Come vi abbiamo riportato, segnali di sblocco sul caso Alfie Evans: il padre, Tom Evans, ha detto di voler costruire un rapporto con l’Alder Hey Hospital di Liverpool, dopo aver chiesto a grande voce di poter portare il piccolo a casa. Il clima sembra dunque migliorato, con la situazione che potrebbe evolversi nelle prossime ore: l’Italia si è già detta a più riprese disponibile ad accogliere il bimbo al Bambino Gesù per riprendere le cure palliative e ieri, 26 aprile 2018, è arrivato anche il commento di Papa Francesco ad esortare un aiuto a Alfie. Nel frattempo, come sottolinea Avvenire, continuano le veglie fuori dall’ospedale di Liverpool ma non solo. In Italia sono state organizzate fiaccolate di preghiera, in particolare a Roma in piazza San Pietro, ma anche a Torino e a Modena. (Agg. Massimo Balsamo)



SEGNALI DI SBLOCCO

Il papà di Alfie Evans, Tom, ai microfoni di Tv2000, dopo essersi appellato a Papa Francesco, ha voluto rivolgere parole cariche di stima anche al nostro Paese. “Grazie Italia. Vi amiamo”, aveva detto, parlando anche a nome della moglie. “Alfie è una parte della famiglia italiana, è una parte dell’Italia. Noi apparteniamo all’Italia”, aveva aggiunto, in risposta all’ondata di solidarietà che il nostro Paese ha rivolto al caso. Intanto, nel pomeriggio di oggi, il padre del piccolo un incontro con i medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool per discutere sulla richiesta di portare a casa suo figlio. Ne ha dato notizia Avvenire.it spiegando come al termine dell’incontro Tom si sia detto propenso a costruire un rapporto con l’ospedale. L’uomo si è poi rivolto ai tanti sostenitori del figlio gravemente malato ha chiesto “di tornare alla loro vita di tutti i giorni” per permettere sia a lui che alla moglie Kate “di camminare sopra il ponte che intende costruire con l’ospedale”. Il clima, dunque, sembra essersi in parte rasserenato dopo una fase di stallo che aveva aumentato, per quanto possibile, il già immenso dolore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



RETROMARCIA DOPO L’ATTACCO ALL’OSPEDALE

Dopo averli duramente attaccati, i genitori di Alfie Evans hanno annunciato che lavoreranno con i medici di Liverpool per garantire «dignità e comfort di cui ha bisogno» il bambino. In particolare, Tom Evans, padre del piccolo Alfie, ha spiegato che intende «allacciare un rapporto, costruire un ponte» con l’ospedale dove è ricoverato il bimbo. Lo riportato i media britannici. Intanto l’investigatore privato Krzysztof Rutkowski si è offerto di aiutare la famiglia. «Vogliamo salvare il bambino e aiutare la sua famiglia a trovare una soluzione giuridica al problema. Questo è un caso complicato, ma credo che possiamo indirettamente o direttamente influenzare le autorità e i responsabili dell’ospedale. Dobbiamo fare tutto il possibile», ha dichiarato su Facebook. Rutkowski nel 2011 riuscì a rimpatriare una bambina polacca di nove anni che era in custodia in Norvegia. (agg. di Silvana Palazzo)



“È IN OSTAGGIO, PAPA VENGA A LIVERPOOL”

I genitori di Alfie Evans vogliono portare il piccolo a casa, dopo l’ultimo no della Corte d’Appello di Londra ad un trasferimento in Italia. Oggi incontreranno i medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool, ma intanto lanciano un nuovo appello al Papa. «Gli chiedo di venire qui per rendersi conto di cosa sta accadendo. Venga a vedere come mio figlio è ostaggio di questo ospedale. È ingiusto quello che stiamo subendo», ha dichiarato Tom Evans in un’intervista a Tv2000. L’uomo ha ringraziato l’Italia «per la solidarietà e il supporto ricevuti in questi giorni», assicurando che continueranno a lottare per il bambino. Qualche ora prima ha parlato davanti all’ospedale spiegando che Alfie, affetto da una rara malattia neurodegenerativa, non ha più bisogno di essere in terapia intensiva e che continua a respirare «senza deterioramento» delle sue condizioni, anche se stamane è apparso «un po’ debole» e non si è svegliato. «Alcuni dicono che sia un miracolo, ma non è un miracolo, è stata una diagnosi sbagliata», ha proseguito il papà di Alfie. Sulle condizioni del figlio ha ripetuto che Alfie sta «sta ancora lottando», con il battito cardiaco stabile. (agg. di Silvana Palazzo)

L’AEREO PER FARLO ARRIVARE IN ITALIA È SEMPRE PRONTO…

Niente da fare, Alfie Evans, il piccolo bambino affetto da una grave malattia neurodegenerativa, non potrà curarsi in Italia. La Corte d’Appello britannica ha respinto l’ultimo ricorso dei genitori, ma l’aereo per farlo volare a Roma è sempre pronto. «Noi siamo pronti, l’aereo è a Ciampino con i medici a bordo – ha spiegato nelle scorse ore ai microfoni di Tg2000, Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambino Gesù, della capitale – l’ambasciata italiana in Inghilterra sta anche cercando un’ambulanza per il trasporto dall’ospedale all’aeroporto. L’aereo, lo ripeto, è a Ciampino pronto a decollare. I medici e le attrezzature ci sono. L’equipe è pronta. Fino a quando non mi diranno che tutto è finito continuerò a sperare ma mentre spero allo stesso tempo penso che non ce la faremo, non vogliono». Ricordiamo che ad Alfie è stata concessa la cittadinanza italiana, un provvedimento straordinario dello stato proprio per agevolare il trasferimento, ma a tutt’oggi l’ipotesi di uno sbarco sul suolo del Bel Paese resta ancora molto remota. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“VOGLIAMO RIPORTARLO A CASA”

I genitori del piccolo Alfie Evans, bambino afflitto da una malattia rara, attualmente ricoverato a Liverpool, sono pronti a riportare a casa il proprio bimbo. Dopo che la Corte d’Appello di Londra ha rigettato ieri la possibilità di un trasferimento in Italia (Roma e Genova si erano offerte) al padre e la madre di Alfie non resta che accompagnarlo nella propria abitazione. Oggi ci sarà un incontro con i medici dell’Alder Hey Hospital, e il padre Tom ha spiegato a riguardo: «Ci è stato rifiutato di andare in Italia, purtroppo – le parole riportate da TgCom24 – oggi ci sarà un incontro con i dottori dell’Alder Hey: noi ora cominciamo a chiedere di portarlo a casa. Tutto ciò che chiediamo ai medici è che questo incontro sia positivo e che Alfie possa tornare a casa… entro un giorno o due. Se poi l’incontro non andrà bene, torneremo in tribunale».

“ALFIE STA ANCORA LOTTANDO”

I genitori del bambino malato sono pronti a fare causa a tre medici della struttura ospedaliera di Liverpool per cospirazione finalizzata all’omicidio, e avrebbero già contattato degli investigatori privati. Secondo Tom Evans, vi sarebbe infatti una grave responsabilità dei dottori che hanno curato Alfie: «Non ha più bisogno di terapie intensive, ormai – ha proseguito il padre – è steso nel lettino con un litro di ossigeno che gli entra nei polmoni (dalle bombole portatili) e per il resto respira da sé. Alcuni dicono che sia un miracolo, ma non è un miracolo, è stata una diagnosi sbagliata». Alfie è da tre giorni staccato dalla ventilazione assistita, sta respirando da solo e non sta soffrendo. Nonostante le parole del giudice della Corte d’Appello («Alfie sta morendo»), la famiglia la pensa diversamente: «Alfie sta ancora lottando – chiosa Tom – appare tranquillo e contento, con il battito cardiaco stabile. I medici dell’Alder Hey, si sono sbagliati».