Come sempre quando c’è da annunciare una svolta Donald Trump Usa Twitter dal suo telefonino. E per una volta sembra di poter dire che non esista mezzo più appropriato di questo per comunicare di fatto il salvataggio di ZTE, l’azienda telefonica cinese che dopo l’introduzione delle sanzioni da parte americana nei confronti della Cina nel mese di aprile è arrivata ad un passo dalla chiusura. Così The Donald, quasi in preda ad uno slancio di umanità, mette la retromarcia:”Con Xi Jinping stiamo lavorando per permettere alla grossa azienda telefonica cinese ZTE di riprendere l’attività, in fretta. Troppi posti di lavoro cinesi andrebbero persi. Il nostro Dipartimento del Commercio ha ricevuto istruzioni per risolvere!“. Parole che significano tanto, tantissimo per l’azienda di Shangai (75mila posti di lavoro) che dopo le sanzioni americane si era di fatto paralizzata: servono tante componenti a stelle e strisce per lavorare, e senza quelle non si produce più. La ZTE, come riporta Il Corriere della Sera, era stata colpita per aver violato anni fa l’embargo nei confronti di Iran e Nord Corea. Ma allora come mai questo salvataggio: non era in corso una guerra commerciale con la Cina?
TRADE WAR E BOURBON
Dopo il salvataggio di ZTE ad opera di Trump gli analisti politici si dividono: da una parte qualcuno cita gli ottimi rapporti con Xi Jinping, dall’altra la necessità di non rovinare i rapporti con la Cina in un momento in cui l’apporto di Pechino è decisivo soprattutto nelle trattative con la Corea del Nord di Kim Jong-un. Fatto sta che i cinesi dal canto loro non stanno a guardare e in caso di trade war sono pronti a dire la loro. Una prova si è avuta nelle ultime ore, con Pechino che ha cancellato oltre all’importazione di semi di soia, anche quelle di 100 mila bottiglie di whiskey americano, bourbon per la precisione. Lo stop al superalcolico è arrivato senza motivazioni alla dogana di Zhuhai. Ma in realtà un motivo sembra esserci: il bourbon, infatti, viene prodotto in Kentucky, lo stato del senatore repubblicano Mitch McConnell, leader della maggioranza nel Congresso. E novembre, il mese in cui avranno luogo le elezioni del midterm, non è così lontano: come spiegherà McConnell il pugno duro di Trump nella guerra commerciale se a rimetterci saranno proprio i suoi elettori? Meglio che sia una farsa, viene da dire…