Era atteso da settimane il vertice storico tra il presidente Usa, Donald Trump e il giovane dittatore nordcoreano Kim Jong-un e alla fine si è tenuto, in quel di Singapore, uno dei pochi Paesi asiatici ad intrattenere rapporti diplomatici con entrambi gli Stati. A summit ormai concluso, Trump ha detto in conferenza stampa di aver “instaurato un legame molto speciale” con Kim, mentre quest’ultimo ha ribadito le “grandi sfide da affrontare” pur esprimendo piena collaborazione. Come spiega Il Fatto Quotidiano, tuttavia, Pompeo ha ribadito come il presidente Usa non siglerà alcun accordo che non garantisca una effettiva protezione dalla minaccia nucleare della Corea del Nord. Alla stampa, proprio Trump ha commentato l’impegno preso dal regime di Kim in merito alla denuclearizzazione assicurando che sarà un processo imminente. Tuttavia, nel documento finale, pur parlando di buone relazioni tra i due Paesi non si fa riferimento alla riapertura di un canale diplomatico e, pur parlando di denuclearizzazione non si specificano modalità e tempi. Certamente per la Corea del Nord il vertice ha rappresentato un ottimo successo d’immagine. Eppure, nonostante i buoni propositi c’è chi ancora definisce l’incontro una farsa. Sarà così? (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CHI CI HA GUADAGNATO NEL VERTICE?
Nel viaggio di ritorno verso Washington l’immancabile Tweet di Donald Trump pone la chicca finale alla tre giorni comunque positiva in Singapore con l’accordo di pace “impostato” con Kim Jong-un sul fronte della denuclearizzazione. «Il summit ha evitato una potenziale catastrofe nucleare», ha spiegato il presidente Usa dopo il proficuo scambio di accordi e promesse con il dittatore di Nord Corea. Trump ha ringraziato Kim «per il primo passo verso un futuro migliore per la sua gente. Il nostro incontro senza precedenti, il primo fra un presidente americano e un leader della Corea del Nord, dimostra che il vero cambiamento è possibile». Si sono scambiati gli inviti come nei migliori appuntamenti cortesi e mondani, con Pyongyang e la Casa Bianca che saranno teatro probabilmente per i prossimi step del percorso di denuclearizzazione visto che entrambi i leader hanno accettato con piena forza l’invito del rivale. Sulle nostre pagine questa mattina l’esperto di politica asiatica Francesco Sisci ci ha raccontato in un interessante approfondimento chi realmente ha guadagnato di più nel vertice di Singapore, e non siede alla Casa Bianca: «Kim Jong-un sicuramente è stato molto più concreto di quanto proposto dal presidente americano, per un motivo semplice. Il nucleare è un surplus nella difesa nordcoreana, perché diversamente dagli iracheni o dai libici Pyongyang ha 30mila cannoni puntati su Seul. L’ipotesi di un attacco di sorpresa contro il Nord rimane tecnicamente impossibile, bastano queste armi». In sintesi, «Per Trump certamente è un successo, ma se è un successo per lui, lo è molto di più per Kim, che ha guadagnato molto in termini di popolarità. Di fatto è stato sdoganato. Questo sdoganamento è molto più importante di qualunque altra cosa».
I TERMINI DELLA FIRMA
Secondo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres quanto avvenuto questa notte in Singapore è «un’importante pietra miliare verso la pace sostenibile e la denuclearizzazione completa e verificabile della penisola coreana»: la strada è lunga e irta ma di certo, afferma ancora la nota delle Nazioni Unite, «L’attuazione degli accordi raggiunti, in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, richiederà pazienza e sostegno da parte della comunità globale». Guterres, infinte, invita ed esorta tutte le parti interessate a cogliere questa importante opportunità, ribadendo «la mia disponibilità a sostenere pienamente il processo in corso». Intanto emergono in queste ore i punti e i termini del “contratto” firmato da Donald Trump e Kim Jong-un, dove si stabilisce in maniera netta che soldati e sanzioni restano in Corea del Nord fino alla «completa denuclearizzazione». Nel testo che inizia un lungo percorso di pace, gli Stati Uniti e la Nord Corea «si impegnano a stabilire nuove relazioni Usa-DPRK in accordo con il desiderio di pace e prosperità dei popoli dei loro Paesi; uniranno i loro sforzi per costruire uno stato di pace duraturo e stabile nella penisola coreana». Infine, recita ancora il testo, «Riaffermando la Dichiarazione di Panmunjom del 27 aprile 2018, la DPRK s’impegna a lavorare verso una completa denuclearizzazione della penisola coreana; Gli Usa e la DPRK s’impegnano a recuperare le spoglie POW/MIA, includendo l’immediato rimpatrio di quelle già identificati».
MA LA RUSSIA COSA NE PENSA?
Non c’è angolo del Pianeta in cui non sia arrivata notizia dell’incontro fra Donald Trump e Kim Jong-un. I due leader di Usa e Nord Corea, che nei mesi scorsi si erano minacciati al punto che ipotizzare un conflitto nucleare non sembrava cosa così ardita, riunti nella stessa stanza a Singapore, pronti a stringersi la mano e ad ipotizzare un futuro di pace. Detta così sembra una storia con lieto fine certo, ma la geopolitica è fatta di equilibri fragili e un soggetto che soprattutto negli ultimi anni può dire la sua per la strategia vincente che ha saputo applicare ai diversi dossier è ovviamente la Russia. E dunque è lecito chiedersi: cosa ne pensa il Cremlino di questo summit fra Trump e Kim? La risposta, come riportato da askanews, l’ha data Sergei Lavrov, ministro degli esteri di Mosca oltre che uno degli uomini più vicini a Vladimir Putin:”Siamo proprio come voi, stiamo guardando la TV, guardando i commenti che entrambe le parti stanno facendo: non abbiamo visto nessun documento. A mio parere, non sono ancora stati pubblicati, ma il fatto della riunione, ovviamente, è positivo”. Insomma, Mosca plaude ma con riserva. (agg. di Dario D’Angelo)
VERSO UN TRATTATO DI PACE?
Restano ben distanziate le posizioni di chi ha visto nell’incontro fra Donald Trump e Kim Jong-un una grande operazione di propaganda e chi, al contrario, pensa che a Singapore siano state poste le basi per un’intesa storica nelle relazioni tra Usa e Corea del Nord. Stando alle parole pronunciate dal presidente americano in conferenza stampa, il primo a credere nelle potenzialità dell’accordo è proprio The Donald. L’inquilino della Casa Bianca, come riferito da Il Post, si è detto possibilista rispetto all’ipotesi che l’armistizio del 1953, quello che mise fine alla guerra di Corea, possa presto diventare un vero e proprio trattato di pace. Tutto dipenderà ovviamente da come si svilupperanno i colloqui a livello diplomatico nelle prossime settimane con Pyongyang. Un tema fondamentale sarà di sicuro quello relativo ai diritti umani, argomento sul quale Kim – a detta di Trump – si sarebbe detto disposto a “fare qualcosa”. (agg. di Dario D’Angelo)
INTESA STORICA O OPERAZIONE DI PROPAGANDA?
I detrattori di Donald Trump in giro per il mondo, dopo lo storico accordo con il leader della Corea del Nord Kim Jong-un, sottolineano come quello di Singapore sia stato un vertice utile ai due capi di stato per rafforzare la propria immagine, dentro e fuori dai confini nazionali. Un’operazione propagandistica, dunque, se è vero che ancora non sono stati resi noti i dettagli dell’intesa tra Usa e Nord Corea. Di certo c’è che in conferenza stampa l’inquilino della Casa Bianca ha confermato che per il momento le sanzioni nei confronti di Pyongyang non verranno rimosse, ma alla domanda sulla possibilità di un ritiro delle truppe americane dalla penisola coreana – pur aggiungendo che l’ipotesi non è attualmente sul tavolo – ha risposto che gli piacerebbe riportare i soldati “a casa”. L’impressione, dunque, è che quello odierno fra Trump e Kim sia stato un colloquio importante ma soprattutto conoscitivo, utile ad instaurare un rapporto di fiducia reciproca. Una conferma a questa interpretazione è arrivata quando un giornalista ha domandato perché non abbia ottenuto da Kim l’impegno per una denuclearizzazione “completa, verificabile e irreversibile” e Trump ha risposto che semplicemente non c’era tempo. (agg. di Dario D’Angelo)
TRUMP SU KIM, “CAPISCO QUANDO QUALCUNO VUOLE UN ACCORDO”
La storia si scrive in 38 minuti: o almeno il suo primo capitolo. Tanto è durato l’incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un, con i due leader accompagnati soltanto dai rispettivi interpreti e pronti a toccare i dossier più importanti del vertice a Singapore: su tutti quello della denuclearizzazione della penisola coreana. Come riportato da Il Post, nella conferenza stampa che è seguita all’incontro, il presidente Usa ha sottolineato più volte il rapporto personale che sarebbe venuto a crearsi con il suo interlocutore. Un accento che The Donald – che spesso ama fare riferimento alle sue capacità di uomo d’affari – ha posto con evidenza quando un giornalista gli ha domandato come ci si possa fidare di Kim:”Capisco quando qualcuno vuole un accordo e quando non lo vuole”, la replica di Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha anche annunciato la sospensione delle esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud, che lui stesso ha definito “provocatorie” e “costose”: un’apertura di credito non da sottovalutare nei confronti di Pyongyang. (agg. di Dario D’Angelo)
IL PRANZO DI LAVORO ALLARGATO DOPO L’INCONTRO RISERVATO
Il primo vertice tra Usa e Corea del Nord è andato in scena alle 9 del mattino (le 3 in Italia). Donald Trump e Kim Jong-un sono stati puntuali. L’incontro è avvenuto nell’hotel Capella sull’isola di Santosa. La storica stretta di mano è durata poco più di 10 secondi, con il presidente americano che ha rafforzato il contatto con l’omologo nordcoreano poggiando brevemente la mano sinistra sul braccio destro di Kim. Dopo un breve scambio diretto di saluti, si sono mostrati ai flash dei fotografi e alle telecamere. Il faccia a faccia è terminato dopo meno di un’ora, subito dopo è iniziata la parte del vertice allargata alle delegazioni dei due Paesi. Con Trump c’erano il segretario di Stato Mike Pompeo, il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il capo di gabinetto John Kelly. Il clima è apparso molto cordiale. Quando è finito il vertice allargato non sono terminate le conversazioni. C’è stato un pranzo di lavoro a base di cocktail di gamberi e insalata di avocado, polpo, costolette di manzo servite con patate e broccoli al vino rosso, maiale in agrodolce e riso, baccalà con ravanelli. Come dessert, tortino al cioccolato, gelato alla vaniglia e tropezienne. (agg. di Silvana Palazzo)
TRUMP E KIM JONG-UN: STORICO DOCUMENTO SUL NUCLEARE
Un’ora di incontro serrato a 4 occhi, poi il vertice allargato alle delegazioni: e l’accordo, iniziale, tra Trump e Kim Jong-un è scritto. Una stretta di mano storica che sancisce il primo vero passo deciso verso la denuclearizzazione della Corea del Nord e nello stesso tempo un inizio di appeseament tra i due Paesi storicamente in guerra. Secondo il presidente Usa l’incontro è andato «molto bene e insieme risolveremo lavorando insieme il grande problema del nucleare», ha fatto sapere subito dopo il vertice di Singapore avvenuto questa notte. Kim e Trump hanno firmato al termine un documento sui negoziati per la piena e totale denuclearizzazione: «Kim Jong-un è un negoziatore sveglio e abile», con l’incontro che avverrà ancora molte altre volte, come ha specificato il presidente repubblicano che ha ufficialmente invitato il dittatore di Pyongyang alla Casa Bianca nei prossimi mesi. Trump e Kim si sono incontrati su un patio del Capella Hotel, completo di tappeto rosso e di bandiere dei due Paesi sul fondo: la foto che immortala la stretta di mano non coglie la tempistica, durata circa 15 secondi di battute e scambio di strette, come a sottolineare una pace decisa e voluta dai due Paesi (con annessi interessi economici, ovviamente). Le prime parole di Kim, riportate dallo staff di Trump, sono state: «Nice to meet you Mr. President. Molte persone nel mondo penseranno che sia una forma di fantasy… Un film di fantascienza».
“PRESO LA DENUCLEARIZZAZIONE DELLA COREA“
«Abbiamo fatto un sacco di progressi, l’incontro è andato meglio di quanto chiunque potesse aspettarsi», ha spiegato lo stesso Trump dopo l’incontro bilaterale con la Corea del Nord all’hotel di Singapore. Il presidente di Pyongyang ha poi aggiunto, «Abbiamo avuto un incontro storico, abbiamo deciso di lasciarci il passato alle spalle, abbiamo firmato un documento storico, il mondo vedrà un importante cambiamento». Ha voluto poi ringraziare personalmente Trump per aver fatto accadere l’incontro di oggi, capostipite di altri che potranno avvenire nei prossimi mesi con le garanzie che gli Usa si sono impegnati a mantenere davanti alla promessa di denuclearizzazione considerevole della penisola. Bisognerà capire ancora che ruolo avrà la Cina in tutto questo, la regia occulta dell’incontro assieme alla Sud Corea, ma al momento dai dati emersi ancora non è possibile decodificare la dimensione del patto intercontinentale: «Il processo di denuclearizzazione della Corea del Nord inizierà molto velocemente», anche se ora verrà scandita l’agenda di atti, mosse e promesse che saranno il centro dei prossimi incontri fra i due leader e le rispettive delegazioni.