Lo scorso primo aprile, giorno di Pasqua, nella provincia di Henan (Cina) sembra che funzionari governativi siano entrati in una locale chiesa e abbiano fatto uscire tutti i minori di 18 anni impedendo loro di continuare a prendere parte alla liturgia. E’ quanto hanno riportato alcune agenzie che seguono la vita dei cattolici in Cina. Ma la vicenda ha in realtà contorni confusi e non verificati. In Henan ci sarebbero oltre 10 milioni di persone che si dichiarano cristiane su una popolazione di circa 100 milioni. Ce ne parla Francesco Sisci, collaboratore di Asia Times, la maggiore testata online dell’Estremo Oriente.
Nella provincia dell’Henan le autorità cinesi starebbero vietando la partecipazione alla messa a tutti i minori di 18 anni. Cosa c’è di vero e quali le ragioni?
E’ da alcuni settimane che si leggono storie come questa, che citano un blog cinese e riguardano la provincia dell’Henan, dove ai minori sarebbe stato vietato di partecipare alla messa. In realtà si tratta di episodi dai contorni poco chiari, di cui non si sa se siano veri e in che misura. E’ difficile verificare se sia successo davvero.
Da tempo il governo cinese ha avviato una nuova politica di controllo religioso, valida per tutte le fedi, in un ampio contesto di riorganizzazione delle questioni religiose. Di cosa si tratta?
Il governo teme l’indottrinamento religioso da parte degli estremisti musulmani nella regione occidentale dello Xinjiang. Nello Henan c’è anche un fenomeno di diffusione di religioni paracristiane che mischiano insegnamenti della Bibbia con antichi culti locali. Nel XIX secolo proprio la diffusione di una religione paracristiana, quella dei Taiping, portò ad un’insurrezione ed ad una guerra civile che fece circa 60 milioni di morti, il 20 per cento della popolazione cinese dell’epoca.
Nella provincia cinese spesso la gente normale non capisce le differenze tra chiese cattoliche e chiese evangeliche oppure altre fedi paracristiane. E’ così?
Il ruolo centrale delle associazioni patriottiche religiose, che erano state per decenni una cinghia di controllo del governo sulle religioni, si sta sfaldando. Il governo centrale non vuole rafforzarle perché pensa piuttosto alla sistemazione, gestione e registrazione delle organizzazioni religiose. In questa situazione spesso ci sono episodi confusi e poco chiari. Ma non c’è assolutamente un intento persecutorio contro la Chiesa cattolica, perché altrimenti non staremmo parlando di alcuni episodi, ma di chiese che sarebbero state sistematicamente chiuse o controllate per evitare l’ingresso di minori. Non è così, basta andare in una chiesa di Pechino per rendersene conto. La Cina è una sola, le decisioni nazionali, se partono, lo fanno da Pechino.
Ci sono però preoccupazioni per la nuova fase di dialogo che si è aperta tra Roma e Pechino, è d’accordo?
Sì, ma c’è anche il lavoro che potremmo definire a volte sporco, fatto da gente che ha approfittato della situazione di confusione esistente e teme il vecchio modo di fare “dialogo religioso” in maniera non approfondita, e quindi soffia su ogni possibile fuoco e non cerca invece di portare chiarezza e risolvere i problemi. Inoltre molta gente non sa e non capisce le differenze tra cattolici, protestanti e para-cristiani, né spesso le capiscono i funzionari. Del resto in Italia chi capisce la differenza tra buddismo mahayana, theravada, lamaista o zen? Inoltre alcuni preti si spacciano per cattolici o protestanti, fedi autorizzate e protette dal governo, mentre in realtà non hanno studiato in seminario, e non sono stati ordinati in maniera congrua e magari si approfitta anche della buona fede della gente comune. E’ una situazione di grande confusione dove non è facile raccapezzarsi, e proprio per questo occorre essere prudenti.
In conclusione?
Possiamo citare l’esempio della basilica di She Shan, dove dall’inizio di maggio, il mese dedicato per tradizione in tutto il mondo alla Madonna, una gran folla di persone si ritrova a pregare in pubblico il rosario senza alcun divieto. Anche questo succede in Cina.