Nonostante le potenze europee stiano cercando di convincere a Donald Trump a rivedere la propria posizione sull’accordo nucleare con l’Iran, il presidente americano sembra intenzionato a proseguire sulla propria linea. L’equilibrio internazionale è in precario equilibrio, e sono diversi i rischi che si potrebbero palesare da qui al breve periodo. Il più probabile, come scritto dal collega Riccardo Alcaro per ilpost.it, è quella di una guerra fra USA/Israele e Iran. Gli israeliani stanno già bombardano alcuni siti iraniani, e a breve potrebbero aggiungersi anche le armi statunitensi, pronte a colpire obiettivi strategici militari per decapitare il nemico. Ma perché dovrebbero iniziare questi bombardamenti? Semplice, perché l’Iran, dopo l’uscita dell’accordo da parte degli USA, riprenderà lo sviluppo nucleare, e di conseguenza gli americani avranno un grande pretesto per sganciare delle bombe. Ovviamente l’Iran non starà a vedere, preparerà una rappresaglia, e potrebbero verificarsi degli incidenti che coinvolgano anche i russi, con tutto ciò che ne consegue. L’obiettivo ultimo di Trump è quello di far cadere il regime vigente attualmente in Iran, ma se l’uomo più potente riuscisse nel suo intento, le conseguenze potrebbero comunque essere disastrose: «Il regime iraniano conta su considerevole consenso interno – si legge su ilpost.it – e non andrebbe giù in modo indolore. Per figurarsi la magnitudo delle implicazioni di una guerra civile iraniana, basta mettere insieme quelle dei conflitti in corso in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Yemen tutte insieme, e moltiplicarle per due». Forse ora i rischi sono più chiari… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



COME AGGIRARE LE SANZIONI USA?

È sostanziale guerra diplomatica tra Europa e Stati Uniti a due giorni dall’accordo sul nucleare stracciato da Donald Trump: ancora oggi, Merkel e Macron in un vertice congiunto hanno invitato la Casa Bianca a rinegoziare una via di uscita che possa essere per tutti conveniente e che miri alla conservazione della pace anche con Teheran. Per ora il tycoon non sembra sentirci e annuncia sanzioni durissime con chi nei prossimi mesi negozierà con il governo di Rohani. Mentre lunedì ci sarà il nuovo vertice tra Europa e Iran per discutere dei prossimi step da impostare dopo l’addio degli Usa, l’attacco diretto contro Trump arriva dalla Francia nelle parole del Ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian. «la logica americana è isolazionista, protezionistica e unilaterale e Parigi non approva». Il ministro ha poi spiegato che nei prossimi giorni verranno riunite le aziende francese per un summit in cui «preservarle al massimo dalle misure statunitensi», e così faranno anche gli altri partner europei. Già, ma come fare per evitarle? Secondo quanto riporta l’Agi, «la Commissione Ue potrebbe discutere mercoledì prossimo delle contromisure di Bruxelles, in occasione della riunione del collegio dei commissari presieduto da Juncker». L’opzione principale è quella di regolare un passato ricorso Ue in merito alle sanzioni Usa indette nel 1996 contro Cuba: si neutralizzano gli effetti extraterritoriali derivanti dall’applicazione di una normativa adottata da un paese terzo. Via alternativa, spiega l’Agi, sarebbe quella di «permettere alla Banca europea per gli investimenti di operare in Iran. A Bruxelles viene visto come modello anche l’Accordo quadro di finanziamento (Master Credit Agreement) firmato dall’Italia a gennaio per garantire 5 miliardi di investimenti in Iran». (agg. di Niccolò Magnani)



TUSK, “EUROPA UNITA”

Secondo il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, quanto avvenuto ieri con lo strappo degli americani vedrà la risposta “unitaria” dell’Europa stessa: «Le politiche di Trump sull’accordo nucleare con l’Iran e il commercio si troveranno di fronte un approccio europeo di unità». Tusk spiega poi che tutti i leader europei affronteranno entrambe le questioni urgenti al vertice di Sofia della prossima settimana, il 17 maggio; insomma, l’Unione Europea prova un estremo tentativo di salvare l’accordo con l’Iran, elemento non “certo” visto che la replica di Khamenei oggi ha messo nel mirino non solo lo «stupido e superficiale» Trump ma anche gli inglesi, francesi e tedeschi considerati «bugiardi, da non fidarsi». Intanto, il presidente degli Stati Uniti è tornato ancora sul fronte iraniano spiegando ai cronisti davanti alla Casa Bianca come «se l’Iran deciderà di ricominciare il suo programma nucleare le conseguenze saranno dure. Le sanzioni entreranno in vigore e saranno effettive a breve e che l’Iran dovrà tornare a negoziare o qualcosa succederà». (agg. di Niccolò Magnani)



JUNKER, “CRISI DIPLOMATICA”

La diplomazia europea sta vivendo ore frenetiche dopo che la crisi tra Stati Uniti e Iran è deflagrata a seguito dell’annuncio del Presidente Donald Trump di voler uscire dall’accordo sul nucleare del 2015. La decisione è stata duramente attaccata dall’ayatollah Khameini e dai vertici del governo della Repubblica islamica, ma anche i partner europei di quell’accordo non nascondono la loro irritazione per la scelta unilaterale di Wsashington: tra i pochi a non negare l’evidenza è il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker che ha mostrato come sia sceso il gelo tra USA e Ue parlando apertamente di “crisi diplomatica”. Intanto, Emmanuel Macron è uno dei leader che più alacremente si sta dando da fare affinché l’Iran continui a rimanere nel patto (come confermato peraltro dal suo omologo Hassan Rouhani) e, a tal proposito, questa volta si trova sulle stesse frequenze di Gran Bretagna e Germania che, attraverso Theresa May e Angela Merkel, non sembrano seguire Trump quando parla di “lies” (menzogne) dell’Iran sul programma nucleare per giustificare la drammatica decisione degli States. (agg. R. G. Flore)

ANGELA MERKEL, “VERIFICHE OK”

È compatto e unanime il coro di disapprovazione che dalla UE arriva contro la decisione annunciata ieri dal Presidente Donald Trump a proposito dell’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleate stipulato tra gli altri con l’Iran nel 2015. Pur non raggiungendo i toni duri utilizzati dall’ayatollah Khamenei e dal Parlamento della Repubblica islamica, l’Europa ha parlato una volta tanto a una sola voce e i vari leader si sono espressi affinché l’accordo venga tutelato e che si continui a vigilare sul percorso di de-nuclearizzazione dell’Iran. A tal proposito, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha spiegato che a che la Germania “rimarrà vincolata a questo accordo” ponendosi sulla stessa linea d’onda di Francia e Gran Bretagna, ma ha pure aggiunto che le verifiche degli ispettori nel Paese asiatico sono andate a buon fine, smentendo di fatto quanto detto ieri da The Donald che aveva parlato delle “menzogne” di Khamenei alla base della scelta degli USA di uscire dal patto stipulato a suo tempo dall’amministrazione Obama. A farle eco il Ministro dell’Economia del suo Governo, Olaf Scholz che ha garantito come farà di tutto perché questa decisione non colpisca troppo le aziende europee. (agg. R. G. Flore)

L’IRA DI TEHERAN, SI MUOVE LA DIPLOMAZIA UE

La durissima reazione dell’ayatollah Khamenei dopo la drammatica conferenza stampa di ieri, nella quale Donald Trump ha confermato l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo per il nucleare firmato nel 2015 dall’amministrazione Obama, pare essere solamente la prima ricaduta di una scelta che potrebbe destabilizzare dei già fragili equilibri mondiali. Infatti, le parole di Khamenei hanno fatto da apripista a una seduta del parlamento iraniano nel quale oggi il presidente Larijani ha parlato apertamente di “bullismo degli americani” e qualcuno ha minacciato di morte lo stesso presidente degli States. Ad ogni modo, lo stesso Larijani ha voluto smorzare i toni spiegando che adesso la palla passa all’Europa, coi quali l’Iran intende continuare a dialogare, per salvare l’accordo sul nucleare: e, non a caso, nelle segrete stanze della diplomazia UE si lavora alacremente per evitare una pericolosa escalation, tanto che uno dei più attivi è proprio il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, mentre un summit tra i Ministri degli esteri dell’Esagono assieme agli omologhi britannici e tedeschi è in programma lunedì prossimo per evitare che in Iran salga la tensione e il fronte dei cosiddetti “falchi” reagisca in modo sconsiderato all’atto unilaterale di The Donald. (agg. R. G. Flore)

KHAMENEI, “STUPIDO E SUPERFICIALE”

Il giorno dopo l’uscita degli Stati Uniti dal patto con l’Iran sul nucleare, arrivano le reazioni da parte di Ali Khamenei, guida suprema iraniana. L’ayatollah non le manda di certo a dire, e parlando alla nazione con un discorso trasmesso in diretta tv, spiega: «Quello di Trump è stato un discorso stupido e superficiale, una minaccia per il popolo e il governo dell’Iran», quindi ha proseguito: «Ieri sera avete sentito i commenti assurdi e superficiali del presidente americano. C’erano forse più di dieci menzogne nel suo discorso, ha minacciato sia il governo che il popolo iraniano affermando che farà questo o quello. Signor Trump, a nome del popolo iraniano le dico: non può fare una sola di queste cose». Ali Khamenei punta quindi il dito contro le potenze europee, intenzionate a rimanere nel patto, ma dopo l’uscita degli Stati Uniti, l’iraniano non sembra più fidarsi: «La loro parola non ha valore – l’ayatollah si rivolge a Germania, Francia e gran Bretagna – oggi dicono una cosa e domani un’altra, non hanno vergogna». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

CRITICHE VERSO TRUMP

Le critiche contro Donald Trump sono praticamente unanimi, tranne Israele che resta affianco all’alleato Usa dopo i ritiro dall’accordo nucleare annunciato ieri sera: prima l’Ue, poi la Russia e poi ancora l’Onu, la Cina e la Turchia. Insomma, l’intesa stracciata da Trump viene sostenuta da Europa e Mosca che hanno già annunciato di non voler metter la parola fine all’accordo, come del resto confermato dallo stesso governo di Teheran. La Cina ha fatto sapere da Pechino che la «mossa di Trump è come aprire un vaso di Pandora e rappresenta un nuovo assalto al multilateralismo globale da parte di Washington»; non meno duro il commento di Ankara che spiega «Abbiamo sempre sostenuto una soluzione diplomatica e politica per le questioni inerenti il nucleare iraniano. Siamo dinanzi a una scelta infelice, presa nei confronti di un accordo da difendere». Secondo Erdogan abbandonando l’intesa con l’Iran sul nucleare «a perdere saranno gli Usa, perché devi rispettare un accordo che hai firmato». Intanto dagli States, arriva anche il primo commento di chi quell’accordo lo aveva siglato nel 2015, ovvero l’allora presidente Usa Barack Obama: «L’accordo con l’Iran e’ nell’interesse dell’America e sta funzionando. Uscire dall’intesa è sbagliato e volta le spalle all’Europa: L’accordo – aggiunge l’ex presidente americano – ha significativamente ridimensionato il programma nucleare uraniano». (agg. di Niccolò Magnani)

LUNEDÌ VERTICE EUROPEO

Si terrà nella giornata di lunedì prossimo, 14 maggio, un vertice europeo per cercare di preservare l’accordo nucleare con l’Iran dopo l’uscita di scena degli Stati Uniti, ufficializzata ieri dal presidente Donald Trump. Come riporta Rai News, i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna, incontreranno i vertici iraniani, come annunciato dal capo della diplomazia francese, Jean-Yves Le Drian: «Ci riuniremo con i miei colleghi britannico e tedesco lunedì prossimo – le parole rilasciate ai microfoni di Rtl – insieme anche ai rappresentanti iraniani, per considerare l’intera situazione». Nel frattempo sono piovute critiche nei confronti della mossa statunitense, a cominciare dal Premier Gentiloni, che attraverso il proprio profilo Twitter ha fatto sapere: «Accordo con l’Iran va mantenuto. Contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare. L’Italia con gli alleati europei per confermare gli impegni presi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BRUCIATA BANDIERA USA

Nucleare Iran, no di Trump all’accordo: clima di altissima tensione dopo la decisione di Donald Trump di chiamare fuori l’America dall’accordo sul nucleare iraniano. Le principali potenze europee si sono dette preoccupate dalla scelta del tycoon e non è mancata una prima dura presa di posizione di Teheran. Ma non solo: come sottolinea l’Ansa, alcuni deputati iraniani in aula hanno dato fuoco a delle bandiere di carta degli States. Un episodio che alimenta lo scontro, con i parlamentari che hanno urlato a grande voce “morte all’America”, canto usato in diverse occasioni a parte dalla rivoluzione islamica del 1979. Oltre alla bandiera a stelle e strisce, i deputati hanno dato fuoco ad un pezzo di carta che rappresentava l’accordo sul nucleare dal quale il numero uno statunitense ha deciso di uscire. “Si tratta di bullismo”, il commento del presidente del parlamento iraniano Ali Larijani, sottolineanco che gli Usa riceveranno dall’ira una risposta “che rimpiangeranno”. Clicca qui per vedere il video.

NUCLEARE IRAN, NO DI TRUMP ALL’ACCORDO

Ali Larijani ha parlato anche del ruolo delle altre potenze mondiali: “L’Unione Europea e gli altri partner dell’accordo nucleare ora sono responsabili di salvare l’accordo: questa è una finestra attraverso la quale l’UE può dimostrare se ha peso necessario per risolvere problemi internazionali o meno”. Il caos è scoppiato ieri, verso le ore 20.00 italiane: Donald Trump ha ufficializzato l’uscita degli Usa dall’accordo, sottolineando che il regime iraniano “finanzia il terrore” e minacciando la reintroduzione di nuove sanzioni. “L’accordo serve solo alla sopravvivenza del regime a cui permette ancora di arricchire uranio”, le parole del tycoon americano riportate dall’Ansa. Fox News ha rivelato che le sanzioni nei confronti dell’Iran entreranno in vigore tra novanta giorni, con gli Usa che saranno ufficialmente fuori dall’accordo a partire da quella data. Poche ore fa, inoltre, è giunta la replica del presidente iraniano Hassan Rohani: “Gli Usa non hanno mai rispettato l’intesa”, aggiungendo che Teheran continuerà ad andare avanti sull’intesa con gli altri firmatari.