Domani per l’Irlanda (e non solo) sarà un giorno importantissimo: si vota infatti il Referendum sull’interruzione volontaria di gravidanza: il 25 maggio 2018 potrebbe dunque diventare una giornata storica perché forse per la prima volta il Paese di tradizione cattolica voterà a favore dell’aborto “più libero” e non molte meno restrizioni di quelle presenti con la legislazione vigente. I cittadini irlandesi – che potranno votare dalle ore 7 fino alle ore 22 di venerdì – dovranno decidere se abrogare (voto “Sì”) oppure confermare (voto “NO”) l’ottavo emendamento della loro Costituzione che di fatto equipara il diritto alla vita del nascituro a quello della madre. Non solo, si vota anche per dare eventualmente al Parlamento il potere di introdurre una nuova legge meno restrittiva sull’interruzione volontaria di gravidanza. Da mesi la battaglia culturale e sociale per questo voto ha dilaniato l’opinione pubblica e non solo in uno dei Paesi più cattolici al mondo: in Europa è ormai rimasta in assoluta minoranza sulla legislazione “Pro-Choice” tenendo finora saldo il valore dell’assoluta centralità e rispetto della vita di un individuo, dal suo concepimento fino alla sua morte. Va ricordato che al momento in Irlanda l’aborto è vietato a meno di casi estremi come il rischio della vita della madre: non è invece consentito in caso di stupro, incesto o grave anomalia fetale del bimbo.
COSA SUCCEDE SE VINCE IL SÌ?
I risultati si avranno forse da sabato mentre le urne saranno aperte per tutta la giornata di domani con un leggero vantaggio dei Sì rispetto al No secondo gli ultimi sondaggi, assai mutevoli a seconda delle fonti e delle aree sondate. Se vincerà il Sì nel referendum allora l’ottavo emendamento sarà eliminato ma la legge rimarrebbe in vigore fino all’approvazione della nuova norma meno restrittiva; se dovesse invece vincere il No, la norma rimarrebbe quelle attuale e si chiuderebbe, per almeno qualche anno, la contesa sull’aborto “libero”. Sul fronte politico, il premier Leo Varadkar (leader del partito di centrodestra Fine Gael), ha detto di essere a favore dell’abrogazione e dell’aborto più “libero” e ha fatto campagna elettorale a favore del Sì; ma ha anche lasciato libertà di voto ai propri sostenitori e ai membri del suo partito. Sul fronte culturale invece importante la presa di posizione dei Vescovi di Irlanda che assieme al Primate di Dublino hanno fatto campagna elettorale per il No: «Gli irlandesi sono un popolo compassionevole. Se da una parte sanno che è in gioco la vita di un bambino, dall’altra sentono con il cuore le situazioni difficili delle ragazze madri, delle madri che sono costrette ad andare all’estero per abortire e sentono di doverle aiutare sostenendo il Referendum. Ma la compassione va unita alla verità. Ci sono due vite da difendere e sostenere: la vita della madre e la vita del nascituro», spiega all’Agenzia Sir mons. Brendan Leahy, vescovo di Limerick.