È un momento di tensione unica in Israele questa prima patte del 2018: prima la ben nota querelle su Gerusalemme Capitale e i conseguenti strappi con l’Onu; poi gli scontri “eterni” contro i palestinesi sulla Striscia di Gaza; e ora la guerra di fatto a viso aperto in Siria contro il nemico dell’Iran. Ebbene, in tutto questo complesso scacchiere mediorientale, non pesano poco le parole dette oggi dal capo di stato maggiore delle forze armate israeliane: «al momento l’accordo, con tutti i suoi difetti, funziona e sta rinviando di 10/15 anni la visione nucleare iraniana», spiega Gadi Eizenkot, già comandante della Golani, la migliore brigata della fanteria d’Israele. Prima di lui avevano già parlato anche 26 tra ex comandanti e capi dei gruppi di intelligence di Tel Aviv, con nel mirino tanto le scelte di Trump quanto la stessa politica del loro premier Bibi Netanyahu: «l’abbandono americano non minerà solo l’accordo ma anche la sicurezza del Paese». Negli ultimi mesi, quasi tutti i vertici militari israeliani concepiscono come possibile via d’uscita per le tante emergenze attive nel focolaio mediorientale sia la fine dell’occupazione a Gaza che anche la costituzione di uno stato palestinese: «sarebbero utili alla sicurezza d’Israele, oltre ad essere un atto di giustizia». Lo scontro con l’Iran ora allarga ancora di più le maglie della difficile posizione di Israele, sempre più stretta nella morsa dei paesi arabi e con posizioni molto dure e “poco condivise” anche dalla comunità internazionale, Usa esclusi. (agg. di Niccolò Magnani)
SOLEMAINI, IL “ROMMEL ARABO”
L’escalation in atto tra Iran e Israele (legata anche alla questione dell’accordo sul nucleare che ha visto il disimpegno degli Stati Uniti tra le critiche del mondo occidentale e la sola approvazione da parte di Tel Aviv) si gioca su più fronti, a livello di dichiarazioni bellicose, sul martoriato campo di battaglia siriano e infine anche attorno ad alcune personalità carismatiche che rischiano di acuire ancora di più i contrasti. Una di quelle che sta emergendo nelle ultime ore è quella del generale Qasem Solemaini, un vero e proprio “lord of war” sciita che sta combattendo a supporto del regime di Bashar al-Assad e che potrebbe minacciare da vicino Israele. Definito con toni un pò enfatici dalla stampa occidentale come una sorta di “Rommel iraniano”, il 57enne Solemaini è uno dei fedelissimi dell’ayatollah Khamenei, tanto da essersi meritato da quest’ultimo l’importante appellativo di “martire della rivoluzione” seppure ancora vivente. È stata la sua strategia vincente finora ad accrescere la leggenda attorno alla sua figura dopo aver combattuto anche in Iraq e da oltre vent’anni si occupa delle cosiddette “operazioni sporche” o comunque tenute secretate portate avanti dalle brigate Al Qods (le unità speciali del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica in Iran che operano al di fuori del Paese) e, attualmente, è considerato uno dei nemici numero uno da parte dell’esercito israeliano oltre che degli Stati Uniti. (agg. R. G. Flore)
IL GENERALE SOLEMAINI AIUTA ASSAD
È una guerra anche di toni quella tra Iran e Israele, a cui l’ultimo iscritto il capo della Difesa israeliana in una dura invettiva di questo pomeriggio contro gli odiati rivali di Siria e Iran: secondo Lieberman – che oggi si è recato sulla parte del Golan occupata e annessa da Israele – è necessario inviare un messaggio ad Assad, «butti fuori dalla Siria tutti gli iraniani!». Richiesta assai complessa non tanto per i rapporti praticamente inesistenti tra Israele e il regime di Assad, ma soprattutto per il fatto che la Siria di fatto si regge in piedi solamente grazie agli sforzi e gli aiuti di Iran e Russia. L’escalation senza precedenti tra i Paesi vicini spaventa sempre di più la comunità internazionale che ancora non ha minimamente risolto il focolaio siriano interno e ora rischia di ritrovarsi una nuova guerra a viso aperto sui confini mediorientali del triangolo Tel Aviv-Damasco-Teheran. Uno di quelli da “buttare fuori” secondo il ministro di Netanyahu è il generale che comanda l’Al Quds Force iraniana che negli ultimi mesi è stato dato “in prestito” ad Assad per poterlo salvare nella guerra civile sanguinosa con i ribelli. Si tratta del “signore della guerra” Qasem Soleimani, tra gli uomini più fidati e vicini all’ayatollah Khamenei, nonché una delle figure militari più influenti dell’intero Medio Oriente. Addirittura la massima carica religiosa di Teheran lo ha definito il «martire vivente della rivoluzione»: secondo Israele, Solemaini sarebbe dietro al progetto di attacco frontale contro lo Stato Ebraico nonché l’uomo che ha effettuato e ordinato l’attacco missilistico sul Golan.
ROHANI A MERKEL: “NO TENSIONI IN SIRIA”
Dopo l’attacco (diplomatico) di Netanyahu avvenuto ieri sera, arriva il giorno dopo la replica del governo iraniano che continua a sostenere come il lancio dei missili sul Golan non sia sotto la responsabilità dell’Iran. «I raid della notte scorsa dimostrano come l’aggressione israeliana sia entrata in una nuova fase con l’ingresso diretto del nemico nel conflitto in corso e senza più doversi nascondere dietro gruppi terroristi». In particolare, il presidente Rohani – che settimana prossima sarà atteso da un vertice con la Ue per l’accordo sul nucleare iraniano appena stracciato dagli Stati Uniti (partner di Israele) – ha assicurato questa mattina ad Angela Merkel e agli altri capi di Stato europei «che l’Iran ha da sempre cercato di far cadere le tensione nella regione, cercando di rafforzare la sicurezza e la stabilità». Secondo Repubblica, la conclusione della telefonata tra la Cancelliera e il leader laico iraniano ha visto una promessa “di garanzia”, «l’Iran non vuole nuove tensioni nella regione». (agg. di Niccolò Magnani)
NETANYAHU: “IRAN HA SUPERATO LA LINEA ROSSA”
Sulla difficile piega internazionale presa nelle ultime settimane in Medio Oriente tra Israele e Iran arriva il duro messaggio del premier Benjamin Netanyahu che in un video diffuso sui canali social avverte il regime dell’Iran che avrebbe «superato la linea rossa lanciando i razzi contro Israele dalla Siria». Il presidente ebraico ha definito dunque «adeguati» i raid di risposta mandati contro obiettivi sensibili dell’esercito iraniano sul territorio della Siria, aggiungendo «Ho inoltrato un messaggio chiaro al regime di Assad dicendo che la nostra operazione è diretta contro obiettivi dell’Iran. Ma se l’esercito siriano agirà contro Israele, noi agiremo contro di esso». Secondo Netanyahu l’esercito israeliano ha di fatto condotto un attacco aereo anche molto esteso ma «solo contro obiettivi iraniani in Siria» e grazie all’operato «eccellente delle nostre forze sia in difesa sia in attacco, l’operazione iraniana è fallita». Secondo quanto confermato dal premier israeliano, nessun missile è caduto sul territorio ebraico: «la comunità internazionale deve impedire alla forza al-Quds iraniana di trincerarsi in Siria. I tentacoli del diavolo vanno tagliati prima che si espandano qui e altrove», ha concluso nel video il premier. (agg. di Niccolò Magnani)
MINISTRO DIFESA ISRAELE: “NO ESCALATION, MA PRONTI ALLA GUERRA”
Israele continua a sostenere che sia stato il governo iraniano a lanciare i razzi sull’altipiano del Golan, ma la replica che arriva da Teheran prova a smentire tutto: «non siamo stati noi», anche perché sarebbe la prima volta che i due Paesi arrivano ad una guerra “diretta” e non “per procura”. «L’attacco è stato ordinato e comandato da Qassem Soleimani e non ha raggiunto lo scopo», ha spiegato il portavoce militare, Jonathan Conricus. Intanto la stessa Damasco fa sapere, da par sua, che «l’attacco israeliano con raid fitti durante la notte segna una nuova fase della guerra in Siria». Di contro, Tel Aviv fa sapere da un lato di non volere alcuna escalation negativa in tutto il Medio Oriente ma dall’altro – spiega il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman – «siamo pronti a rispondere duramente in caso di attacco. Ricordatevi il detto, se piove su di noi, su di loro ci sarà la tempesta». In conclusione, il ministro rilancia un appello all’Iran che suona più come un avvertimento: «spero che abbiamo chiuso con questo episodio e tutti abbiamo capito», chiude la Lieberman.
MEDIA TEL AVIV: “PUTIN E NON TRUMP CHIAVE PER LA PACE”
Secondo un editoriale dell’influente Jerusalem Post il vero ruolo chiave nella “nuova” faida scoppiata tra Israele e Iran lo ricopre non il primo e quasi unico alleato fidato, ovvero Donald Trump, bensì il suo diretto avversario e presidente russo, Vladimir Putin. «È la personalità chiave per frenare l’Iran in Siria. A differenza del presidente statunitense, Donald Trump, che non ha relazioni con l’Iran e ha rapporti difficili con la Turchia», spiega l’articolo del giornale israeliano molto vicino al governo di Netanyahu. Il ruolo di Mosca dopo i razzi sul Golan lanciati da Teheran “via” Siria aumenta sempre di più come possibilità di stabilizzazione dell’intera area mediorientale. «La Russia ha investito molto nella sopravvivenza del suo alleato del regime siriano e spera in una stabilità in Siria», spiega ancora l’editoriale. La conclusione porta alla luce l’importanza del recente incontro-visita a Mosca del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e l’annuncio anticipato di Trump del ritiro dall’accordo in Iran. «La questione dell’Iran ha sempre contraddistinto le relazioni fra Russia ed Israele negli ultimi anni»: che sia proprio l’asse Mosca-Tel Aviv quello più importante da monitorare nelle prossime settimane di vertici e delicate trattative? (agg. di Niccolò Magnani)
IL COMMENTO DELLA DIFESA RUSSA
Scontro Israele-Iran sul territorio siriano, raid e razzi che mietono vittime e alimentano il clima di tensione. Dalla Russia, come riportato da sputniknews.com, giungono nuovi aggiornamenti sull’attacco missilistico operato dall’esercito israeliano: secono i militari, i sistemi anti-missile dell’esercito della Siria sono riusciti ad abbattere circa la metà dei razzi lanciati dalle forze aeree. Per il momento non sono disponibili dati ufficiali su morti e feriti, con il ministero della Difesa russo che ha sottolineato che 28 aerei israeliani F-15 e F-16 hanno preso parte ai bombardamenti sul territorio siriano; circa 60, inoltre, i missili lanciati, di cui 10 missili tattici che sono partiti via terra. Un attacco che ha avuto l’obiettivo di provocare danni a lungo termine al potenziale militare iraniano in Siria, in particolare le divisioni del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ALMENO 23 MORTI
Giungono nuovi tragici aggiornamenti sull’alta tensione tra Israele e Iran che coinvolge direttamente la Siria. La scorsa notte, l’esercito israeliano ha colpito cinquanta postazioni iraniane site in Siria, dopo l’attacco di queste ultime con venti razzi verso le postazioni d’Israele sulle Alture del Golan. La risposta israeliana è stata definita “il maggior attacco aereo compiuto negli ultimi anni” e il rischio è che il conflitto si evolva nelle prossime ore. Come sottolineato dall’Ondus (Osservatorio nazionale per i diritti umani”), che vanta autorevoli contatti in Siria, sono almeno 23 le persone morte nei raid israelini. Jonathan Concricus, portavoce militare di Israele, ha sottolineato che gli ordini dell’attacco sono “stati impartiti dal generale iraniano Qassem Suleimani”, riporta Il Messaggero. Infine, la popolazione delle Alture del Golan è stata avvisata di essere attenta alle informazioni che giungono dalle forze militare: vi terremo aggiornati sull’evolversi della vicenda. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MACRON: “DE-ESCALATION IN MO”
La Russia, tramite il vice ministro della Difesa Bogdanov, invita alla calma e alla moderazione in Medio Oriente dopo l’ultima notte “folle” con i razzi iraniani verso il Golan e la replica durissima di Israele con almeno 50 raid contro le postazioni militari iraniane in Siria. L’appello mandato alle cancellerie di Tel Aviv e Teheran al momento non vede grandi frutti, specie perché inserito in un ottica in cui è la stessa Mosca ad essere la prima “interessata” nello scontro, vendendo armi e appoggio agli Stati amici di Siria e Iran (mentre di contro gli Usa sostengono, come noto, il governo di Israele). Intanto esiste anche il “mondo reale”, con la povera gente che fugge dalle zone di guerra e non sa più dove girarsi nello scacchiere di un Medio Oriente ai massimi storici dei proprio conflitti interni e variegati. Sulle Alture del Golan alla popolazione è stato detto di essere attenta alle informazioni che giungono dalle forze militari; nel frattempo il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha chiesto ancora una volta una de-escalation delle tensioni in MO dopo l’ennesimo raid israeliano in Siria e dopo i razzi di Teheran. Il giovane capo dell’Eliseo discuterà della crisi con la cancelliera tedesca Angela Merkel, mentre è evidente che la complessa vicenda internazionale scoppiata dopo il ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare Iran non aiuta per nulla la guerra parallela tra gli odiati rivali Netanyahu e Rohani. (agg. di Niccolò Magnani)
“COLPITE QUASI TUTTE LE POSTAZIONI IRANIANE IN SIRIA”
Siria, razzi iraniani sul Golan: nuovi raid di Israele, nuovo capitolo nel clima di tensione in Medio Oriente. Come riportato dalla stampa locale, nella notta la forza Al Quds iraniana ha lanciato venti razzi verso le postazioni israeliane di prima linea sulle alture del Golan. Alcuni di questi sono stati intercettati dal sistema anti-missili d’Israele, soprannominato Iron Dome, e non è tardata ad arrivare la risposta dell’esercito israeliano: come sottolineato da Il Sole 24 ore, hanno annunciato di avere colpito decine di obiettivi militari iraniani in Siria. Già Jonathan Conricus, portavoce militare, aveva sottolineato dopo il lancio dei razzi iraniani: “L’attacco dell’Iran contro Israele è da considerare molto grave”. Ricordiamo che due giorni fa la Tv di Damasco aveva annunciato di aver abbattuto due jet israeliani grazie al sistema antimissilistico.
SIRIA, RAZZI IRANIANI SUL GOLAN: NUOVI RAID DI ISRAELE
Jonathan Conricus è tornato ai microfoni dei cronisti israeliani dopo i nuovi raid contro gli obiettivi militari iraniani colpiti in Siria: “Quella della scorsa notte è stata la nostra operazione aerea maggiore negli ultimi anni. Il nostro intento non era di provocare vittime, ma di colpire infrastrutture”, riporta Il Sole 24 Ore. I danni inflitti sono stati definitivi molto significativi, mentre non si hanno in questo momento notizie precise circa le conseguenze dell’aviazione ebraica in territorio siriano. Per ciò che concerne il territorio israeliano, non è stata registrata alcuna vittima e i danni sono minimi. Infine, una battuta ancora sull’attacco sulle alture del Golan: “Abbiamo difeso la nostra sovranità. Attacchi sul Golan? Gli ordini di quell’attacco sono stati impartiti dal generale iraniano Qassem Suleimani. Il loro lanciarazzi era situato a Kisweh, presso Damasco, a circa 30 chilometri dal nostro territorio”.