Asifa Bano e le altre “invisibili” bimbe che in India ogni anno vengono uccise, violentate e stuprate senza alcun rimorso di coscienza: la storia della 13enne abusata dal padre fa impressione anche per l’assoluta “indifferenza” mostrata da quell’uomo, operaio e padre di famiglia, che ha ritenuto normalissimo violentare la figlia di 13 anni per ben 6 mesi consecutivi: il finale tragico non ha visto l’omicidio ma purtroppo in tantissimi altri casi l’India presenta vicende simil con “finali” enormemente più drammatici. Dopo il caso di Asifa, la bimba di 8 anni violentata e poi uccisa con una pietra dopo uno stupro di gruppo, il premier Narendra Modi ha introdotto una nuova pena di morte contro chi violenta bambini sotto i 12 anni: forse dimentica però che il fenomeno – che gli esperti mondiali chiamano “discriminazione invisibile” – vede morire ogni anno 240mila ragazze e bambine. 2.4 milioni in un decennio per delle vittime rese tali solo dal fatto di essere femmine e quindi da sottomettere nella cultura di molti clan indiani: i dati sulla mortalità femminile indiana sono stati appena raccolti nel report della Lancet Global Health e spiegati in Italia da Left. Una tragedia immane che ogni settimana, purtroppo, presenta nuovi casi e un nuovo salatissimo conto umano. (agg. di Niccolò Magnani)



L’URGENTE BANALITÀ DEL MALE

Tra il Pakistan e l’India negli ultimi mesi l’attenzione internazionale si è finalmente soffermata sullo scempio e il disastro culturale-sociale-religioso di una pratica molto più che “saltuaria” nelle famiglie di quelle terre. L’ennesimo caso di strupro, continuato e familiare, ha di nuovo riacceso i riflettori sull’India dopo i recenti casi delle ragazzine stuprate dal branco e dalle famiglie, sotto gli occhi impotenti e fermi delle madri/sorelle/amiche delle povere vittime. Qualche mese fa una ragazzina di 8 anni appartenente ad una tribù nomade era andata nella foresta dello stato indiano del Jammu e Kashmir, per cercare dei pony. Ebbene, non è più tornata: rapita, drogata in un tempio indù e ripetutamente violentata. A 8 anni. Un orrore senza fine che purtroppo da molto tempo accade e che solo oggi “fa notizia” nei media internazionali: una brutalità senza senso e che in molte occasioni, come la bimba di 8 anni, arriva fino alla morte con l’indifferenza di larga parte della comunità indiana, non tutta per fortuna visto le recenti manifestazioni di piazza che chiedono dure leggi contro gli stupratori. Quando però il tutto avviene in un contesto familiare e per diversi mesi continuati, pare difficile contrastarlo con delle leggi: una banalità del male e della violenza che se non viene eradicata dalla cultura e società di quei Paesi, difficilmente qualche legge potrà sistemare il dramma in atto. (agg. di Niccolò Magnani)



STUPRA LA FIGLIA 13ENNE PER MESI: “È UNA COSA NORMALE”

Una nuova storia horror ci giunge dall’India, nazione che insieme al Pakistan sta regalando, purtroppo, sempre più spesso notizie al limite del raccapricciante. Come riportato da vari organi di stampa, a cominciare dall’agenzia Ansa, un padre è stato arrestato dopo aver stuprato ripetutamente la propria figlia. Ma la notizia ancora più scioccante è che per l’uomo fosse una cosa normale, come fare colazione al mattino. Siamo nella regione del Gurugram, vicino a Nuova Delhi, e lo stupratore è un operaio indiano di 37 anni, sposato. Ha abusato a ripetizione della ragazzina di 13 anni, spiegando alla stessa, e giustificandosi con le forze dell’ordine che «Un rapporto fisico fra padre e figlia avviene normalmente in tutte le famiglie».



“NON HA SENSI DI COLPA”

L’uomo è stato fermato dalla stessa ragazzina, che ha raccontato tutto alla madre, che a sua volta lo ha denunciato alla polizia. Le forze dell’ordine sono rimaste esterrefatte, visto che il maniaco non sembrava affatto scosso: «La cosa incredibile – spiegano gli inquirenti – è che non appare rammaricato o con senso di colpa». La vicenda è venuta alla luce grazie al quotidiano locale Hindustan Times, dove si legge che le violenze si sono perpetrate per circa sei mesi, prima appunto della denuncia della stessa ragazzina. L’uomo vive nel villaggio di Pataudi insieme alla seconda moglie e a quattro figli.