La controversa legge che vieterà dal 1° agosto alle donne di religione musulmana di indossare niqab e burqa nei luoghi pubblici potrebbe segnare una svolta a destra da parte dell’esecutivo guidato dal premier Lars Lokke Ramussen, a solo pochi mesi di distanza da un giro di vite approvato dall’esecutivo di marca liberate contro gli immigrati. A stupire è che questa legge ha trovato nel parlamento danese non solo i voti dei partiti tradizionalmente schierati nell’area di centrodestra o della cosiddetta “right wing” ma pure dei social-democratici di centrosinistra che al momento si trovano all’opposizione. Insomma, la Danimarca ha deciso di seguire la strada già intrapresa da altri Paesi europei quali Francia, Belgio e Austria e dalle parole di alcuni esponenti del Governo si capisce come si tratta di un provvedimento atteso da circa dieci anni da molti politici: “Il Parlamento ha detto molto chiaramente che il burqa e il niqab non appartengono alla Danimarca e sono incompatibili con la nostra cultura”. (agg. di R. G. Flore)



AMNESTY INTERNATIONAL, “DONNE NON LIBERE”

L’approvazione della legge che anche in Danimarca vieta alle donne di religione musulmana di indossare niqab o anche solo il burqa in luoghi pubblici sta facendo discutere anche se, di fatto, allinea il Paese del nord ad altri omologhi casi europei, come quello dell’Austria, della Francia e del Belgio: passata in Parlamento con una discreta maggioranza, la norma prevede delle multe per chi trasgredisce anche se il Ministro della Giustizia, Soeren Pape Poulsen a tal proposito ha avuto modo di dire che dipenderà dagli ufficiali di polizia usare il buon senso per capire, in ogni situazione, se le donne stanno violando o meno la legge che entrerà ufficialmente in vigore dal prossimo 1° agosto. Intanto, contro la decisione del parlamento danese si è schierato il direttore di Amnesty International Europea, Gauri van Gulik, secondo il quale “tutte le donne dovrebbero essere libere di vestirsi come credono e secondo le loro identità religiose”, criticando inoltre duramente quello che è stato già ribattezzato “Burqa ban”. Inoltre, van Gulik ha aggiunto che se l’intenzione della legge era quello di proteggere i diritti delle donne, allora ha fallito clamorosamente dato che, al contrario “le criminalizza per le loro scelte”. (agg. di R. G. Flore)



LEGGE SULLA STESSA LINEA DI ALTRI PAESI EUROPEI

Approvata con 75 voti favorevoli e 30 contrari dal parlamento danese la legge che vieta l’uso del burqa e del niqab nei luoghi pubblici. La Danimarca dunque si allinea alla Francia, il primo paese europeo già nel 2010 ad adottare tale legge, all’Austria e al Belgio. In Germania è in atto una legge vagamente simile che vieta il velo integrale solo ai poliziotti e che obbliga a scoprire il viso in caso si stia facendo un controllo di identità. Non sembra che l’uso di tale legge sia servito a fermare il terrorismo in paesi come Francia e Belgio, che sono anzi quelli più colpiti dall’islamismo radicale.



DANIMARCA, VIETATI BURQA E NIQAB NEI LUOGHI PUBBLICI

Il divieto comunque anche nel caso danese vale solo per i luoghi pubblici come detto: uffici, banche, scuole, ospedali: «Ogni persona che, nei luoghi pubblici, porti un capo di abbigliamento che le copra il viso, è punibile con una multa». La multa per chi non rispetta l’ordinanza è pari a 134 euro, ma se si arriva a quattro sanzioni, la multa sale fino a 1343 euro. Il Partito popolare danese voleva che venisse introdotto anche il carcere per i trasgressori. Non ci sono al momento commenti da parte della comunità islamica, che come sempre in questi casi si è dichiarata contraria sostenendo trattarsi di violazione dei diritti personali e della libertà religiosa, ma come sa chiunque conosca a fondo l’Islam, il burqa non è previsto dal Corano né Maometto aveva mai ordinato che le donne lo indossassero. Si tratta solo di una tradizione aggiunta nel corso dei secoli.