Resta grave la situazione nella striscia di Gaza, soprattutto per la durata degli scontri. Da quando sono infatti iniziate le manifestazioni e le proteste nell’ambito dell’anniversario della “Marcia del Ritorno” da parte dei palestinesi, si sono contati diversi morti e migliaia di feriti. Soprattutto, si è arrivati al quinto venerdì consecutivo di scontri, il che lascia purtroppo presagire come la situazione sia lontana da una risoluzione, nonstante le pressioni crescenti degli osservatori internazionali. E da parte di Amnesty International, viste le violazioni dei diritti umani ormai rilevate a Gaza in maniera inquietantemente abbondante, c’è la proposta di far partire un vero e proprio embargo delle armi nei confronti di Israele, in modo da convincere Israele a scegliere una soluzione non violenta per provare a sedare le proteste. (agg. di Fabio Belli)



ALMENO 350 FERITI

Non sembra aver fine nella Striscia di Gaza, lungo il confine con lo stato d’Israele, la spirale di violenza tra i manifestanti palestinesi e l’esercito di Gerusalemme: in occasione del quinto venerdì di fila in cui viene celebrata la cosiddetta “Marcia del ritorno”, tre persone sono rimaste uccise nei pressi della famigerata barriera difensiva mentre se alcune ore fa fonti di stampa locali parlavano di un centinaio di manifestanti feriti, adesso purtroppo le ultime stime devono essere aggiornate al rialzi e si parlerebbe di almeno 350 persone. L’ennesima giornata calda andata in scena lungo il confine tra la Striscia e lo stato ebraico ha avuto origine dalla manifestazione palestinese che anche stavolta aveva l’appoggio di Hamas e, come i venerdì precedenti, è un modo di ricordare la “nakba”, ovvero quella che per la gente del luogo è l’evento tragico della fondazione di Israele. Il sangue ha cominciato a scorrere quando qualcuno ha provato a scavalcare uno dei valichi di frontiera e appiccando degli incendi: secondo il portavoce dell’esercito israeliano, dei facinorosi avrebbero lanciato anche ordigni esplosivi ma, sull’altro fronte, si contesta questa ricostruzione dei fatti e si parla di esagerato ricorso all’uso della forza nei confronti dei manifestanti, tanto che gli osservatori dell’Organizzazione per i Diritti Umani dell’ONU hanno ravvisato anche in questa manifestazione (capace di richiamare a raccolta oltre 10mila partecipanti) episodi di violenza ingiustificati da parte dei militari di Gerusalemme. (agg. R. G. Flore)



PROTESTE CONTRO ISRAELE, 168 FERITI

Un manifestante palestinese è morto per le ferite alla testa riportate durante gli scontri a est di Gaza. Lo riferiscono fonti locali e media palestinesi che citano il ministero della Salute della Striscia. Per il quinto venerdì di fila migliaia di palestinesi hanno manifestato contro l’occupazione israeliana, ma le proteste sembrano meno vigorose rispetto alle prime settimane alla barriera difensiva tra Gaza e lo stato ebraico. Eppure si parla di un morto e di un bilancio di 168 persone ferite. Nelle quattro giornate di proteste delle scorse settimane invece erano morte oltre quaranta persone. Quella di oggi è la quinta “Marcia del ritorno” appoggiata da Hamas. Iniziative analoghe andranno avanti, ogni venerdì, fino al 15 maggio, giorno nel quale i palestinesi ricordano la “Nakba”, la “Catastrofe” della nascita dello stato di Israele. Israele ha più volte ammonito a non avvicinarsi alla barriera difensiva, a non provare a danneggiarla e a non entrare nel territorio dello Stato ebraico.



STRISCIA DI GAZA, UN MANIFESTANTE PALESTINESE MORTO

La Striscia di Gaza sta per «esplodere»: in questi termini parla Nikolai Mladenov, dal 2015 inviato speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente. «La comunità internazionale deve fare tutto il possibile per evitare un nuovo conflitto di larga scala tra Israele e i palestinesi», ha aggiunto Mladenov. Il pericolo di un nuovo conflitto è alto: «Le vecchie ferite continuano a sanguinare e ad estendersi mentre noi qui discutiamo, rendendo sempre più probabile una nuova guerra. Quello che sta accadendo a Gaza è una ingiustizia con cui nessun uomo, nessuna donna e nessun bambino dovrebbe fare i conti». Oggi, venerdì 27 aprile 2018, è arrivata inoltre la condanna delle Nazioni unite per l’eccessivo uso della forza nella Striscia da parte di Israele, secondo cui dei 40 morti finora registrati l’80% faceva parte di gruppi terroristici.