Ancora una volta sono gli Stati Uniti a farla da padrone per quanto riguarda le spese degli armamenti. Nel 2017 sono stati investiti 1739 miliardi di dollari in armi, e il 35% di questa cifra è stato spesa proprio da Donald Trump. Sono 610 i miliardi che gli americani hanno dedicato agli armamenti, in particolare, come sottolineato da La Repubblica, per il rinnovo degli aerei e delle navi invisibili, nonché per la modernizzazione dell´arsenale atomico. Ma non finisce qui perché per l’anno in corso, il 2018, l’amministrazione Trump punta ad aumentare ulteriormente la spesa, fino a toccare quota 700 miliardi. Secondo alcuni analisti ed esperti di politica internazionale, non è da escludere che Trump stia utilizzando la stessa tattica che già Reagan attuò negli anni ’80 per annientare la Russia, o meglio, l’Unione Sovietica. I comunisti di Mosca non riuscirono infatti a stare al passo con gli USA nella corsa agli armamenti, e implosero dall’interno. Così potrebbe rischiare di fare la Cina, anche se l’economia orientale sembra ben più solida rispetto a quella russa di fine anni ’80. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



UNA SPESA “MONSTRE” PER LE ARMI

Ora, premettiamo un attimo: scrivere un articolo sulle spese militari pazze nel mondo ha il fortissimo rischio di scendere e adagiarsi nel “comodo” lamento-polemica pacifista, così tanto roboante e nello stesso tempo fine a se stesso. Eppure, a leggere la cifra dei soldi spesi nel solo 2017 per il commercio-spesa di armi nel mondo con annessi fondi militari dei vari Paesi, il numero inquieta e non poco. Cosa si potrebbe fare infatti con 1739 miliari di dollari in più nelle casse “del mondo” e soprattutto senza quella stessa spesa fatta per guerre e minacce? Impensabile, non immaginabile e anche qui col forte rischio di scatenare un’invettiva anti-militarista che poco servirebbe a fare chiarezza su un’emergenza davvero mondiale. La cifra “monstre” è indicata dall’autorevole Sipri – Istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace – che raccoglie tutta la spesa dei bilanci pubblici (figuriamoci quelli tenuti nascosti cosa direbbero…) di tutti i Paesi del pianeta rispetto alla corsa/acquisto degli armamenti. 1739 miliardi di dollari è pari all’1,1% in più rispetto allo scorso anno: volete sapere chi ha speso di più nel 2017? Semplice, in primissima fila Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita e India, mentre la Russia ha calato le spese in maniera drastica anche a causa delle difficoltà economiche imposte dal debito sovrano e dalle sanzioni di Ue e Usa.



LE PAROLE “PROFETICHE” DEI PAPI

In Europa sono invece la Francia e la Svezia ad aver aumentato di molto la loro spesa militare, con la classifica che vede al primo posto la Gran Bretagna, poi proprio Parigi, Germania e l’Italia spunta solo al 12esimo posto. I dati della Sipri mostrano poi come l’aumento più spaventoso – e che potrebbe dire molto sulla centralità di questo Paese nella vita della comunità internazionale – sia avvenuto in Cina, con le spese militari aumentate del 5,6% a 228 miliardi di dollari nel 2017. La quota delle spese cinesi nelle spese militari a livello mondiale è passato dal 5,8% nel 2008 al 13% nel 2017; fa peggio l’America che però è da tempo che guida questa non proprio nobilissima classifica (610 miliardi di dollari spesi solo da Washington nel 2017). I motivi riscontrati dalla ricerca internazionale vengono individuati in pochi capitoli: «La persistenza elevata delle spese militari è fonte di gravi preoccupazioni. Impedisce la ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti nel mondo. È dovuto alla crescita sostanziale delle spese nei paesi dell’Asia, dell’Oceania e nel Medio Oriente», sottolinea l’Ambasciatore Jan Eliasson, presidente del Cda di Sipri.



La profonda retorica antimilitarista spesso impedisce di vedere con occhi lucidi gli effetti tremendi che la corsa all’armamento produce nella nostra epoca e purtroppo spesso chi dice, senza alcun tornaconto personale, che quello delle armi è uno scempio mostruoso, non viene minimamente considerato. È il caso ad esempio di Papa Francesco, che giusto due giorni fa scriveva su Twitter «Vogliamo veramente la pace? Allora bandiamo le armi per non dover vivere nella paura della guerra». A dargli manforte, ben 6 anni fa capendo perfettamente dove si stava andando nella nostra comunità mondiale, il suo predecessore Benedetto XVI: nel 2012, volando verso il Libano, Papa Ratzinger ebbe a dire «I, mercato delle armi è un peccato mortale. Bisogna finalmente cessare l’importazione di armi, senza questo la guerra non può cessare, anziché armi occorre piuttosto importare creatività e idee di pace». Lo diceva a riguardo della Siria: oggi, 6 anni dopo, siamo ancora lì se non peggio..