E’ comprensibilmente sotto choc la giovane 19enne pakistana, Farah, liberata dopo essere stata tratta con l’inganno in Pakistan per abortire dalla sua stessa famiglia. A permettere la sua liberazione avvenuta nella giornata odierna a Islamabad sono state le segnalazioni delle amiche e del fidanzato, dopo i messaggi inviati dalla ragazza. E così, la polizia pakistana avrebbe compiuto il blitz che avrebbe posto fine alla prigionia della giovane, fatta abortire dalla famiglia con la violenza, a poche settimane dal parto. “Grazie, grazie. Non posso crederci, mi avete trovata. Fatemi tornare subito in Italia”, sarebbero state le sue prime parole, tra le lacrime, dopo la liberazione come riporta Repubblica.it. Subito dopo la ragazza ha potuto parlare con l’ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo che si è prontamente recato nei luoghi dove era tenuta prigioniera per accertarsi del suo stato di salute. Fonti diplomatiche avrebbero intanto confermato tutto il racconto finora reso dal fidanzato e dalle compagne di scuola a Verona, secondo il quale Farah sarebbe stata portata in Pakistan con l’inganno lo scorso febbraio e qui costretta ad abortire contro la sua volontà. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
BOLDRINI: “VITTIMA DI UNA CULTURA OSCURANTISTA”
Farah è stata liberata. Ora la giovane pakistana di Verona, che era stata portata nel suo Paese d’origine con l’inganno e costretta ad abortire, si trova in un luogo sicuro, in compagnia di rappresentanti delle autorità italiane in un luogo che al momento non è stato comunicato. Ed è in buone condizioni di salute. «È una bella notizia la liberazione di Farah, speriamo possa rientrare al più presto in Italia, soprattutto per riprendere il percorso che aveva iniziato con noi», ha dichiarato Stefano Bertacco, assessore ai servizi sociali di Verona. Il riferimento è al progetto Petra, una struttura protetta contro le violenze di genere. «Ricercava una libertà non solo fisica, ma anche psicologica, da tanti condizionamenti», ha aggiunto Bertacco. Entusiasta anche il commento di Laura Boldrini, ex presidente della Camera: «#Farah è libera! È stata vittima di una cultura oscurantista, ma la sua storia drammatica ci fa capire che quando una donna si ribella a chi la vuole opprimere non va mai lasciata sola. E che partecipazione e mobilitazione possono salvare la vita delle persone». (agg. di Silvana Palazzo)
FARAH È AL SICURO E IN BUONE CONDIZIONI DI SALUTE
Farah, la ragazza residente a Verona ma portata con l’inganno in Pakistan per farla abortire è stata liberata. Come spiega Repubblica.it, la giovane si trova adesso al sicuro, in compagnia di rappresentanti delle autorità italiane e le sue condizioni di salute non destano preoccupazioni. Proprio nelle ore precedenti anche la Farnesina aveva dimostrato interessamento al caso sollecitando le autorità del Pakistan ad intervenire e soprattutto a verificare lo stato della giovane tenuta prigioniero. Le autorità italiane avevano bollato il caso come un “gravissimo episodio”. Attraverso uno scambio di messaggi via Whatsapp con le amiche, Farah, appena 19enne, aveva aggiornato sulle sue condizioni chiedendo al tempo stesso aiuto. Sono state proprio le amiche ad allertare la dirigenza scolastica che a sua volta ha lanciato l’allarme alla Digos. Proprio ieri pomeriggio, a meno di 24 ore dalla sua liberazione, era riuscita a mandare un messaggio al fidanzato italiano, nonché padre del bimbo costretta ad abortire, mentre ad un’amica aveva raccontato in una nota audio quello che aveva subito dai suoi familiari prima di abortire. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PRESTO RIENTRO A VERONA
La notizia arriva direttamente dalla Farnesina e rimbalza per le principali agenzie italiane: Farah è stata liberata poco fa nella zona di Islamabad, capitale del Pakistan e ora è in mano ai rappresentanti delle autorità italiane. Sembra dunque concludersi con una nota decisamente positiva una vicenda che molto da vicino sembrava avvicinarsi tremendamente a quella di Sana Cheema, morta invece, barbaramente uccisa dalla famiglia. È proprio il nucleo familiare di Farah che l’aveva condotta con l’inganno in Pakistan per farla abortire dal fidanzato conosciuto a Verona: ieri l’ultimo messaggio al ragazzo in cui chiedeva aiuto e temeva per la propria vita se l’avessero scoperta. Oggi la conclusione di un incubo durato sei mesi: pare che dopo l’intervento della Farnesina, si sia del tutto attivato il commando di polizia pakistana che avrebbe fatto irruzione nelle ultime ore per liberare Farah. «La ragazza sarebbe stata liberata nella zona di Islamabad grazie a un intervento delle forze di polizia pakistane. La notizia ha trovato conferma a Verona in ambienti vicini alle indagini», scrive l’Ansa, regalandoci quella bella notizia che tutti attendevamo, in attesa che si capiscano i tempi per il rientro a Verona. (agg. di Niccolò Magnani)
L’ULTIMO MESSAGGIO AL FIDANZATO
La nota della Farnesina relativa al caso di Farah, la ragazza che sarebbe stata costretta a tornare in Pakistan per abortire, potrebbe aprire una situazione da incidente diplomatico tra l’Italia ed il Paese asiatico. Dopo il caso di Sana, dal Ministro degli Esteri è arrivata una nota che chiede perentoriamente spiegazioni: le cittadine italiane, seppur con origini dirette pakistane, non devono rischiare di veder calpestati i propri diritti umani. Il fatto che possa trattarsi di un caso reiterato in così poco tempo, rischia di alimentare tensioni. Dal Pakistan per il momento non sono arrivate ancora risposte ufficiali sul caso, sicuramente servirà un approfondimento per comprendere quale sia stato il destino di Farah e se davvero la ragazza sia stata segregata e costretta con la forza ad abortire. (agg. di Fabio Belli)
LA FARNESINA CONTATTA IL PAKISTAN
La novità dell’ultima ora arriva dalla Farnesina: dopo l’interrogazione parlamentare di D’Arienzo – che trovate qui sotto – il ministero degli Esteri italiano prende posizione sul caso della giovanissima Farah, scomparsa da settimana in Pakistan. «Abbiamo chiesto all’ambasciata d’Italia ad Islamabad di verificare con urgenza, con le autorità locali, le notizie relative a Farah». La nota della Farnesina poi si conclude affermando che, se davvero fosse vera la notizia dell’obbligo di aborto dopo segregazione dalla stessa famiglia, «si tratterebbe di un gravissimo episodio. L’Italia difende con forza e in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e delle libertà e i diritti fondamentali sulla base della parità di uomini e donne». Intanto, inquietante anche la testimonianza del giovanissimo fidanzato della ragazza pakistana, come lei minacciato dal padre-padrone. Christian, il fidanzato e padre del bimbo abortito in Pakistan, con volto coperto a Rai News24 racconta: «mi hanno già minacciato, ho l’angoscia di non vederla mai più. Mi ha detto che suo fratello si doveva sposare, ma poi mi ha scritto che l’hanno ingannata e l’hanno legata per poi farla abortire». Ha paura per lei e ha paura per lui stesso, di ricevere ripercussioni e minacce come già avvenuto in passato per il semplice fatto che aveva “osato” frequentare la bella Farah. (agg. di Niccolò Magnani)
FARAH COME SANA? L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Il Comune di Verona ha confermato anche nelle scorse ore – lo riporta l’Arena – la piena disponibilità per accogliere nuovamente Farah in una struttura protetta dopo i nuovi maltrattamenti del padre, che addirittura l’avrebbe fatta abortire questa seconda tragica volta. «Purtroppo – ha spiegato Stefano Bertacco, assessore ai servizi sociali del Comune di Verona – la situazione si è spostata in Pakistan; ci stiamo muovendo tutti ma essendo cittadina pakistana anche la Farnesina non ha molti margini di intervento. Di sicuro ad oggi non c’è nessuna testimonianza di come la ragazza vi sia stata portata». In attesa di avere novità convincenti dal Pakistan che al momento non si sa ancora spiegare che fine abbia fatto la 19enne, di cui le ultime notizie si sanno dai compagni di scuola che hanno ricevuto i drammatici messaggi della loro amica, la situazione viene monitorata anche a livello nazionale. Un senatore del Partito Democratico, Vincenzo D’Arienzo, ha fatto sapere in una nota di aver avviato una interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri per poter far luce sulla vicenda di Farah. «Una cosa inaudita. Se risultasse vero che una veronese è stata costretta ad abortire nel paese d’origine dei genitori, saremmo di fronte ad un atto criminale da punire con la massima severità. È una vicenda che coinvolge la vita di tanti veronesi, amici e altro: nessuna propaganda, ma la richiesta di certezze e di giustizia. Con un’interrogazione parlamentare ho chiesto al ministro degli Esteri di fare la propria parte affinchè sia accertata la verità, i responsabili vengano puniti e la ragazza sia riportata al più presto al sicuro a Verona». (agg. di Niccolò Magnani)
ERA GIÀ STATA SEGREGATA DAL PADRE IN PASSATO
Una nuova tragica vicenda ci giunge dal Pakistan, teatro negli ultimi mesi di storie al limite della follia. Farah, una ragazza di appena 20 anni che vive in Italia, ma di origini pakistane, è stata costretto ad abortire il figlio che aveva in grembo, concepito con un ragazzo italiano. A darne notizia sono L’Arena e il Giornale di Brescia, con la ragazza che vive nel veronese e che fra gennaio e febbraio è tornata in patria, forse attirata da una scusa dai genitori (il matrimonio del fratello). Una volta sbarcata in Pakistan, come testimoniato dai messaggi mandati alle compagne di scuola, la ragazza è stata segregata in casa, legata e immobilizzata, oltre che drogata, per poi essere obbligata ad abortire quel figlio considerato “impuro”, stando alla mentalità della famiglia della giovane. Il padre era già stato denunciato in passato da Farah per maltrattamenti, e la ragazza aveva lasciato la casa di famiglia per essere ospitata in una struttura protetta, dove vi è rimasta purtroppo per un breve periodo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
20ENNE PAKISTANA COSTRETTA AD ABORTIRE
Si teme un nuovo caso Sana Cheema, la ragazza pakistana uccisa nelle scorse settimane dal padre, perché voleva sposare un uomo che viveva in Italia. Questa volta, a rischiare la vita, sarebbe una giovane di 20 anni che vive a Verona, ma che è sparita dal Veneto dallo scorso mese di febbraio. Frequentava la scuola, era ben inserita nella società, ma da qualche settimana a questa parte ha fatto perdere ogni traccia di se. La giovane era scomparsa del tutto, per poi riprendere a scrivere via chat con amici e compagni, e le rivelazioni sono a dir poco inquietanti. «Tutto dev’essere fatto in una volta, se no stavolta mio padre uccide pure me», le parole della ragazza, che ha poi rivelato di essere stata costretta ad abortire, e di essere stata legata per giorni ad una sedia, e intontita con medicinali di dubbia provenienza.
SI MUOVE LA DIGOS
Il figlio che la bambina è stata costretta a perdere era stato procreato con un ragazzo veronese, e molto probabilmente la famiglia si era opposta a questa unione, obbligando la stessa giovane donna all’aborto. La pakistana sarebbe stata attirata nel paese d’origine con un tranello, visto che le avevano comunicato che il fratello si doveva sposare. «Ci vediamo tra una settimana», aveva detto alle amiche, ma la ragazza è sparita ormai da tre mesi. Il caso è arrivato anche alla Digos che ora starebbe cercando di capire come agire. Vi sarebbe già stato un contatto fra l’ufficio scolastico e il consolato del Pakistan di Milano, ma per ora non sono giunte risposte. Una vicenda che lascia col fiato sospeso.