevamenti), mentre importano per 462.6 miliardi (cifra già in calo del 4.3% sull’anno precedente). Analizzando nel dettaglio le voci specifiche si nota come le voci più cospicue nell’esportazione non siano toccate dai dazi della Cina, che secondo quanto si apprende riguarderanno importazioni per 3 miliardi di dollari (frutta e carne di maiale) mentre non toccano i 15 miliardi di dollari spesi per compare aeroplani, i 12 per i macchinari elettrici, gli 11 per macchinari industriali e gli 11 per i veicoli. Lecito dunque leggere questi dati come una risposta più che altro formale fatta per non perdere prestigio agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, ma la Cina dovrà forse attendere gli sviluppi dei colloqui tra Usa e Nord Corea per capire quanto far pesare la propria potenza nei confronti degli Usa, potenza paradossalmente molto più finanziaria che produttiva (Agg. di Vittorio Crippa)



COLDIRETTI “BRINDA”: I DAZI CI AVVANTAGGERANNO

L’appello della Coldiretti dopo l’ennesimo capitolo della guerra sui dazi tra Cina e Usa “rischia” di vedere un buon vantaggio italiano da questa fratricida battaglia commerciale internazionale: secondo l’associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana nella guerra tra Usa e Cina è il Made in Italy del nostro vino a poter sfruttare la situazione. «Le esportazioni del nettare di bacco Made in Italy nel gigante asiatico hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro nel 2017, grazie all’aumento del 29% del 2017», riporta la Coldiretti su dati Istat prodotti proprio con l’entrata in vigore dei dazi cinesi contro i prodotti Usa tra cui, oltre a frutta e carne di maiale, troviamo proprio il vino. «Gli Stati Uniti – sottolinea ancora la Coldiretti – hanno esportato vino in Cina per un valore di 70 milioni di euro in aumento del 33% nel 2017 e si collocano al sesto posto nella lista dei maggiori fornitori, immediatamente dietro all’Italia»: per questo motivo è facile ritenere che i maggiori vantaggi di questa battaglia potrebbero andare ai nostri produttori vinicoli, un piccolo sorriso in una vasta preoccupazione per la situazione commerciale globale tra le due massime superpotenze economiche mondiali. La stessa Coldiretti, ammette «l’estendersi della guerra dei dazi tra i due giganti dell’economia mondiale ai prodotti agroalimentare apre scenari inediti e preoccupanti nel commercio mondiale anche con il rischio di anomali afflussi di prodotti sul mercato comunitario che potrebbero deprimere le quotazioni». 



GUERRA DAZI CINA-USA

La Cina lo aveva detto e lo ha fatto: con il primo giorno dopo la Pasqua scatta l’ufficialità dei dazi commerciali contro i rivali degli Stati Uniti che a loro volta avevano tassato e sanzionato Pechino per la guerra “dei brevetti” sui prodotti tecnologici. Ora arriva l’ufficialità con il Governo cinese che ha annunciato di voler imporre dazi su 128 categorie di prodotti americani inclusi i beni alimentari. Frutta, carne di maiale e tanto altro ancora per un complessivo di 3 miliardi di dollari che potrebbero “investire” gli Usa dopo la mossa protezionistica su acciaio e alluminio delle scorse settimane. Un attacco diretto a Donald Trump e alla sua aggressività in campo commerciale, dopo che nel recente viaggio da Xi Jinping invece era stato scongiurato, almeno per qualche tempo, ogni qualsivoglia attacco commerciale e “guerra sui dazi”. Così non è stato mantenuto e ora Pechino contrattacca: «invitiamo Washington a revocare le misure protettive che violano le regole del Wto e a riportare i rapporti bilaterali sui relativi prodotti alla normalità», afferma il governo di Pechino. Secondo quanto riporta Il Messaggero Economia, i calcoli del governo cinesi sono stati prodotti dopo i dati del Ministero delle Finanze: «si prevede una doppia serie di dazi: al 15% su 120 beni (tra cui la frutta come mele e mandorle), e al 25% su carne di maiale e derivati per un valore nel 2017 di 1,1 miliardi di dollari che fanno della Cina il terzo mercato Usa di riferimento».



LE PROSSIME MOSSE DI TRUMP

«Le misure decise dagli Usa contro acciaio e alluminio sono un abuso delle clausole di sicurezza» del Wto», spiega ancora il governo di Xi Jinping, infuriato per i dazi al 25% su prodotti acciaio e al 10% sul protezionismo. Trump aveva deciso di imporre sanzioni per la ben nota guerra commerciale già in corso (non solo contro la Cina, ma anche l’Ue ha i suoi problemi negli accordi con gli Usa di Trump, ndr) sui brevetti tecnologici che sarebbero stati rubati, secondo la Casa Bianca, dai manager cinesi. Lo scontro però è destinato a continuare e non solo per la dura risposta cinese in vigore da oggi: Trump ha annunciato di voler imporre altre misure fino a 60 miliardi di dollari su circa 1300 prodotti importati dalla Cina su tlc, hi-tech e aerospazio. I dettagli verranno resi noti a breve, ha annunciato su Twitter il presidente Donald Trump, ma nel frattempo si studia l’impatto che il nuovo capitolo di guerra commerciale tra Cina e Usa potrebbe avere per l’economia mondiale. Di certo, qualche accordo andrà trovato o ci ritroveremo nel giro di qualche mese con una situazione commerciale che ci ributterei indietro di 20-30 anni, non esattamente in una via di globalizzazione ormai avviata.