Il Presidente francese Macron e quello degli Stati Uniti Trump ieri hanno avuto modo di parlarsi a Washington in una visita ufficiale che precede di pochi giorni quella di Angela Merkel. I temi caldi sono stati ovviamente due: la situazione in Medio Oriente e le trattative sugli accordi commerciali tra Europa e Stati Uniti. In entrambi i casi il protagonista che non si vede è l’Unione europea.



La Francia è stato lo Stato europeo, escludiamo l’Inghilterra sulla via della Brexit, che più si è esposto negli ultimi bombardamenti in Siria. Sappiamo quale sia la politica estera francese e sappiamo che la Francia persegue con grandissima lucidità e perseveranza i propri obiettivi strategici. Sappiamo anche che questi obiettivi non solo non coincidono con quelli di altri Paesi membri, ma in molti casi sono chiaramente confliggenti. La guerra in Libia che ha visto gli stessi protagonisti di quella in Siria è stata fatta contro l’Italia e oggi è evidente il disappunto tedesco per il deteriorarsi dei rapporti con la Russia.



Se l’Unione europea scegliesse di seguire la Francia sulla strada dell’intervento in Siria o magari su un inasprimento delle sanzioni verso l’Iran o la Russia, per Italia non sarebbe neutrale e, in questo caso, nemmeno per la Germania. Gli interessi economici e finanziari francesi sono coerenti con le ultime scelte in politica estera, ma non è vero per tutti. Quando Macron e Trump parlano di Siria, è impossibile non chiedersi quale debba essere il ruolo dell’Unione europea visto che per come funziona oggi le vittorie dei singoli membri non aiutano l’unione.

Nel secondo tema, i rapporti commerciali, la questione è ancora più chiara. Trump ieri ha detto: “L’accordo con la Francia è complicato a causa dell’Unione europea; preferirei avere a che fare solamente con la Francia”. Trump si è lamentato della barriere commerciali dell’Unione europea, di un accordo commerciale ingiusto e di un deficit commerciale “inaccettabile”. Il deficit commerciale della Germania nei confronti degli Stati Uniti è quattro volte più grande di quello francese. È ovvio che le esigenze tedesche non siano le stesse della Francia e che le esportazione dalla Germania verso gli Stati Uniti non sono le stesse francesi. Decidere in quale senso vadano le trattative tra Unione europea e Stati Uniti non è indifferente per i Paesi membri.



Buona parte del problema, oltretutto, è attribuibile all’assenza di un marco tedesco; dietro l’Unione europea si nasconde la Germania con un cambio molto più basso di quello che dovrebbe avere. Il problema, in questo caso, è la natura profonda della struttura economica europea dal cambio alle politiche economiche. L’accordo che troverebbe la Francia con gli Stati Uniti probabilmente alla Germania andrebbe molto male.

Facciamo finta che l’Unione europea coincida con Francia e Germania: oggi la questione si riduce a quale accordo questi due stati troveranno e questo include sia la politica estera che le relazioni commerciali. Non è affatto chiaro se la Germania, che finora ha avuto tutto, accetterà di fare spazio alle ambizioni francesi e non è affatto chiaro se l’europeismo francese esista solo nella misura in cui l’Europa diventa un veicolo per gli interessi francesi.

Noi italiani invece non possiamo fare finta che l’Unione europea coincida con Francia e Germania. Il terzo Paese europeo oggi è scomparso dal radar. Quello che si dirà in questa settimana a Washington prima con Macron e poi con Merkel riguarda il nostro futuro più di dieci governi eppure di tutto questo non si parla. Il dibattito si riduce a Europa o non Europa e molto spesso con Europa si fa coincidere un’idea romantica dell’Unione europea che nei fatti non esiste. Francia e Germania perseguono i propri interessi e utilizzano il veicolo europeo come un mezzo; dovremmo cominciare a seguirli su questa strada il prima possibile. Gli interessi italiani non coincidono né con quelli francesi, né con quelli tedeschi.