Tutto è cominciato quando dei filmati di bambini in divisa militare a cui venivano insegnati slogan contro l’occidente e a favore del presidente turco Erdogan. Filimini registrati in una delle sette moschee che il governo austriaco ha intenzione di chiudere proprio per la loro radicalizzazione filo turca. Una reazione alquanto giustificata quella del governo Kuntz che ovviamente ha provocato la furiosa reazione del dittatore turco Erdogan che sta minacciando una guerra di religione tra “crociati” e “mezzaluna”. Tra i luoghi di culto finiti nell’occhio del ciclone, quattro si trovano a Vienna, due in Alta Austria e una in Carinzia. La chiusura è stata approvata con decreto dell’ufficio della cancelleria competente per le questioni religiose e non è appellabile. “In Austria non c’è spazio per società parallele e radicalizzazioni” ha detto il Cancelliere mentre il suo vice Strache ha aggiunto che “non tolleriamo predicatori dell’odio che agiscono in nome della religione” (Agg. Paolo Vites)



ERDOGAN ALL’AUSTRIA: “SI VA VERSO GUERRA DI RELIGIONE”

La Turchia avverte l’Austria: la chiusura delle moschee e le espulsioni degli imam potrebbero portare alla guerra di religione. In un discorso tenuto a Istanbul il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha mandato un messaggio a Sebastian Kurz. «Queste misure prese dal cancelliere austriaco stanno, io temo, portando il mondo verso una guerra fra Crociati e la Mezzaluna». Il provvedimento del cancelliere austriaco ha un carattere «anti-islamico» per Erdogan, che ha promesso una risposta. «Loro dicono di voler buttare fuori dall’Austria i nostri religiosi. Credete forse che noi non reagiremo se faranno una cosa del genere», ha detto il presidente turco nel suo discorso. Nei giorni scorsi aveva duramente criticato il governo di Vienna, giudicando il provvedimento «risultato di un’ondata populista, islamofoba, razzista e discriminatoria» in un Paese in cui vivono almeno 360mila persone di origine turca, 117 mila delle quali di nazionalità turca.



GUERRA CROCIATI CONTRO MEZZALUNA

L’ira di Ankara non si placa dopo la decisione dell’Austria di una stretta contro il cosiddetto “islam politico”. Vienna ha annunciato l’espulsione di decine di imam accusati di essere finanziati dal governo turco e la chiusura di 7 moschee dopo la circolazione di alcune foto scattate all’interno di uno dei principali luoghi di culto islamici in cui si vede un gruppo di bambini inscenare la battaglia di Gallipoli, episodio della Prima guerra mondiale che ha visto la vittoria dell’Impero ottomano contro l’Intesa. Ufficialmente l’Austria ha spiegato che la decisione di revocare il diritto di residenza agli imam è motivata dal fatto che la legge austriaca vieta alle attività religione in territorio nazionale di essere finanziate dall’estero. Quindi, le guide spirituali musulmane sono finite nel mirino del gabinetto di Sebastian Kurz perché membri dell’Unione culturale turco-islamica, organizzazione che gestisce diverse moschee austriache sovvenzionata dal Direttorio per gli Affari religiosi del governo turco. E infatti non è tardata ad arrivare la reazione turca.

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