La reazione iraniana all’uscita degli States dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dall’amministrazione Obama non si è fatta attendere e, contestualmente all’episodio della bandiera americana bruciata in Parlamento, anche le parole del Ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Javaz Zarif, aprono un nuovo fronte critico a cui la diplomazia europea dovrà rimediare. Questi infatti ha intimato la ripresa dell’arricchimento dell’uranio da parte del suo Paese se l’accordo internazionale sull’uranio dovesse saltare. Non solo: facendo seguito alle dichiarazioni dell’ayatollah Khamenei, il capo della diplomazia dell’Iran ha tacciato Donald Trump di mancare totalmente di “capacità mentali” e poi ha fatto sapere, attraverso il proprio portavoce, che presto sarà in viaggio diplomatico prima a Pechino e successivamente a Mosca per provare a trovare una sponda, dal momento che anche Cina e Russia (a differenza di Israele) sono state abbastanza critiche sulla decisione presa unilateralmente dall’inquilino della Casa Bianca. Al termine di questo tour, il Ministro degli Esteri iraniano si recherà a Bruxelles, dove i suoi omologhi europei dovrebbero provare a rassicurarlo sulla tenuta dell’accordo internazionale che era stato siglato a suo tempo proprio a Teheran dal Gruppo 5+1: in Europa, Zarif incontrerà anche l’Alto Rappresentante della Politica Estera UE, Federica Mogherini. (agg. R. G. Flore)
IRAN, BANDIERE USA BRUCIATE IN PARLAMENTO
La decisione del Presidente Trump di ritirarsi dall’accordo sul nucleare con l’Iran ha avuto conseguenze che ancora non si riesce a calcolare in termini di affari economici e rapporti geopolitici: di sicuro, quanto affermato oggi dal potente Ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, rischia di prendere una forte dose di timore e preoccupazione nell’Unione Europea e in tutta la comunità internazionale. «L’Iran è pronto a riprendere l’arricchimento dell’uranio su scala industriale se l’accordo internazionale sul nucleare dovesse decadere»: quanto riportato dal capo diplomatico di Rohani ora mette alle strette una decisione comune con Europa e Russia, le altre “rimaste” dopo l’addio degli Stati Uniti. Zarif ha anche affermato che farà di tutto per provare a salvare l’accordo tramite varie consultazioni con i partner internazionali ma, di contro, Teheran fa sapere al mondo interno che si tra preparando e di gran carriera nel riprendere il programma nucleare (che secondo Israele e Trump avrebbe in realtà già ricominciato a fare con manovre “di sottobanco”). Un ulteriore elemento di allarme per i partner europei e russi dell’Iran riguarda la decisione dell’Organizzazione dell’Energia Atomica iraniana di adottare, su ordine di Rohani, «tutte le misure necessarie per preparare l’Iran a perseguire l’arricchimento su scala industriale senza restrizioni, utilizzando i risultati delle ultime ricerche e sviluppo dei coraggiosi scienziati nucleari iraniani».
MOGHERINI: “SE SALTA IL PATTO CONSEGUENZE DISASTROSE”
Intanto prosegue la lunga onda di proteste che tra Teheran e le varie periferie vede bruciare da giorni immagini di Trump, bandiere americane e quant’altro dopo la decisione e il “tradimento” degli Usa con il ritiro dal nucleare e la ripresa delle sanzioni. Zarif ha fatto sapere che riprenderà a breve gli incontri internazionali per provare a rientrare dell’emergenza ma i tempi che si profilano all’orizzonte non sono esattamente positivi: «Se domattina l’accordo non ci fosse più ci sarebbero conseguenze disastrose. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per mantenerlo», ha fatto sapere poco fa l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, intervenuta alla serie di incontri a Firenze “The State of Union”. In quanto europei, ha poi proseguito l’ex ministro del governo Renzi, «siamo determinati a mantenere tutti gli impegni presi e a fare in modo che tutte le parti coinvolte lo facciano. Nessun Paese da solo – ha concluso Mogherini – può disfare l’accordo o distruggerlo». Prossimo, decisivo, incontro si terrà lunedì prossimo 14 maggio a Parigi alla presenza, oltre di Zarif, anche dei Ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania, alla presenza di “Lady Pesc” Mogherini.