Pedro Sanchez in Spagna è l’uomo del momento: il segretario del PSOE dopo essere riuscito a sfiduciare in Parlamento l’ormai ex primo ministro Mariano Rajoy è adesso ufficialmente il premier iberico. Ma fatte salve le dovute distinzioni, a chi può essere paragonato Sanchez nel panorama politico italiano? Il primo che ci viene in mente è sicuramente Matteo Renzi. Proprio con l’ex segretario del Partito Democratico, Sanchez si è fatto immortalare nel settembre del 2014, quando lo spagnolo fu invitato alla Festa dell’Unità del PD a Bologna (per entrambi camicia bianca e maniche arrotolate). Ma la somiglianza non è solamente estetica, né riguarda soltanto una questione anagrafica. Così come Renzi, anche Sanchez all’interno del suo partito si è trovato spesso e volentieri a dover fare i conti con una minoranza “combattiva”, per usare un eufemismo. Un altro parallelismo? Di sicuro quello riguardante l’appoggio al governo: così come Renzi si è sottratto al sostegno del M5s, così Sanchez ha preferito dimettersi da deputato piuttosto che votare Rajoy. Questa linea, in Spagna, almeno dal punto di vista di Sanchez ha pagato. Chissà se Renzi avrà la stessa fortuna…(agg. di Dario D’Angelo)
PEDRO SANCHEZ HA GIURATO DA PREMIER
Pedro Sanchez è ufficialmente il nuovo Primo Ministro spagnolo. Poco fa il neo-Premier ha prestato giuramento presso Palazzo Zarzuela, la residenza del re di Spagna, confermando di fatto quando già avvenuto nelle scorse ore. Nella giornata di ieri il premier uscente Mariano Rajoy, è stato sfiduciato dal parlamento, e al leader di centro destra è quindi subentrato il numero uno dei socialisti spagnoli. Il neo-Primo Ministro si è recato alla Moncloa (sede del governo), come sottolineato poco fa dall’agenzia Ansa, per iniziare a lavorare al nuovo esecutivo. Nel frattempo, anche il nuovo governo catalano ha prestato giuramento dopo un braccio di ferro con le autorità iberiche durato sette mesi. Il presidente Quim Torra ha spiegato: «Questo governo accetta il mandato per formare uno Stato indipendente». Il leader catalano ha poi rivolto il proprio pensiero a Sanchez: «Parliamo, assumiamoci entrambi dei rischi, sediamoci a un tavolo e parliamo, da governo a governo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DALL’OTTOBRE 2016 AD OGGI: UN’ASCESA IMPENSABILE
E’ iniziata una nuova era in Spagna. Da poche ore a questa parte, lo storico Premier Rajoy, è stato destituito per via dello scandalo tangenti che ha colpito il suo partito. Il posto del Primo Ministro in carica negli ultimi 7 anni, è stato preso da Pedro Sanchez, detto El Guapo (Il Bello). Una storia particolare quella del leader socialista, come ricorda stamattina il Post. Soltanto un anno e mezzo fa, precisamente il 29 ottobre del 2016, Sanchez rinunciava al seggio da deputato, presentandosi in conferenza stampa per annunciarlo. Il motivo di tale scelta, l’estromissione di un mese prima dalla guida del Partito Socialista spagnolo, il PSOE, il più importante partito di sinistra della nazione iberica. All’epoca Sanchez decise di non appoggiare il nuovo governo Rajoy che stava nascendo, a differenza invece di molti esponenti socialisti, che pensavano invece di spalleggiare il Pp, evitando una crisi ancora più profonda. Era un periodaccio per il partito socialista, che nel giugno del 2016 toccò il peggior risultato della sua storia. Oggi il vento è decisamente cambiato: Sanchez è da qualche ora a questa parte il nuovo Premier, ed ha vinto di fatto la sua personale battaglia, destituendo il nemico Rajoy. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
UN GOVERNO IN STILE ZAPATERO
E’ ufficialmente terminata l’era Rajoy in Spagna, e nel contempo, è iniziata quella firmata Pedro Sanchez. Dopo 7 anni di governo, il Premier uscente ha dovuto abdicare, travolto dallo scandalo “tangentopoli” che ha investito il centrodestra. Al suo posto, El Guapo Sanchez, leader dei socialisti, il Psoe, pronto a guidare il paese verso una nuova era. La capogruppo Margarita Robles, parlando ieri subito dopo la decapitazione del vecchio governo iberico, ha ammesso: «Il Psoe – si legge sull’edizione online de Il Fatto Quotidiano – seguirà il modello di quello di José Luis Zapatero». Verranno garantiti gli impegni presi con l’Europa, e si punterà alla stabilità. Bello il gesto di Rajoy dopo essere stato sfiduciato, che ha deciso comunque di stringere la mano al suo nemico Sanchez in segno di fair play. Casuale, o forse non troppo, come sia in Spagna quanto in Italia siano di fatto nati due governi nelle stesse ore, due esecutivi del cambiamento, caratterizzati da personaggi inediti, uno storico passaggio di testimoni che speriamo possa giovare ad entrambe le nazioni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PODEMOS ESULTA
Ha vinto il Psoe ma soprattutto è Podemos che potrà avere i maggiori vantaggi dalla caduta di Rajoy: Sanchez infatti, seppur incoronato “politico più bello di Spagna” è stato sonoramente sconfitto alle ultime elezioni perdendo la leadership in consensi della Sinistra socialista, passata alla “movimentista” Podemos di Pablo Iglesias. Non solo, con il Governo ora guidato da Sanchez il partito “populista” potrà rimanere in maggioranza senza però avere la responsabilità diretta di un eventuale fallimento, potendosi poi presentare alle urne con la forza della “novità” contro l’emergente Ciudadanos (centristi). «E’ solo il primo passo per una Spagna che accolga e non escluda», ha scritto Iglesias su Twitter poco dopo la sfiducia votata contro il Governo popolare. Secondo invece uno dei fondatori di Podemos, Juan Carlos Monedero, «Abbiamo detto che si può e lo abbiamo dimostrato. Abbiamo infranto questa tradizione che diceva che la Spagna è irriformabile». (agg. di Niccolò Magnani)
RAJOY: “LASCIO UNA SPAGNA MIGLIORE”
«E’ stato un onore lasciare una Spagna migliore di quella che ho trovato»: così il premier appena sfiduciato Mariano Rajoy dopo aver stretto la mano al nuovo Presidente del Consiglio spagnolo, Pedro Sanchez. A favore della mozione di sfiducia – e dunque di fatto i nuovi partiti della maggioranza che dovrà cercare di evitare le terze elezioni nel giro di due anni – sono stati i deputati di Podemos, i nazionalisti moderati baschi (Pnv), i radicali (Bildu), i due partiti catalani (Erc e PDeCat) e i valenziani di Compromís e ovviamente il Psoe (socialisti) del neo premier Sanchez. Contro invece i Popolari di Rajoy e Ciudadanos di Albert Rivera che, dato in netto vantaggio nei sondaggi nazionali, avrebbe voluto andare alle urne per poter ottenere la maggioranza di governo investita letteralmente dalle urne. Così non sarà, almeno per ora, dopo il ribaltone del Governo di Madrid questa mattina: sono state due in particolare le promesse fatte dal Psoe per convincere il Parlamento a sfiduciare i Popolari. Sánchez ha garantito ai baschi che rispetterà la Finanziaria, già approvata, dove ci sono importanti investimenti infrastrutturali per Euskadi. Mentre al nuovo governo catalano ha promesso “dialogo” e non scontro come avvenuto nel recente passato con Rajoy, arrivato quasi alla secessione di Barcellona. (agg. di Niccolò Magnani)
SFIDUCIATO PREMIER: SANCHEZ NUOVO LEADER
Ora è ufficiale, il Governo spagnolo “passa di mano”: il premier Rajoy, dopo 7 anni consecutivi alla guida del Parlamento viene sfiduciato per il ben noto scandalo Gurtel e per come è prevista la Costituzione spagnola, il capo dell’opposizione ottiene l’incarico cambiando radicalmente la maggioranza in Parlamento. La mozione di sfiducia è passata con 180 voti a favore, 169 contrari e un astenuto: il promotore del provvedimento, il leader sociale Pedro Sanchez diventa così il settimo presidente del Governo spagnolo, portando a termine il periodo di 3 anni di massima crisi istituzionale di Madrid passata per due elezioni, un rischio secessione in Catalogna e ora il Governo dei Popolari sfiduciato. «Oggi si apre una pagina nuova nella storia del nostro Paese», spiega il neo premier che da lunedì sarà ufficialmente il nuovo capo del Governo di Spagna. A spostare definitivamente gli equilibri per la sfiducia è stato, come previsto, il Partito Nazionalista Basco che dispone in Parlamento di 5 seggi decisivi per la caduta del Governo conservatore. (agg. di Niccolò Magnani)
RAJOY VERSO LA CADUTA
E’ imminente la caduta del Premier spagnolo Mariano Rajoy. A meno di colpi di scena dell’ultima ora, il conservatore dovrà lasciare il proprio incarico dopo 7 anni, per fare spazio a Pedro Sanchez. Il leader socialista, riprendendo il dibattito questo mattina sulla sfiducia nei confronti dell’attuale Primo Ministro, ha spiegato fiducioso: «Si apre una pagina nuova – quanto si legge sull’agenzia Ansa – nella storia del nostro Paese». Quanto sta accadendo presso i vicini spagnoli non ha precedenti, con il Premier costretto ad abdicare a seguito di un blitz parlamentare, sostituito dal capo dell’opposizione. Il colpo di grazia a Rajoy l’ha dato ieri il partito nazionalista basco Pnv, che con i suoi 5 voti ha votato la sfiducia, favorendo quindi l’ascesa di Pedro el Guapo (Pedro il Bello), così come viene soprannominato il leader socialista.
LUNEDI’ SANCHEZ PREMIER?
La mozione di sfiducia presentata da Sanchez dovrebbe oggi raggiungere i famosi 176 voti su 350 al congresso, quanto basta per destituire il 63enne Premier. L’unica mossa che eviterebbe al 46enne leader del Psoe di divenire il nuovo Primo Ministro spagnolo, sarebbero le dimissioni dello stesso Rajoy, che bloccherebbero la sfiducia e di conseguenza la nomina automatica di Sanchez. Peccato però che l’attuale Premier non abbia alcuna intenzione di fare un passo indietro. Pedro il Bello, oltre agli 85 deputati del suo Psoe, si trova fiancheggiato dai 71 di Podemos, dai 17 separatisti catalani, dai 2 baschi di Bildu, e infine, come detto sopra, dai 5 del Pnv. 180 posti su 350, anche se la coalizione sembrerebbe impossibile da governare, visti i diversi orientamenti politici racchiusi al suo interno. Sanchez però intende ispirarsi al modello portoghese, dove il premier socialista Costa sta governando in minoranza ma con l’appoggio della sinistra radicale. L’investitura dovrebbe arrivare lunedì, vedremo quanto durerà questo nuovo governo.