Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva attaccato la Germania per difendere indirettamente la propria politica sui migranti e rispondere alle critiche dopo la diffusione delle disumane immagini dei bambini in lacrime nelle gabbie e separati dai loro genitori ma, a stretto giro di posta, è arrivata la replica da parte di Angela Merkel. Dopo che l’inquilino della Casa Bianca aveva parlato del Paese tedesco come caso emblematico dell’aumento della criminalità quando si aprono indiscriminatamente le porte ai migranti, spiegando a tutti gli americani che lui non vuole che ciò avvenga negli States, la Cancelliera ha risposto a tono ma senza perdere il self-control: “La mia risposta è che il Ministero dell’Interno ha pubblicato le statistiche federali sul crimine e che queste parlano per sé” ha affermato la Merkel, segnalando che vi sono invece sviluppi positivi e che proprio questi numeri incoraggianti devono anzi portare la Germania a lavorare con ancora più efficacia su questo fronte. A sostegno della Cancelliera, anche alcuni dati riportati dal New York Times, secondo cui in Germania nel 2017 è stato registrato il tasso di criminalità più basso degli ultimi 25 anni, controbattendo punto su punto la di Trump secondo cui l’immigrazione sarebbe la minaccia più grave. (agg. di R. G. Flore)



TRUMP ATTACCA LA MERKEL SU TWITTER

“America, be smart!”: è con queste parole che, su Twitter, Donald Trump ha attaccato la Germania e indirettamente difeso la propria politica sui migranti che, nelle ultime ore, l’ha riportato al centro delle critiche di tutto il mondo per via delle strazianti immagini dei bambini separati dai propri genitori e rinchiusi in lacrime in delle enormi gabbie. Infatti, il Presidente degli Stati Uniti ha voluto ricordato come la linea dura intrapresa dalla sua amministrazione darà i suoi frutti e non porterà a situazioni come quelli del Paese di Angela Merkel dove, citando alcuni dati, The Donald ha spiegato che la criminalità è aumentata circa del 10% da quando Berlino ha deciso di accettare di accogliere i migranti. Non solo, secondo Trump questi dati sarebbero stati nascosti ad arte per cercare di non sollevare il problema ed, evocando il medesimo spettro negli Stati Uniti, ha chiuso il tweet aggiungendo che in altri Paesi addirittura il tasso di criminalità sia aumentano in maniera ancora più vistosa. Insomma, sul fronte immigrazione pare che la strategia dell’inquilino della Casa Bianca sia quella di andare sempre all’attacco, anche preventivo, anticipando le prevedibili critiche degli oppositori e alzando l’asticella dello scontro, specialmente sugli amati canali social. (agg. di R. G. Flore)



UNICEF, “SITUAZIONE STRAZIANTE”

Politica, associazioni umanitarie, semplici cittadini Usa e di tutto il mondo, si stringono nell’appello all’Amministrazione Trump per permettere, nel rispetto della legge e delle decisioni del Congresso, un trattamento diverso da quanto sta accadendo ad oltre 2mila bambini “detenuti” nelle tendopoli e nelle “gabbie” al confine con il Messico. L’Unicef – di cui qui sotto abbiamo riportato stralci di un appello umanitario – ha confermato l’appoggio ai deputati e senatori americani che stanno chiedendo un passo indietro al Presidente per poter evitare una situazione imbarazzante per gli Usa e soprattutto un disumano modo di trattare migranti, per di più minorenni. In particolare, l’ong a tutela dell’infanzia ha aggiunto «La detenzione e la separazione familiare sono esperienze traumatiche che possono rendere i bambini più vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi», spiega Henrietta Fore (direttore generale di Unicef). Quanto avviene al confine con il Messico rischia di creare stress dannosi che, come hanno dimostrato numerosi studi, «possono avere un impatto sullo sviluppo a lungo termine dei bambini. Tali pratiche non sono nell’interesse di nessuno, tanto meno dei bambini che più ne subiscono gli effetti», conclude l’Unicef sottolineando a mo’ di speranza per l’immediato futuro come «l’interesse superiore dei bambini rifugiati e migranti sia considerato primario nella applicazione delle procedure e delle leggi statunitensi in materia di asilo».  



L’ACCUSA DEL DEPUTATO WELCH

È un coro unanime d’accuse quello che si sta levando, non solo oramai dal fronte interno, ma dal resto del mondo contro Donald Trump e le immagini dei bambini rinchiusi nelle gabbie e separati dai propri genitori. Al di là dell’indignazione che sta montando a livello internazionale e che ha portato anche la first lady, Melania Trump, a prendere le distanze dal marito, adesso non sono solo gli esponenti dei democratici ma diversi maggiorenti pure del fronte repubblicano ad attaccare The Donald che, solo poche ore fa, aveva ribadito che per lui gli Stati Uniti non dovranno mai diventare “un gigantesco campo migranti”: tra le voci più dure va segnalata quella del deputato dem Peter Welch che in un tweet, con tanto di foto, ha parlato del suo viaggio nei pressi del confine meridionale col Messico e ha spiegato di essere tornato col cuore a pezzi dopo aver visto madri in lacrime e bambini stipati a centinaia nelle gabbie. “It’s un-American” ha chiosato Welch, deputato del Vermont da sempre molto sensibile sul tema e che, attraverso alcuni scatti, ha voluto documentare personalmente le pratiche disumane perpetrate nella suddetta struttura “di raccolta” di Brownsville, in Texas. (agg. di R. G. Flore)

IL PIANTO DISPERATO DEI BAMBINI

Si va ancora più disperato il grido dei tanti bambini figli di migranti separati con la violenza, fisica e psicologica, dai genitori al confine con tra Messico e Usa. La denuncia fatta alcuni giorni fa dall’Associated Press e di alcuni politici che hanno sostato per qualche ora nelle strutture di “accoglienza” in Texas ha fatto scalpore in tutto il mondo e il pugno duro di Trump sui flussi migratori dal Messico fa discutere eccome. Bimbi rinchiusi in gabbie, «con bottiglie di acqua, coperte termiche e patatine, in attesa di un verdetto sulla possibilità o meno di restare negli Stati Uniti e separati dai genitori per giorni, a volte anche settimane», riporta l’inviato di Repubblica. La detenzione dei bambini – figli dei tanti migranti che tentano di passare la frontiera dove in futuro dovrebbe tenersi il famoso “muro” di Trump – è il risultato della tolleranza zero messa in atto dalla dottrina-Trump alla Casa Bianca e in Congresso con i migranti intercettati che vengono separati dai figli e portati in luoghi diversi ad attendere il verdetto sulla possibilità di restare o meno negli Stati Uniti. Sono circa 2mila in queste condizioni e nelle ultime ore circola un video dell’organizzazione no profit ProPublica che mostra pianti, urla e disperazione dei bambini messicani separati con la forza da mamma e papà. A far da scandalo ulteriore, i commenti di alcuni agenti che li scherniscono: “che abbiamo una orchestra qui?!”.

UNICEF, “SEPARAZIONE STRAZIANTE”

Trump non fa un passo indietro e intervistato in merito all’emergenza dei 2mila bimbi messicani riafferma con forza: «Gli Stati Uniti non saranno un campo di accoglienza per migranti e non saranno un centro di detenzione per profughi. Vedete cosa sta accadendo in Europa, non possiamo permetterlo anche negli Usa». Insomma, niente dietrofront come ad esempio aveva chiesto giusto ieri la moglie Melania Trump in un coraggioso virgolettato lasciato alla Cnn: “bisogna governare con il cuore. La polizia Usa non deve strappare i bambini agli immigrati clandestini». Intanto, come prima conseguenza del video pubblicato da ProPublica, interviene l’Unicef con una nota diffusa a livello mondiale in cui attacca l’amministrazione Trump: «Le storie di bambini, alcuni dei quali solo piccolissimi, separati dai genitori mentre cercano sicurezza negli Stati Uniti sono strazianti. I bambini, indipendentemente dalla loro provenienza o dal loro status migratorio, sono prima di tutto bambini. Coloro che sono rimasti senza altra scelta che fuggire dalle loro case hanno il diritto di essere protetti, accedere ai servizi essenziali e stare con le loro famiglie, proprio come tutti i bambini. È la realizzazione di questi diritti che offre ad ogni bambino le migliori opportunità per un futuro sano, felice e produttivo». Nel video si sentono anche alcuni bimbi che piangendo si chiedono, «non voglio che sia deportato il mio papà..».