Un bombardamento così violento da causare un sisma di magnitudo 2.6, quello effettuato su basi militari missilistiche del regime siriano nei pressi delle città di Hama e di Aleppo, che secondo fonti siriane avrebbe distrutto circa 200 missili e ucciso una cinquantina di soldati, tra cui molti consiglieri militari iraniani. Tehran ha smentito che ci siano state vittime, ma resta il fatto che nessuno ha rivendicato l’attacco. Secondo alcune fonti i missili sarebbero arrivati da basi inglesi e americane in Giordania, ma tutti i sospetti sono su Israele, autore già in passato di attacchi alle spalle della Siria mirati verso le milizie iraniane in Siria. (Agg. Paolo Vites)
I SOSPETTI SU ISRAELE
Sarebbero stati 9, in tutto, i missili balistici lanciati la scorsa notte nell’ambito degli attacchi che hanno riguardato le basi militari di Hama ed Aleppo, in Siria, provocando la morte di 40 persone ed il ferimento di altre 60. Ancora giallo, però, sulla paternità dell’attacco: non si esclude tuttavia che possa essere il frutto di un probabile raid di Israele, sebbene i media governativi accusino fortemente Usa e Gran Bretagna. I sospetti su Israele sorgono dopo i precedenti attacchi dello scorso 9 aprile e lo stesso paese, come rammenta Il Secolo XIX, in diverse occasioni aveva fatto sapere la sua intenzione di colpire le installazioni militari iraniane, in particolare quelle con missili e droni d’attacco. La forte esplosione provocata dall’attacco avrebbe addirittura provocato una scossa sismica di magnitudo 2.6 della scala Richter. Sebbene Israele non abbia confermato il raid, i suoi dirigenti proseguono nel lanciare moniti all’Iran. Solo ieri, il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha avvertito che “se qualcuno pensa di poter lanciare missili, attaccare Israele o anche i nostri aerei, non c’è dubbio che risponderemo e risponderemo con molta forza, anche se non vogliano interferire con la politica interna siriana o attaccare la Russia”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
POMPEO, “CHIARA POSIZIONE USA”
Mike Pompeo, nuovo Segretario di Stato scelto da Trump, è giunto questa mattina in visita ufficiale in Giordania, tra i maggiori alleati di Trump nel Medio Oriente. Ha ribadito quali sono le tre posizioni forti e “chiare” degli Stati Uniti nei confronti del conflitto in Siria: «Sconfiggere definitivamente l’Isis, impedire l’uso di armi chimiche e prevenire l’espansione della presenza militare iraniana». Proprio questo ultimo punto potrebbe rilevare la responsabilità (o il via libera per Israele) degli Usa nel fitto attacco di missili contro le basi militari di Hama e Aleppo che hanno creato purtroppo 40 morti questa mattina. Secondo l’agenzia iraniana ISNA, sono anche 60 i feriti al momento rilevati negli attacchi di “missili nemici” contro le basi di Assad gestite dall’esercito iraniano. Secondo i media ufficiali siriani gli attacchi sono partiti da basi britanniche e statunitensi nel nord della Giordania e durante le operazioni sono stati lanciati 9 missili balistici, ma è Israele ad essere in realtà il primo “sospettato” di aver approfittato della confusione generale per sferrare l’attacco (anzi, di continuarlo) contro la possibilità che un’asse Damasco-Teheran riesca ad avere un canale importante sul Mediterraneo, come spieghiamo appena qui sotto. Da Amman intanto, Pompeo non conferma nulla sull’attacco di questa mattina e rilancia, «La posizione degli Usa in Siria è chiara, il nostro governo rimane intenzionato a far rispettare una zona di de-escalation concordata lo scorso anno con Russia, Siria e Giordania, nella regione di Deraa, a ridosso dei confini giordani», conferma il Segretario di Stato Usa. (agg. di Niccolò Magnani)
I MISSILI SONO DI ISRAELE?
Sarebbero in tutto 26 i miliziani iraniani rimasti uccisi nell’attacco missilistico di questa notte tra cui 4 soldati siriani a un deposito di armi per missili terra-terra nella base nota come Brigata 47 a pochi chilometri dalla città di Hama. L’obbiettivo, una base missilistica gestita da miliziani iraniani, toglierebbe ogni dubbio su chi sia l’autore dell’attacco proditorio, e cioè Israele, che dall’inizio della guerra siriana bombarda continuamente le basi Hezbollah e iraniane presenti in Siria in aiuto del governo di Assad. Attacchi “alle spalle” approfittando della confusione siriana che nessun paese occidentale ha mai criticato, anzi, ha incoraggiato. Obbiettivo comune infatti di israeliani e nazioni occidentali è quello di impedire che l’Iran apra una via di collegamento al Mediterraneo attraverso la Siria, cosa che farebbe sentire Gerusalemme minacciata dal suo storico nemico. Tutto questo mentre i miliziani iraniani da anni fanno “il lavoro sporco” di combattere le forze jihadiste e dell’Isis al posto di Israele e occidente. (Agg. Paolo Vites)
GUERRA IN SIRIA
Sarebbero stati dei “missili nemici” a colpire alcune basi militari in Siria, nei pressi di Hama e Aleppo, nella zona centro e nord occidentale del Paese. Numerose le vittime, almeno 26, sebbene il numero sia destinato a crescere vertiginosamente. Come spiega Il Post citando il giornale libanese Al Akhbar, nelle basi colpite dai missili c’erano non solo soldati siriani ma anche membri delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Secondo alcuni analisti, una delle basi colpite, quella di Taqsis, sarebbe preposta alla fabbricazione di missili balistici, creata dal regime di Assad con l’aiuto della Corea del Nord. Le 26 vittime sarebbero state confermate non solo dall’Osservatorio siriano per i diritti umani ma anche da una fonte dell’intelligence citata da Reuters ma che ha preferito restare anonima, mentre un’agenzia di stampa iraniana ha confermato i 18 soldati iraniani rimasti uccisi. Repubblica.it parla attualmente di almeno 38 vittime. Ancora giallo sull’autore degli attacchi: c’è chi accusa gli Usa e il Regno Unito e chi invece Israele. Secondo quanto riferito dal regime siriano di Bashar al Assad, gli attacchi avvenuti ieri sera sono certamente attribuibili a “missili nemici”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Another video of the huge explosion at 46 Brigade arms depot in #Hama, rumours of Israeli Strikes, could be sabotage as well. pic.twitter.com/ZnmYUTq4W7
— Danny Makki (@Dannymakkisyria) 29 aprile 2018
MISSILI IN SIRIA, OLTRE 26 MORTI
Non si fermano i bombardamenti in Siria, dove nella notte non sono mancati nuovi attacchi missilistici che hanno centrato le postazioni militari nel nord del Paese. Il bilancio è gravissimo: si parla attualmente di almeno 40 vittime e 60 feriti. A darne notizia oggi, come spiega il portale TgCom24 è stata l’agenzia di stampa iraniana Isna, che ha spiegato come tra le persone morte sotto gli attacchi ci siano almeno 18 iraniani. I bersagli principali dei missili sono state le basi militari ad Hama e Aleppo e stando a quanto riferito dai media locali, gli attacchi sarebbero partiti da vasi britanniche e americane, nel nord della Giordania. Il nuovo attacco missilistico arriva in questa fine di aprile terribile. Un mese che si era già aperto sotto il fuoco in seguito ad un raid contro una base aerea tra le città di Homs e Palmira e che aveva provocato circa 14 vittime, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Anche in questo caso era stata evidenziata la presenza di combattenti iraniani tra i morti. In quell’occasione, Mosca in primis ma anche Damasco e Teheran avevano accusato Israele, notizia confermata anche dalla tv di Stato siriana secondo la quale a condurre quell’attacco erano stati proprio dei caccia israeliani. Il Paese accusato, tuttavia, non aveva mai confermato né smentito.
MISSILI IN SIRIA: PROBABILE ATTACCO DA ISRAELE
Ad annunciare oggi i nuovi attacchi missilistici contro “posizioni militari” del regime siriano tra le province di Hama ed Aleppo è stata anche l’agenzia di stampa Sana. Come spiega Askanews, non sarebbero ancora stati identificati gli autori della nuova aggressione. Incerto anche il numero delle vittime in quanto l’Osservatorio per i diritti umani in Siria parla di almeno 26 combattenti del regime che sarebbero rimasti uccisi dai missili. Lo stesso osservatorio ha aggiunto che i bombardamenti sarebbero “probabilmente israeliani”. Le medesime accuse, cioè, rivolte all’inizio del mese in occasione degli attacchi in Siria del 9 aprile scorso. Qualche giorno dopo quell’attacco, il 14 aprile, tramite un’operazione militare congiunta Usa-Francia-Gran Bretagna portò a nuovi attacchi contro alcune posizioni del regime come rappresaglia in seguito al presunto attacco chimico sulla città di Douma, nella Ghouta orientale.