La striscia di Gaza continua a cospargersi di sangue. Nelle ultime ore Israele e Turchia hanno dato vita a una vera e propria guerra diplomatica: prima Ankara ha espulso l’ambasciatore israeliano Eitan Naeh, successivamente Gerusalemme ha invitato il console turco a tornare in patria. Nel frattempo gli ultimi aggiornamenti sulle vittime di Gaza sono tragici: come sottolinea Repubblica, dopo le sessantuno vittime delle due giornate di ieri, oggi due manifestanti palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza di Israele nel corso della protesta nel giorno della Nakba. Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha sottolineato che sono in totale 250 i feriti nell’arco delle ultime 24 ore. E il timore più grande è che altro sangue scorrerà nelle prossime ore, con il clima di tensione che resta altissimo… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ISRAELE-TURCHIA, ESPULSI AMBASCIATORI
La Turchia ha espulso l’ambasciatore israeliano ad Ankara, Eitan Naeh, a seguito dell’uccisione di oltre 60 palestinesi, vittime degli scontri nella Striscia di Gaza. Poche ore dopo arriva l’analoga decisione da parte di Israele, che ha cacciato i diplomatici turchi. Il console turco a Gerusalemme è stato convocato al Ministero deglI Esteri israeliano oggi pomeriggio e gli è stato chiesto «di ritornare in patria per un lasso di tempo per consultazioni». Lo ha annunciato Emmanuel Nahshon, il portavoce del ministero a Gerusalemme. Intanto gli Stati Uniti hanno bloccato una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, elaborata dal Kuwait, che esprimeva sdegno e dolore per la morte dei civili palestinesi a Gaza, e chiedeva «un’indagine indipendente e trasparente delle Nazioni Unite per determinare la responsabilità». La richiesta per un’indagine indipendente dell’Onu è stata quindi bloccata dagli Usa con un veto. (agg. di Silvana Palazzo)
USA, “MORTI SONO COLPA DI HAMAS”
Gli Stati Uniti difendono su tutta la linea l’alleato israeliano e punto il dito contro il nemico di Hamas, associazione terroristica che lotta da anni per la riconquista della Palestina: «la colpa per le violenze di ieri a Gaza è di Hamas. Nessun Paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele», ha spiegato Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite. Secondo l’amministrazione Trump, la posizione di Hamas – che pure non impedisce il dialogo di pace tra Palestina e Israele, come ridetto anche ieri durante l’inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme – è da mettere nel mirino della comunità internazionale, finora invece schierata unicamente contro Israele negli scontri eterni sulla Striscia di Gaza. «Hamas è felice di quanto accaduto, chi tra noi accetterebbe questo tipo di azioni sui suoi confini? Nessuno. Gli Usa sono preoccupati per la perdita di vite in Medio Oriente, ma c’è molta violenza nella regione e in questo Consiglio c’è sempre un doppio standard. L’apertura della sede a Gerusalemme non pregiudica un accordo di pace, ma promuove la realtà e il desiderio di pace», rilancia ancora la Haley. Il suo parigrado israeliano all’Onu, Danny Danon, ha aggiunto «Ogni vittima causata dalle recenti violenze è una vittima dei crimini di guerra di Hamas». Le reazioni dall’Europa sono invece di cautela in alcuni casi e di critica serrata in altri, come nel caso del Belgio: è stata infatti convocata l’ambasciatrice d’Israele per riferire il contenuto di una intervista di oggi in cui viene detto che i 59 morti «erano tutti terroristi». «Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti», ha detto il ministro degli Esteri belga Didier Reynder.
SCATTA L’INDAGINE ONU
Come già annunciato questa mattina, l’Onu ha emesso una formale denuncia e indagine su quanto avvenuto sulla Striscia di Gaza nelle ultime 48 ore. Nel mirino le relazioni di Israele al tentativo di invasione “pacifica” di circa 40mila palestinesi “caricati” da Hamas ad agire per liberare la Palestina: «bisogna agire per evitare una guerra su tutto il Medio Oriente», fa sapere il Palazzo di Vetro mentre è scontro tra Usa e alleati atlantici sull’appoggio al governo di Netanyahu. In particolare, la rappresentate americana Nikki Haley ha bloccato l’adozione di un comunicato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un’inchiesta indipendente sugli scontri mortali nella Striscia di Gaza. Intanto la lotta sul campo continua, con un palestinese che è stato ucciso dal gioco israeliano alla frontiera tra la Striscia di Gaza e lo Stato Ebraico (Fonte Askanews): la vittima è un 51enne colpito nei pressi del settore centrale, il Burej, e purtroppo si aggiunge ai 59 avvenuti ieri con più di 2mila feriti durante la manifestazione anti-Israele. Nel frattempo la Turchia ha confermato la cacciata degli ambasciatori di Usa e Israele da Ankara, una mossa pesante per un membro Nato in teoria alleato degli States di Donald Trump.
HAMAS, “LIBEREREMO LA NOSTRA TERRA”
Proseguono gli scontri sulla Striscia di Gaza fra israeliani e palestinesi. Nelle ultime ore, altro sangue in quella terre che sembrerebbero essere dimenticate da Dio: 60 vittime accertate, quasi due mila feriti, per un massacro che non vuole conoscere la parola fine. Israele difende le proprie terre dalle proteste dello storico nemico, e i palestinesi annunciano rappresaglie. Basta rileggere le dichiarazioni che Mahmoud al-Zahar, ministro degli Esteri nel governo islamico nella Striscia e cofondatore di Hamas, per capire come evolverà la situazione nella Striscia: «L’unico modo per onorare gli ‘shaid’ (i martiri, ndr) – dice ai microfoni dell’Huffpost – caduti per mano del nemico sionista è proseguire la lotta fino a quando la Palestina non sarà liberata». La pace all’orizzonte non sembra intravedersi, ma una tregua sembra possibile, a determinate condizioni però: «Israele deve porre fine all’assedio di Gaza – ha proseguito uno dei grandi nemici degli israeliti – e permetterne la ricostruzione. Trattare su queste basi non sarebbe una resa ma un risultato».(aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GLI USA SUL PROCESSO DI PACE
La Nakba è in corso e i temuti nuovi scontri rischiano di riaccadere sulla Striscia di Gaza: per ora solo qualche tafferuglio e minaccia, ma il grado di tensione è minore rispetto alle 24 ore di ieri e così si spera che rimanga. Dopo le 60 vittime, i 2mila feriti e la drammatica morte della neonata palestinese, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha denunciato ufficialmente Israele: «uccide in un modo che sembra indiscriminato. Sembra che chiunque possa essere ucciso o ferito -donne, bambini, giornalisti, personale di intervento- se si avvicina a più di 700 metri dalla recinzione. Sparano a un doppio amputato, quale minaccia rappresenta un doppio amputato?», afferma durissimo il portavoce Ruper Colville. Davanti alla denuncia dell’Onu e di quasi tutti i membri della comunità internazionale, gli Stati Uniti provano a difendere l’alleato il giorno dopo l’inaugurazione della ambasciata a Gerusalemme: «Il piano di pace sarà presentato al momento giusto, sarà apprezzato, ma gli eventi di oggi — come l’apertura dell’Ambasciata statunitense a Gerusalemme ed i fatti tragici nel sud di Israele — non influenzeranno, come pensiamo, il piano di pace», ha spiegato il viceportavoce della Casa Bianca, Raj Shah.
HAMAS INVOCA UNA NUOVA INTIFADA
Il massacro andato in scena ieri a Gaza durante l’inaugurazione dell’ambasciata Usa a Gerusalemme è solo l’ultimo capitolo (per ora) di una guerra civile continua da decenni, con vittime su entrambi i fronti e colpe da distribuirei ben al di là del “banale” nota e riposta tra Israeliani e Palestinesi. Ieri sono stati 59 i manifestanti anti-Israele che hanno tentato di sfondare la linea della Striscia di Gaza, ottenendo la risposta durissima dell’esercito di Tel Aviv con spari e gas lanciati sulla folla. La protesta, si teme, che possa allargarsi ancora verso Gerusalemme Est e la Cisgiordania il che renderebbe l’effetto dello scontro potenzialmente devastante per l’intera comunità del Medio Oriente. Oggi è l’anniversario della Nakba – la “catastrofe” per gli arabi – ovvero il colossale esodo di circa 700mila palestinesi dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948, e si temono nuovi scontri e pretesti per generare ancora più caos. Hamas ha fatto appello ad una nuova Intifada per vendicare i morti di ieri, facendo presagire il “tema” ancora di giornata: «La reazione naturale alla morte delle persone che stavano protestando pacificamente dovrebbe essere una Intifada araba e islamica», ha spiegato il n.2 di Hamas Khalil al-Hayya.
CINA, APPELLO A ISRAELE: “CALMA E DIALOGO”
Tra le vittime “simbolo” della giornata nefasta di ieri, è morta poco fa la neonata Leila al-Ghandour, 8 mesi, dopo aver inalato il gas dei lacrimogeni negli scontri tra manifestanti e forze israeliane. Si trovava in un villaggio vicino alla barriera della Strisca ed è stata investita dal gas dannoso per le vie respiratore di una bimba così piccola: questa, come altre, rimarranno il simbolo della giornata di scontri vista ieri con oltre 2mila feriti e purtroppo 59 morti. Hamas però ha risposto con la nuova vendetta e la comunità internazionale teme di nuovo: la Cina ha rivolto un appello alla calma, «Rivolgiamo un appello alla parte palestinese e a quella israeliana, soprattutto Israele, a dare prova di contegno, per evitare un’escalation di tensioni», ha spiegato Lu Kang, un portavoce del ministero degli Affari esteri cinese. Sul fronte diplomatico, la Turchia ha deciso di ritirare il proprio ambasciatore da Washington e Tel Aviv, messaggio fortissimo contro le scelte di Trump e Netanyahu per quello che sarebbe il Paese alleato della Nato in Medio Oriente.