Fra gli scenari dell’attentato a Liegi avvenuto nella giornata di lunedì, anche il liceo Leonie de Waha, in cui il killer ha preso in ostaggio un’impiegata che stava evacuando l’istituto, per poi liberarla perché musulmana. Gli addetti ai lavori stanno cercando di sistemare i danni provocati dalla sparatoria, con alcuni fori di proiettili che sono già stati rattoppati e le finestre riparate, ma ci sarebbero ancora molte cose da fare, in particolare, una cinquantina di porte segnate che andranno sostituite. Il prefetto della scuola, Rudi Creeten, ha parlato così nelle scorse alla Rtbf, televisione locale: «I simboli sono importanti, e uno di questi è inevitabilmente la scuola. E’ giusto che le cose tornino alla normalità, anche se gradualmente». Le lezioni riprenderanno ufficialmente nella giornata di lunedì, intanto è stato intercettato un alunno rientrato in classe temporaneamente per recuperare alcune cose che aveva lasciato dopo la fuga: «È difficile tornare a scuola – spiega il ragazzo di 15 anni – quando siamo arrivati alcune porte sono state abbattute perché erano chiuse a chiave, per scoprire se ci fosse qualcuno. Ho parlato con una psicologa? Non mi piace parlare di cosa mi spaventa e di cosa mi fa stare male, è più facile parlare con gli amici». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



L’IDENTIKIT DEL KILLER

Sono passati due giorni dall’attentato, o quello che sembrerebbe essere un atto terroristico, in Belgio, precisamente a Liegi. Con il passare delle ore sono emersi sempre più dettagli e particolari su questo episodio, che ricordiamo, ha causato tre morti (fra cui un giovane studente universitario), e diversi feriti. Il Corriere della Sera cerca oggi di fare un identikit del killer, tale Benjamin Herman di 36 anni. Un uomo violento e instabile psicologicamente che ha iniziato ad entrare e uscire di prigione da 15 anni a questa parte, dal 2003. Una fedina penale lunga come un papiro, fra furti, traffico di droga e violenze varie. Stava scontando una pena fino al 2020 e in carcere è venuto a contatto con alcuni detenuti islamisti che lo hanno avvicinato all’Isis. Quando ha ucciso due poliziotte e lo studente, era al suo 24esimo permesso, ma è stato anche l’ultimo, conclusosi in maniera tragica. Il gesto di Benjamin è stato rivendicato dallo Stato Islamico che lo ha definito un soldato del Califfato, anche se la polizia non esclude che non si sia trattato di terrorismo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



HA RISPARMIATO L’OSTAGGIO PERCHE’ MUSULMANA

Ha ucciso due donne e un ragazzo, ferendo quattro agenti di polizia di cui uno in maniera grave, ma ha risparmiato l’ostaggio. Benjamin Herman, l’attentatore che ieri mattina ha seminato il panico a Liegi, notta città belga, aveva preso con la forza un’impiegata che lavorava presso il liceo in cui si era barricato prima di morire, ma senza ucciderla, come forse in molti si aspettavano. Oggi, a poco più di 24 ore da quei tragici episodi, ha parlato l’ostaggio risparmiato, che ha spiegato di non essere stata uccisa perché di origini musulmane: «Non ti farò niente – avrebbe detto lo stesso killer alla donna, come riporta TgCom24.it – voglio solo far cuocere un po’ quelli là fuori». A questo punto trova sempre più conferma la matrice islamica dell’attentato, anche perché, come vi abbiamo spiegato più volte, il terrorista ha urlato “Allah Akbar” in diverse occasioni prima di venire ucciso. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“SI TRATTA DI OMICIDIO TERRORISTICO”

Non si può definire diversamente da un atto terroristico la sparatoria che ieri ha contribuito a diffondere paura e sangue in Belgio, a Liegi. La conferma, come spiega Tpi.it, arriva direttamente dal portavoce della procura belga Eric Van Der Sypt che ha apertamente parlato di “omicidi terroristici”. Lo stesso ha precisato: “I fatti sono rubricati come omicidio terroristico e tentato omicidio terroristico”. Benjamin Hermann, l’attentatore 33enne, era già noto alle forze dell’ordine per i reati di rapina ed aggressione e anche per questo è definito un soggetto pericoloso, anche alla luce dei nuovi fatti di ieri. Gli stessi inquirenti hanno confermato nelle passate ore un altro sconcertante retroscena risalente alla sera precedente, quando l’uomo poco dopo essere stato rilasciato dal carcere ha ucciso un ex detenuto il cui cadavere è stato ritrovato in una casa di Marche-en-Famenne, a 50 chilometri da Liegi. Proprio in carcere, secondo gli inquirenti, Hermann era entrato in contatto con alcuni detenuti radicalizzati. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

KILLER AVEVA UCCISO UN ALTRO UOMO LA SERA PRIMA

Emergono nuovi dettagli circa l’attentato avvenuto ieri in Belgio, forse di matrice terroristica. Il killer, Benjamin Herman, avrebbe ucciso un altro uomo la sera prima della sparatoria di ieri in centro a Liegi. Stando a quanto scrivono i colleghi di TgCom24, riportando la voce del ministro dell’interno belga, Jan Jambon, la quarta vittima sarebbe un ex detenuto che l’omicida conosceva: si tratta precisamente di Michael Wilmet, di trent’anni, scoperto dalle forze dell’ordine in un’abitazione a 50 chilometri da Liegi, nel territorio di Marche-en-Famenne. Un assassinio brutale quello del 30enne, visto che la stessa vittima sarebbe stata uccisa a colpi di martello, arma poi ritrovata nell’auto di Herman parcheggiata a Liegi. Inoltre, non è da escludere che l’assassino sia anche il responsabile di una rapina avvenuta fra lunedì e martedì in una gioielleria di Rochefort, paese di origine del killer. Proseguono intanto le indagini per capire se si sia trattato di un atto di terrorismo: «Aspettiamo inchiesta per dirlo – ha detto il ministro dell’interno belga – ci sono elementi ma anche contro-elementi che possono far parlare di terrorismo ma dobbiamo aspettare i risultati. Ci sono inoltre segnali che dicono che l’autore si fosse radicalizzato in carcere, ma ci dobbiamo porre molte domande». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LA CRONACA DI IERI

Di nuovo sangue in Belgio, forse, ancora di matrice islamica. Come vi abbiamo documentato ora per ora, a metà della mattinata di ieri, a Liegi, un uomo ha assassinato due poliziotte e un passante. Ma ricostruiamo brevemente i fatti: sono le 10:30 quando il killer, Benjamin Herman, nato nel 1987 e originario di Rochefort, aggredisce alle spalle due poliziotte con un coltello; una volta ferite, l’assassino ruba la loro pistola di ordinanza per poi fare fuoco e ucciderle. Il primo “scontro” è avvenuto vicino a Cafè des Augustins, nell’omonima via nel centro di Liegi, dopo di che Herman si è rifugiato nell’androne del liceo Léonie de Waha dove ha preso una donna in ostaggio, un’impiegata che stava facendo evacuare gli studenti proprio per la minaccia del killer.

L’IDENTITA’ DELLE TRE VITTIME

Dopo uno scontro a fuoco in cui sono rimasti feriti anche quattro poliziotti belgi, di cui uno in gravissime condizioni, gli uomini del peloton anti-banditisme (PAB), sono riusciti a neutralizzare l’aggressore. Durante la sparatoria è morto anche un passante, un giovane che si trovava sul posto passeggero di un’auto che malauguratamente stava passando di lì in quel momento. Le due poliziotte rimaste uccise hanno 53 e 45 anni, la prima madre di due gemelle di 13 anni, e la seconda, mamma di una ragazza di 25. La terza vittima è invece un ragazzo di 22 anni, studente di Pedagogia della Haute Ecole di Liegi. Le prime indagini stanno seguendo la pista terroristica, come riferito dalla procura e come riportato da La Repubblica. Il killer era uscito di prigione il giorno prima grazie ad un permesso di qualche ora, ma non è più rientrato.