Nella già caotica situazione siriana si aggiunge ora un nuovo attore protagonista, la Francia. Macron ha infatti ricevuto a Parigi i rappresentanti delle Forze Democratiche Siriane in gran parte composte da curdi i quali, di loro iniziativa, hanno dichiarato che Parigi sarebbe pronta a mandare truppe per liberare Afrin dai turchi e restituirla a loro, ma anche a difendere Manbij, il prossimo obbiettivo turco nell’offensiva per spazzare via ogni presenza curda ai confini. Mentre Macron parla di voler farsi mediatore tra Turchia e curdi, Erdogan ha già fatto sapere che la Francia non deve permettersi di mettersi da mezzo, dato che i curdi sono considerati una organizzazione terroristica. Nel frattempo a sorpresa Trump annuncia il ritiro delle truppe americane in zona: “Lasciamo che siano altri ad occuparsene”. Che cosa sta veramente succedendo lo abbiamo chiesto a Marco Bertolini, già a capo del Comando Isaf in Afghanistan e comandante delle operazioni speciali in Libano, Somalia, Bosnia e Afghanistan.
Generale, cosa pensa di questa improvvisa decisione francese di intervenire in Siria?
Va detto che la Francia è molto spregiudicata in politica estera soprattutto in queste aree di crisi, e si sente libera di agire. E’ anche paradossale che la Francia critichi l’Italia quando proviamo ad avere contatti con i servizi siriani, mentre loro possono fare qualunque cosa. D’altro canto i francesi hanno truppe in Siria e Iraq già dal 2016 e hanno spesso sostenuto le forze curde.
La violenta offensiva turca contro i curdi ha fatto dire a Macron che è l’ora che qualcuno si muova in loro sostegno, è davvero così?
I curdi sono stati prima usati dagli americani per liberare dall’Isis e occupare il territorio sulla riva sinistra dell’Eufrate. Usati e tollerati anche dai turchi quando si trattava di occupare la provincia a nord di Aleppo per impedire ai siriani di liberarsi delle forze irregolari che si opponevano ad Assad. Ora sta cambiando tutto.
In che senso?
I curdi sono il nemico principale di Ankara, che è intenzionata a farli fuori del tutto dai confini. Dopo aver preso l’area di Afrin Erdogan minaccia di espandersi adesso verso est, in direzione di Manbij. Lì però ci sono gli americani.
Trump proprio in queste ore ha detto di aver intenzione di ritirare i suoi soldati, vuole lasciare i curdi nelle mani di Erdogan?
Può darsi che li ritirerà da quell’area della Siria, non credo che si ritireranno da tutta la Siria. Ci sono loro basi anche nell’area orientale e meridionale. La presenza americana continuerà, almeno in queste due zone, è troppo importante per loro tenere controllata e possibilmente chiusa la strada che da Damasco porta a Teheran. E’ possibile invece che lascino la zona curda per consentire ai turchi di fare i loro interessi senza il pericolo di arrivare a uno scontro.
In mezzo a tutto questo arriva Macron: che succederà?
I francesi sin da quando la Siria era un loro protettorato hanno sempre avuto interessi forti e voce in capitolo. Adesso Macron vuole proseguire una politica molto aggressiva in linea con una tradizione che vuole la Francia molto attiva. E’ una situazione pericolosa perché mette la Francia in rotta di collisione con la Turchia, due paesi della Nato, e la Turchia è già in rotta di collisione con gli Usa per l’appoggio dato ai curdi. E’ anche vero che è interesse della Francia ricavarsi un’area di influenza in una zona importantissima per gli equilibri mondiali del futuro.
Insomma, tutti si buttano sul “cadavere” della Siria per spartirsela?
Sì, ma qua si sta scherzando col fuoco. Russi e americani sono presenti e a rischio di scontrarsi, con le conseguenze che sappiamo e l’applicazione dell’articolo 5 della Nato che dice che se un paese membro è attaccato, tutti gli altri devono intervenire in suo sostegno. La cosa paradossale è che su quattro nazioni impegnate sul territorio tre sono alleate fra loro. Di fatto Turchia, Usa e Francia combattono su tre fronti diversi per i propri interessi.