Sale esponenzialmente la tensione in Siria, col presidente degli Stati Uniti Donald Trump che si è preso “48 ore per prendere definitivamente decisioni difficili, perché atrocità come quelle avvenute in Duma non possono essere tollerate.” Questo è quanto trapelato da fonti diplomatiche Usa, con Trump che ha affermato di voler valutare un intervento americano alla luce di quello che sarebbe stato l’uso di armi chimiche nel conflitto siriano, nonostante la Russia abbia cercato di smorzare le tensioni e i potenziali rischi di un intervento militare Usa nella zona, che potrebbe avere conseguenze imprevedibili. “Tutti dovranno pagare un prezzo”, ha affermato Washington che sembra aver già incassato il consenso della Francia in merito a queste azioni da intraprendere. (agg. di Fabio Belli)



AZIONI DISTINTE NEGLI ULTIMI 2 GIORNI

Sembrano sempre meno implicate tra loro le due azioni avvenute in Siria nelle ultime 48 ore: l’attacco chimico nella Ghuota est alle porte di Damasco pare essere di paternità di Assad (che però smentisce l’uso di bombe al cloro, ndr) mentre i raid missilistici sulla base siriana di Homs potrebbero non essere una risposta diretta degli Usa o di Israele contro il governo di Damasco come “punizione” per quanto avvenuto nella città dei ribelli di Duma. Al momento non si hanno certezze granitiche ma l’unica altra volta in cui fu compiuta dagli Usa un’azione del genere – era l’aprile 2017 e Trump mandò dei missili contro un base siriana (avvertendo prima i russi di allontanarsi dalla zona) – venne poi rivendicata e anzi venne riempito di elogi dalla comunità internazionale per aver attaccato Damasco dopo un presunto attacco chimico contro civili. Questa volta Trump ha subito detto di non c’entrare nulla con il raid e nello stesso momento il Cremlino ha avanzato l’accusa contro l’esercito israeliano che potrebbe aver così continuato la sua azione di offensiva contro le forze iraniane-siriane, non la prima durante questi lunghi anni di guerra in Siria. Alleato degli Usa, Tel Aviv è intervenuto in più di un’occasione per finanziare «gruppi siriani ribelli al di là del suo confine per assicurarsi che i territori sotto il loro controllo non venissero conquistati dallo Stato Islamico (o ISIS) e soprattutto delle milizie sciite vicine all’Iran», spiega il Post ricostruendo l’intero “mistero” sui raid a Homs. Nel frattempo torna a parlare il presidente Usa e sul caso della Ghuta rilancia «verranno prese importanti decisioni nelle prossime 24-48 ore dopo le atrocità intollerabili accadute a Douma», come sempre scrivendolo su Twitter e lasciando non pochi dubbi su cosa potrebbe avere in mente la Casa Bianca. Da ultimo, il governo di Vladimir Putin manda un altro messaggio a Trump e a tutto l’Occidente: «non abbiamo trovato tracce di cloro o di altre sostanze chimiche usate contro i civili», spiega il ministro degli Esteri Lavrov. (agg. di Niccolò Magnani)



RAID HOMS, USA: “NON SIAMO STATI NOI”

Gli Stati Uniti d’America smentiscono ogni possibile coinvolgimento nel raid avvenuto stamane contro la base siriana governativa ad Homs: nonostante le accuse del governo di Damasco e del Cremlino, il Pentagono rilancia «nessun attacco aereo sulla Siria coinvolge gli Stati Uniti. Seguiamo la situazione da vicino», mentre qualche ora prima James Mattis (segretario alla Difesa Usa) aveva spiegato di «non escludere nulla rispetto all’ipotesi di un’azione militare contro il regime di Assad» dopo il presunto attacco chimico a Duma. Putin prosegue nel sostenere che i caccia di Israele avrebbero attaccato, su probabile asse comune con gli States, la base di Homs uccidendo anche alcuni soldati iraniani presenti. Stamane Putin ha sentito al telefono Erdogan dopo il vertice avvenuto la scorsa settimana con il presidente iraniano Hassan Rohani ed è molto probabile che possano aver trattato tanto la vicenda del raid quanto il presunto attacco al cloro nella città dei ribelli anti-Assad. Gli Stati Uniti di Trump nel frattempo attendono l’insediamento ufficiale di John Bolton, fedelissimo del Presidente, al posto del generale McMaster come nuovo consigliere alla sicurezza nazionale: sarà interessante vedere i primi decreti e prese di posizione rispetto alla intricatissima vicenda in Medio Oriente, dalla Siria fino all’Iran e ovviamente nei rapporti con israele. (agg. di Niccolò Magnani)



RAID CONTRO BASE SIRIANA: RISPOSTA ALL’ATTACCO DI DUMA?

Potrebbe essere la prima reazione e risposta al durissimo attacco probabilmente chimico (ma ancora non ci sono le conferme, lo ribadiamo) avvenuto ieri a Duma: si tratta dei missili lanciati contro una base siriana ad Homs che subito fanno pensare ad una possibile controffensiva dell’Occidente contro il regime di Assad e i suoi alleati iraniani. Stando ai media siriani, sono circa 12 le vittime nel raid missilistico contro la base T-4 con alcuni morti anche tra l’esercito iraniano. Poche ore fa c’era stata la condanna di Usa e Francia all’attacco siriano nella Ghouta est e avevano promesso una dura reazione contro Assad: immediato il pensiero che quesi missili possano essere di origine americana, anche se Damasco assieme al governo alleato di Vladimir Putin vedono una possibile altra origine (anch’essa comunque alleata di Trump, ndr). «Sono stati due aerei F-15 israeliani che avrebbero lanciato otto missili guidati partiti dal Libano», spiegano fonti russe riportate dal Sole 24 ore. Israele e gli Stati Uniti, resi dai media siriani e iraniani come i possibili responsabili di una “vendetta” dopo l’attacco chimico di Duma, dove Assad e Teheran si dicono del tutto innocenti. Il caos internazionale è servito, con la Germania che tramite un portavoce del governo Merkel fa sapere «ferma condanna del presunto attacco chimico», dimostrando come l’Occidente abbia preso una parte piuttosto decisa nella contesa, del tutto contro il governo siriano di Bashar al-Assad. (agg. di Niccolò Magnani)

CONDANNA USA-FRANCIA CONTRO ASSAD

La narrazione di quegli attimi terribili viene riportata dal report dei Caschi Bianchi – ong umanitaria vicina ai ribelli della Ghouta est – e rappresenta un pugno allo stomaco difficile da concepire, se fosse realmente confermato (Damasco e Teheran infatti continuano a ritenere le accuse di un attacco chimico un sostanziale complotto dei ribelli e delle forze internazionali anti-Assad). Edifici e bunker a Duma sono stati attaccati e martellati per 24 ore consecutive, con la gente che si è nascosta nelle cantine per evitare di rimanere vittima del fuoco dal cielo; è a quel punto che, pare,  siano stati sganciati alcuni barili bomba forse riempiti di cloro che hanno devastato due palazzi pieni zeppi di sfollati. Come è noto, il cloro è più pesante dell’aria e dunque satura gli ambienti sotto il livello del suolo: per questo motivo nelle cantine sovraffollate e senza finestra la strage è stata immediata con almeno 100 morti. Ora non resta che capire se le notizie e le immagini diffuse siano realmente imputabili al raid di Damasco (Assad è e resta un dittatore, ma nel passato molte volte è stato accusato di crimini che non aveva commesso, dunque i dubbi ogni volta si ampliano sempre di più): Trump e Macron si dicono certi delle colpe del regime anti-Occidente e condannano il gesto dopo una telefonata comune avvenuta ieri sera. «Condannato fortemente l’orribile attacco con armi chimiche in Siria e hanno concordato che il regime di Assad deve essere chiamato a rispondere per i suoi continui abusi dei diritti umani», spiega la Casa Bianca riferendo una telefonata tra i due leader, in attesa di prese di posizioni dell’Onu. (agg. di Niccolò Magnani) 

TRUMP, “ASSAD È UN ANIMALE”

Nel giorno in cui l’attacco a Duma mette a serio rischio le prossime settimane di “trattative” tra il governo di Damasco e i ribelli della Ghouta est, il governo americano al Pentagono studia la possibilità di un ritiro serrato di tutte le truppe dalla Siria e dal Medio Oriente: ne dà notizia il Sole 24 ore che riporta le voci dei media Usa riguardo al progetto clamoroso di Trump. Il presidente vorrebbe uscire dall’estremo pantano limitando i “danni” sullo scacchiere internazionale, un cambio di rotta deciso rispetto alle precedenti presidenze della Casa Bianca; «Dopo aver eliminato l’Isis dalla circolazione usciremo dalla Siria, sembra, molto presto», lo diceva lo stesso Trump a fine marzo e ora pare essere convinto nel passare all’azione. Intanto oggi, dopo l’attacco dell’esercito siriano, il tycoon ha preso la sua arma principale – Twitter – e ha sparato la sua accusa, «Se il presidente Obama avesse varcato la sua dichiarata linea rossa (scritta, ndr) sulla sabbia, il disastro siriano sarebbe finito molto tempo fa! L’animale Assad sarebbe stato storia!». Non solo, secondo Trump la Russia e l’Iran sarebbero responsabili di questi ultimi attacchi compiuti «da quell’animale che è Assad». Nel frattempo, una ong sanitaria che agisce in Siria da anni – la Sams (Syrian American Medical Society) ha rilasciato un durissimo comunicato in cui accusa il governo di Damasco di attacco ignobile e chimico: «in oltre 500 casi, in maggior parte donne e bambini, si presentano sintomi di una esposizione ad un agente chimico». (agg. di Niccolò Magnani)

I SOSPETTI DELLA TURCHIA SU DAMASCO

Sono soprattutto donne e bambini le vittime del sospetto attacco chimico a Duma e che ha portato all’uccisione di almeno 100 persone alle porte di Damasco. Le ultime notizie dell’Ansa parlano della resa da parte dei miliziani siriani asserragliati a est di Damasco e che saranno deportati nel nord della Siria assieme ai loro familiari. Altri civili di Ghuta, invece, si consegneranno alle autorità governative. Intanto, i sospetti di un attacco chimico si fanno sempre più forti ed anche la Turchia ha condannato con forza quanto avvenuto contro la città ribelle di Douma nella Ghouta Est. Ankara, come spiega AskaNews, ha aggiunto che sospetta “con forza” il regime siriano di essere responsabile ed in una nota il ministero degli affari esteri turco ha commentato, in merito: “Condanniamo con vigore l’attacco e sospettiamo con forza che sia stato effettuato dal regime (di Bashar al Assad), i cui precedenti in materia di ricorso alle armi chimiche sono noti alla comunità internazionale”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

LA RESA DEL GRUPPO ISLAMISTA

Pare che l’attacco sfrenato di Assad contro la città ribelle di Douma (o Duma, la si trova riportata dall’agenzie internazionali in entrambi in modi, ndr) sia dovuto alla decisione dell’ala radicale di Jaish al-Islam di non voler fare evacuare la città nella Ghouta Est, attaccata da mesi dall’esercito siriano di Damasco. Ora però, dopo l’attacco bomba che molti locali riferiscono esser stato “al cloro”, l’intero gruppo islamista potrebbe arrendersi nelle prossime ore concordando con Assad la resa della città di Duma. Resta il dubbio visto l’ala più intransigente che non vorrebbe lasciare strada spianata a Damasco, specie dopo l’orrendo attacco che ha già portato il numero dei morti a circa 100 vittime e i feriti a superare i mille civili. È però notizia di pochi minuti fa – come riporta la BBC – della richiesta dei miliziani anti-regime di poter riprendere i negoziati per la loro resa. L’immediata risposta è la stessa dei giorni scorsi: l’Agenzia governativa siriana Sana riferisce che «le autorità di Damasco hanno posto come condizione la fine dei lanci di mortai contro la Capitale da parte dei miliziani stessi». (agg. di Niccolò Magnani)

PAPA FRANCESCO, “BASTA STERMINIO!”

La Russia risponde subito all’accusa americana di sostenere un governo-dittatura che lancia bombe al cloro contro i suoi stessi civili (anche se ovviamente andrà verificamene che si tratti effettivamente di un attacco chimico, ndr) e con il generaleYuri Yevtushenko, capo del Centro russo per la riconciliazione siriana, fa sapere «Neghiamo fermamente queste informazioni in mano agli Usa», rimandando al mittente l’accusa di sostegno al terrorismo di Assad. Il Regime di Damasco però prosegue nella guerra contri i ribelli con la tregua nella Ghouta orientale che sembra ormai definitivamente essere saltata dopo l’ennesimo attacco a Duma. Da Piazza San Pietro per il Regina Coeli domenicale, Papa Francesco si scaglia ancora una volta contro la guerra siriana e contro le stragi di donne, uomini e bambini civili che proseguono da ormai troppo tempo: «Basta stermini e armi chimiche, ora bisogna negoziare». Solo qualche giorno fa, in occasione della Pasqua, il Santo Padre aveva di nuovo attaccato i regimi internazionali che stanno permettendo e provocando questo massacro, «Si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso. Oggi – ha detto Francesco – domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall’amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine». (agg. di Niccolò Magnani)

USA A RUSSIA: “BASTA SOSTENERE ASSAD”

Il Governo di Assad pronto a trattare con ribelli di Jaish-Al-Islam a Duma per porre fine alla durissima guerra in corso da mesi: lo hanno riferito le agenzie internazionali dopo l’attacco sospetto chimico avvenuto stamane proprio nella città simbolo dell’ultima fase di scontri tra ribelli e esercito siriano “ufficiale”. Mentre Assad viene accusato di essere il mandante di un orrendo attacco batteriologico – e non è la prima volta che giungono accuse del genere anche se le prove sono non sono sempre state certe e conclamate, ndr – lo stesso Governo di Damasco nega ogni coinvolgimento di agenti chimici, mentre l’attacco bomba dovrebbe comunque essere confermato. È immediata la reazione internazionale – a parole – con gli Stati Uniti che hanno esortato la Russia a porre fine con effetto immediato al sostegno «incondizionato» al regime del presidente siriano Bashar Al-Assad dopo l’attacco sospetto nell’ultima roccaforte ribelle alla periferia di Damasco. «La Russia ha violato i suoi impegni con le Nazioni Unite e ha tradito la Convenzione sulle armi chimiche proteggendo incondizionatamente Assad», ha spiegato poco fa la portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, che ha poi anche aggiunto il pensiero diretto del presidente Trump, «La protezione della Russia dal regime di Assad e la sua incapacità di fermare l’uso di armi chimiche in Siria mettono in discussione il suo impegno a risolvere la crisi globale e le massime priorità di non proliferazione». (agg. di Niccolò Magnani)

SOSPETTO ATTACCO CHIMICO A DUMA

Nelle scorse ore sono morte almeno 70 persone in un attacco avvenuto in Siria, precisamente a Duma, città che si trova nella Ghuta est, alle porte di Damasco. A renderlo noto è la televisione araba Al Jazeera, notizia poi riportata in Italia dall’edizione online del quotidiano La Repubblica. Al di là dell’ennesima immane strage, c’è il sospetto che dietro queste morti vi sia un attacco chimico, anche se Damasco ha negato qualsiasi utilizzo di arma non convenzionale. Il rischio è che il numero di vittime possa aumentare da un momento all’altro, come confermato anche da uno dei residenti di Duma, Moayed al-Dayrani, medico volontario, che parlando ad Al Jazeera ha ammesso: «Al momento stiamo affrontando più di mille casi di persone che hanno difficoltà a respirare dopo che una bomba al cloro è stata sganciata sulla città e il numero di morti probabilmente aumenterà ancora».

CENTINAIA DI FERITI, ALCUNI GRAVISSIMI

L’esercito siriano ha lanciato l’offensiva nella giornata di venerdì su Duma, l’ultima roccaforte dei ribelli vicina alla capitale Damasco, e secondo alcune fonti del governo la notizia dell’utilizzo di armi chimiche sarebbe semplicemente una “fake news” architettata dagli stessi ribelli del gruppo Jaish al-Islam, per fermare proprio l’avanzata dei siriani. Purtroppo la maggior parte delle vittime sono donne e bambini, come confermato anche dalle testimonianze dei residenti, nonché dai White Helmets, un gruppo di soccorritori/attivisti, che operano in quelle zone, a difesa della popolazione. Oltre ai 70 morti vi sarebbero anche un centinaio di feriti, molti dei quali in condizioni gravissime.