“La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina è in piena azione e non si vede la fine. Prima sono state introdotte tariffe sull’import dell’acciaio con un impatto minimo, poi l’amministrazione Trump ha alzato ulteriormente la posta, imponendo altri 50 miliardi di tariffe. La Cina, a questo punto, ha cercato di reagire, ma con effetti limitati, introducendo dazi per un valore di tre miliardi. Immediatamente gli Usa hanno di nuovo risposto con tariffe sulle importazioni cinesi di prodotti tecnologici, come i televisori a schermo piatto, il cui obiettivo è colpire la strategia cinese che mira a migliorare il proprio livello di dotazioni tecnologiche entro il 2025. E la risposta di Pechino non si è fatta attendere: dopo poche ore la Cina ha imposto nuovi dazi su auto e soia, che colpiscono l’export americano”. Francesco Sisci, editorialista del quotidiano Asia Times, sintetizza così il livello crescente delle schermaglie commerciali tra Usa e Cina.



Il gioco delle ripicche commerciali continuerà ancora?

Al momento non si vede la fine. Anzi, il capo di Stato maggiore dell’esercito cinese, in visita a Mosca, ha dichiarato che tutto questo è un segnale agli Usa.

Questa guerra commerciale avrà riflessi anche sul resto dell’Estremo Oriente?

Sì. Come ha spiegato il Nikkei, il maggior quotidiano economico giapponese, le promesse di investimenti cinesi nelle Filippine non si sono ancora materializzate. Le Filippine di Rodrigo Duterte avevano compiuto un’inversione a U sulla questione del Mar Cinese Meridionale, dove c’è un confine conteso proprio con la Cina. In sostanza, Manila ha fatto capire di essere disponibile a fare un passo indietro sul nodo dei confini a patto che Pechino torni a investire nelle Filippine sulle infrastrutture.



Qual è il messaggio veicolato attraverso il quotidiano giapponese?

Semplice: la Cina non è in grado di mantenere i suoi impegni negli investimenti.

Insomma, la Cina è nel mirino nel momento in cui il nodo Corea del Nord sembra aver trovato una possibile evoluzione?

A dispetto del vertice tra Xi Jinping e Kim Jong-un e del prossimo tra le due Coree, che indicano una luce in fondo al tunnel delle tensioni in Nord Corea, ora la tensione intorno alla Cina aumenta su altri fronti.

Come se ne esce?

Una possibile soluzione richiederebbe maggiore calma e voglia di fare un passo indietro, ben sapendo che sia Stati Uniti che Cina non vogliono apparire come sconfitti. Ma per ora non si vede nulla in questo senso e le tensioni rischiano di aggravarsi velocemente.



Gli attriti potrebbero coinvolgere anche l’Europa?

In questa tensione anche l’Europa è destinata a essere risucchiata. E pure le nostre vicende interne rischiano di essere rapidamente seppellite, sacrificate sull’altare della grande stabilità del fronte europeo davanti alle enormi tensioni che scuotono l’Asia.

In questo scenario la Chiesa che ruolo potrebbe giocare?

In tutto questo il ruolo della Chiesa potrebbe essere molto importante e suscita grande attenzione, a livello internazionale, il ventilato accordo, che sembra sul punto di essere siglato, tra la Santa Sede e la Cina.

(Marco Biscella)