In una giornata che, a suo modo, può essere considerata storica per l’ETA dopo il comunicato nel quale si chiede scusa alle famiglie delle vittime di anni di attentati perpetrati di fatto contro il governo centrale di Madrid, arriva la notizia che proprio oggi due ex terroristi baschi che da tempo erano reclusi in Francia sono stati consegnati alla Spagna. Gorka Palacios e Ugaitz Errazkin anno finito infatti di scontare le loro pene in due carceri transalpine e, avendo delle cause pendenti, sono stati riportati nel Paese iberico e, al momento, si troverebbero a Soto del Real. Dall’inizio dell’anno si tratta dell’undicesimo caso di detenuti che vengono consegnati da Parigi e, nel caso di Palacios ed Errazkin non si tratta di due terroristi qualunque, dato che sono stati sempre considerati tra i membri più attivi dell’ETA, oltre che tra coloro che vi hanno aderito da più tempo. Dal canto suo, Palacios è inoltre il primo membro dell’oramai ex organizzazione terroristica basca ad essere stato condannato dopo lo storico annuncio del 2010, quando fu dichiarato il “cessate il fuoco” preludio al definitivo addio all’attività armata dell’ottobre 2011. (agg. R. G. Flore)
FONTI DEL GOVERNO RAJOY, “VITTORIA STATO DI DIRITTO”
Il comunicato pubblicato quest’oggi sui quotidiani baschi Beria e Gara ha, come “l’addio alle armi” di qualche tempo fa, il sapore di una svolta epocale e la richiesta di perdono ai familiari delle centinaia di vittime negli ultimi 50 anni rappresenta l’ennesimo passo indietro dell’ETA; acronimo di Euskadi Ta Askatasuna (ovvero “Paese basco e libertà”). L’ammissione delle proprie colpe da parte dei vertici dell’oramai ex gruppo terroristico sta avendo notevole risalto sui media iberici e, anche se non proprio attraverso il premier Mariano Rajoy, ha portato anche fonti vicine al suo esecutivo a commentare il suddetto comunicato. Pur senza concedere molte aperture, infatti, l’entourage del premier spagnolo ha spiegato che “la richiesta di perdono dell’ETA mostra la forza dello stato di diritto che ha vinto sull’organizzazione terroristica con le armi della democrazia”. Inoltre, sempre da fonti governative si apprende che “è bene che l’organizzazione chieda scusa perché le vittime sono state decisive nella sua sconfitta, anche se avrebbe dovuto farlo da tempo, sinceramente e incondizionatamente per il danno fatto”. (agg. R. G. Flore)
ETA, “VOGLIAMO DIMOSTRARE RISPETTO PER I MORTI”
Un gesto profondamente significativo, ancor più dell’annuncio ufficiale dello scioglimento definitivo del gruppo terrorista basco che per circa mezzo secolo ha insanguinato la Spagna avvenuto solo poche settimane fa. Gli ex membri dell’Eta, l’organizzazione militare basca che ha combattuto per l’indipendenza del territorio che si trova parte in Spagna e parte in Francia, ha adesso chiesto ufficialmente perdono ai familiari delle vittime, circa mille, uccise nei lunghi decenni nel tentativo di creare una guerra civile. Che di fatto non c’è mai stata si trattava solo di un gruppo di terroristi malamente se non per nulla supportati dalla popolazione basca, sullo stile dei terroristi dell’Ira irlandese che combattevano per il distacco dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito. “Siamo consapevoli che durante questo lungo periodo di lotta armata abbiamo creato molto dolore, inclusi molti danni per i quali non esiste una soluzione. Vogliamo dimostrare rispetto per i morti, i feriti e le vittime causate dalle azioni dell’Eta. Ci scusiamo veramente” si legge oggi in un comunicato ufficiale pubblicato da un quotidiano locale.
LA RICHIESTA DI PERDONO
La richiesta di perdono è il primo e più consistente passo che si possa fare in casi come questi per la rinascita di una unità e riconciliazione a livello nazionale. Un esempio forte: non risulta ad esempio siano mai arrivate scuse ufficiali da quelle che erano le Brigate Rosse ad esempio, motivo per il quale in Italia non si è mai assistito a una riconciliazione nazionale. L’Eta, Euskadi Ta Askatasuna che in euskera, la lingua basca, significa “Patria basca e libertà”, fu fondata nel 1958 da un gruppo di militanti indipendentisti espulsi dal Partito nazionalista basco. Durante il regime franchista ai baschi non era permesso nemmeno l’uso della propria lingua, cosa che cambiò con l’arrivo della democrazia. Nonostante questo il gruppo terrorista fece strage di politici, poliziotti, imprenditori creando soprattutto negli anni 70 e 80 un clima di terrore in tutta la penisola iberica.