Gli Usa hanno lasciato mano libera a Israele, che insieme all’Arabia Saudita persegue il comune obiettivo di ostacolare la presenza dell’Iran, a cominciare dalle forze che Teheran ha schierato in Siria. Seconda parte dell’analisi di Patrizio Ricci (ndr).
La pressione di Usa e Israele però non sarà solo prettamente militare ma si eserciterà anche su altri livelli: le sanzioni contro Siria e Russia continueranno e tra sei mesi si riaccenderanno anche quelle contro l’Iran. Cinicamente sembrano siano vietati anche gli aiuti alla ricostruzione: benché oltre l’80 per cento del territorio siriano sia ormai libero dai terroristi, Bruxelles ha già deciso che darà via libera solo ad aiuti “emergenziali”. In altri termini la Ue ha deciso che per i siriani ci sarà un biglietto di sola andata. Per arrivare a questa decisione ha addotto — come suo solito — giustificazioni false e insostenibili razionalmente.
Infatti la Ue dall’inizio della crisi siriana con una mano ha elargito alle organizzazioni internazionali 9 miliardi di euro per controbilanciare una situazione drammatica, ma con l’altra ha azzerato completamente l’economia siriana agendo con le sanzioni sul commercio, sulle banche e su paesi terzi, isolando la Siria completamente e facendo crollare la sua economia. L’Europa in realtà sceglie gli aiuti emergenziali (e non pensa alla ricostruzione), perché le sue azioni sono fortemente viziate dalla discriminante del presidente siriano Assad, che ritiene illegittimo e vorrebbe destituire a favore dei delegati sauditi.
In proposito, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini si è espressa in precedenza molto chiaramente circa l’identità di vedute tra Unione Europea e Arabia Saudita, paese di gran lunga meno libero e democratico della Siria. Gli anni passati forniscono innumerevoli tracce di questo modus operandi. In questo senso, è significativo ricordare che l’Unione Europea nel 2016 vanificò i colloqui di pace promuovendo la conferenza di Parigi degli “Amici della Siria” che mise le basi per una nuova escalation del conflitto tramite l’operazione “Vulcano di Damasco e terremoto della Siria”.
Perciò dato i precedenti ed il posizionamento, non stupisce che gli aiuti economici per la ricostruzione saranno condizionati all’accettazione delle condizioni europee, il che equivale a dire che gli aiuti europei saranno usati come strumento politico alla pari delle sanzioni.
In definitiva, l’adozione dei soli aiuti emergenziali non risolverà nulla e non migliorerà la vita dei siriani; anzi insieme ai “corridoi umanitari” — come sottolineano i vescovi siriani mons. Georges Abou Khazen, mons. Antoine Audo e mons. Jean-Clement Jeanbart — provocherà l’effetto di svuotare ulteriormente la Siria.
E’ la prova lampante di come la visione europea sulla Siria coincida in fondo con il progetto degli Stati Uniti e di Israele di “riconfigurare” il suo ambiente geopolitico attraverso la balcanizzazione dei vicini stati arabi, trasformandoli in stati più piccoli e più deboli.
(2 – fine)