Soddisfatto ma non troppo il confermato presidente della Turchia. Erdogan. Durante le elezioni nazionali tenutesi nella giornata di ieri, il partito del numero uno turco, l’Akp, ha ottenuto più voti della concorrenza, ma ha perso ben sette punti percentuali in tre anni, passando dal 49.5% (praticamente la metà della popolazione), del novembre 2015, al 42.4 di ieri. «Non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo», fra le prime parole di Erdogan, che poi ha aggiunto di come questa vittoria sianche quella degli oppressi del mondo: «I vincitori delle elezioni del 24 giugno – ha confessato, come riporta l’Huffington Post – sono la Turchia, la nazione turca, chi soffre nella nostra regione e tutti gli oppressi del mondo». Per quanto riguarda gli altri partiti, risultato inaspettato dei nazionalisti dell’Mhp, che ha totalizzato l’11.2% per un totale di coalizione (assieme all’Akp), pari al 53.6%. Grazie a questo risultato, il partito del presidente avrà 342 saggi, ben oltre la maggioranza assoluta del parlamento che è pari a 301. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“LA TURCHIA HA TAGLIATO I LEGAMI CON LA DEMOCRAZIA”
Le opposizioni turche fanno sentire la propria voce e dopo aver riconosciuto la sconfitta – sebbene i risultati ufficiali arriveranno il 5 luglio prossimo – tornano all’attacco rilevando i possibili rischi dei prossimi anni nel paese ex ottomano. Secondo il candidato repubblicano Muharrem Ince, sconfitto al 31% nella sfida presidenziale, «La Turchia ha tagliato i suoi legami con la democrazia. Ha tagliato i suoi legami con il sistema parlamentare. Sta andando verso il regime di un uomo solo». La vittoria di Erdogan, che conferma così l’accrescimento di potere in seguito alla riforma costituzionale approvata dal suo stesso partito di maggioranza. «Il successo di Erdogan non può essere spiegato soltanto con le irregolarità nelle elezioni. Hanno rubato voti? Sì. Ma hanno rubato 10 milioni di voti? No», ha spiegato Ince che ha sostenuto come la sconfitta sia anche frutto dei risultati deludenti degli altri candidati.
L’APPELLO DELLA GIORNALISTA TURCA
Una delle giornaliste più famose in Turchia, vicina al mondo dell’opposizione, in queste ore ha mandato un appello all’Unione Europea dopo il voto delle Elezioni 24 giugno: «l’opposizione deve essere sostenuta, almeno moralmente, dal Parlamento europeo e dalle forze democratiche dei paesi europei», spiega Ece Temelkuran. In un altro passaggio della sua intervista esclusiva a Euronews, l’editorialista turca aggiunge: «L’opposizione ha creato un incredibile entusiasmo in tutte quelle persone che erano contrarie al regime. Quello che è accaduto, ovvero vedere i partiti dell’opposizioni tutti uniti contro, il signor Presidente, è stato qualcosa di unico. Si sono uniti non contro di lui come persona, ma contro il regime che ha costruito negli ultimi 15, 16 anni. Questo, dal mio punto di vista, ha reso le persone molto critiche in Turchia. Ora si respira un’aria di delusione così forte che si sente ovunque; immagino che ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano da questo risultato, da un senso di frustrazione, per tornare alla loro lotta, a fare opposizione e a intraprendere azioni politiche». (agg. di Niccolò Magnani)
LIBERA L’ITALIANA PRO-CURDI: “VOLEVANO INTIMIDIRMI”
È stata liberata l’italiana Cristina Cattafesta, arrestata ieri durante le elezioni in Turchia mentre svolgeva opera di “osservazione elettorale” nell’area curda del Paese. «Sono libera, me la sono cavata con poco: una notte in carcere, dove sono stata trattata benissimo. Hanno montato un caso per niente», risponde nella prima intervista a Radio Capital dopo la liberazione dalle galere turche. La volontaria ha raccontato come si è arrivati ad un arresto assurdo come quello andato in scena ieri: «Durante un normale controllo di polizia per strada, hanno visto sul mio profilo Facebook una bandiera del Pkk e mi hanno accusato di fare propaganda terroristica. Mi hanno accusato di connessioni con il Pkk. Gli ho detto che non era vero, e che il fatto di pubblicare foto su Facebook non è un crimine». Non solo, ha anche sfidato i poliziotti dicendogli di cercare una foto che attestasse il suo coinvolgimento con il (presunto)terrorismo curdo: «Secondo me volevano creare un caso politico dal niente, volevano intimidire eventuali osservatori internazionali». Non è ancora rientrata in Italia, dipende dalla decisione dell’ufficio immigrazione, ma quel che è certo è l’uscita dal carcere. Intanto arriva il commenta della Commission Ue dopo la vittoria di Erdogan e suona come un “avviso ai naviganti”: «La Commissione europea si augura che sotto la presidenza di Erdogan la Turchia rimanga impegnata con l’Unione europea sui principali temi comuni come le migrazioni, la sicurezza e la stabilità regionale e la lotta contro il terrorismo», ha fatto sapere il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas. (agg. di Niccolò Magnani)
OCSE, “CONCORRENZA IMPARI”
Mentre Recep Erdogan festeggia l’ennesima rielezione al termine dell’ultima tornata di Elezioni Presidenziali in Turchia, raccogliendo circa il 52% dei consensi contro un ‘cartello’ che riuniva di versi leader dell’opposizione (ma perdendo circa 7 punti percentuali col suo Akp, non poco, rispetto al 2015), come era prevedibile nel Paese a cavallo tra Oriente e Occidente riesplodono le proteste di piazza e, pur senza sottolineare l’irregolarità del voto, si punta il dito contro una competizione che, a voler usare un eufemismo, non è stata propriamente ad armi pari. Infatti, come sottolineato nelle ultime ore da parte dell’OSCE (l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), nel voto turco sarebbe mancata la possibilità, per tutti i candidati in lizza, di competere con “eguali opportunità” dal momento che l’elettorato turco ha sì avuto la possibilità di esprime liberamente le proprie scelte ma per i concorrenti non sono state rispettare le “condizioni di trattamento su una base di parità” come dovrebbe accadere in questi casi. Ad affermarlo congiuntamente all’Ufficio dell’OSCE che vigila sulle Istituzioni Democratiche anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. (agg. di R. G. Flore)
NUOVE ONDATE DI ARRESTI
Ha vinto Erdogan ma non ha trionfato l’Akp che perde 7 punti percentuali in tre anni passando dal 49,5% delle Elezioni 2015 al 42,4% di ieri. Certo, non un calo drastico ma un segno di “scollamento” tra la gestione politica del partito di Giustizia e Sviluppo e la realtà territoriale, mentre sull’influsso del presidente Erdogan esercita ancora un profondo potere “ipnotico” per le masse turche. «Per capire la popolarità di Recep Tayyip Erdogan, presidente con pieni poteri, capo quasi assoluto della Turchia, noi giornalisti (e forse pure i sondaggisti) dovremmo frequentare meno la brillante e intellettuale borghesia di Istanbul e un po’ di più la Turchia profonda», scrive Alberto Negri su IspiOnline, profondo conoscitore delle realtà mediorientali ed ex inviato di guerra del Sole 24 ore. Restano però tutte le “vecchie” abitudini del rais che anche nel giorno delle Elezioni non ha rinunciato ad ondate di arresti per presunti oppositori del Governo e dello stesso Presidente rieletto. Resta ancora in stato di fermo l’italiana Cristina Cattafesta, bloccata ieri durante un controllo di polizia nella provincia di Batman, nel sud-est a maggioranza curda, «dove si trovava per svolgere attività di osservazione elettorale per il partito filo-curdo Hdp», scrive il Quotidiano.net. (agg. di Niccolò Magnani)
PRESIDENTE FINO AL 2028?
Con gli ultimi dati giunti in nottata, la vittoria di Erdogan si è fatta certa e ufficiale: il Presidente in carica da oltre un decennio in Turchia ha vinto anche queste Elezioni Legislative e avrà la maggioranza di fatto assoluta in Parlamento, con il 52,55%, pari a oltre 26 milioni di voti. l presidente della Commissione elettorale suprema (Ysk) ha confermato la vittoria di Recep Tayyip Erdogan al primo turno, con la coalizione Akl-Nazionalisti Mhp che prendono il largo in Parlamento con la maggioranza dei seggi. All’opposizione restano Chp e il Buon partito di centro-destra, che si presentavano uniti in un’alleanza elettorale ed entrano – come vediamo qui sotto – per la prima volta i filo-curdi dell’Hdp. Se per il “rais” la vera vittoria di queste Elezioni è stata “la democrazia”, non è dello stesso avviso il nucleo compatto delle opposizioni che ora temono anni ancora più bui in Turchia. «Poteri quasi assoluti, rischia di rimanere presidente fino al 2018»: l’allarme dato ai media dai gruppi di opposizione è un timore fondato e reale, vista la nuova Costituzione fatta approvare in fretta e furia prima delle Elezioni del 24 giugno. Il nuovo sistema presidenziale abolisce la carica di primo ministro (quella ricoperta inizialmente da Erdogan quando salì al potere nel 2013), nomina i giudici e altri funzionari statali e permetterà di potersi ricandidare in un terzo mandato, con la possibilità – vincendo – di poter rimanere al potere fino al 2028 appunto. (agg. di Niccolò Magnani)
PARTITO CURDO ENTRA IN PARLAMENTO
Per il Presidente turco Erdogan le nuove elezioni si risolvono di fatto in un nuovo trionfo, una maggioranza assoluta che vale sempre più pieni poteri per quello che in Turchia viene considerato un uomo solo al comando. Che aveva imposto per queste elezioni una soglia di sbarramento altissima per entrare in Parlamento, un 10% che è stato superato però a sorpresa dal Partito Curdo, l’HDP, che ha dato dimostrazione di grande compattezza, guadagnando così ben 66 seggi. Una questione con cui Erdogan dovrà fare i conti, anche considerando il consenso ottenuto dal leader Selahattin Demirtas, incarcerato eppure candidato Presidente, con l’8% di voti. Ottimi risultati che però non risolvono il problema della dura condanna che il Governo ed Erdogan potrebbero infliggerli. (agg. di Fabio Belli)
ERDOGAN OLTRE IL 52%
Elezioni in Turchia, grande risultato per il Capo dello Stato Recep Tayyp Erdogan. Con il 96 per cento dei sei seggi scrutinati, il presidente si assesta al 52,7 per cento dei consensi ed ha già rivendicato la vittoria: “E’ un successo della democrazia, ora spero che nessuno danneggi la democrazia gettando ombre sul risultato del voto per nascondere il proprio fallimento”. Mancano poche urne da scretinare, ma i risultati sono pressochè delineati. Dietro Erdogan, troviamo Ince al 30,7 per cento, seguito da Demirtas al 7,9 per cento e da Aksener al 7,5 per cento. Anadolu Agency ha anche riportato le stime dei voti per il Parlamento, il cui scrutinio è al 94 per cento: 53,9 per cento per l’Alleanza del Popolo (AKP-MHP), 34,0 per cento per Alleanza Nazione (CHP-IYI-SP), 11,0 per cento per HDP. Infine, le proieizioni sui seggi a pochi seggi dal dato definitivo: 293 per AKP, 146 per CHP, 67 per HDP, 49 per MHP, 45 per IYI. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DATI PARZIALI: AKP OLTRE IL 50%
Chiuse le urne, dopo i primi dati parziali con lo scrutinio di circa il 30% dei seggi elettorali, Il presidente Erdogan si avvicina ad una altra importante affermazione nelle Elezioni turche con la maggioranza assoluta che dovrebbe essere confermata anche per questa tornata. Secondo infatti i primi dati reali sulle Elezioni legislative, l’Akp del Presidente Erdogan dovrebbe essere in vantaggio con il 51,7% dei voti e con la conseguenza maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento anche in virtù dell’ottimo risultato dei nazionalisti di Mhp (13,1%, primo alleato dell’Akp). L’alleanza di opposizione, composta dal Chp, dal nazionalista Ivy e dall’islamista Saadet è ferma al 28,70% dei voti:. Manca ancora lo scrutinio di alcune città importanti (come la stessa Istanbul e Ankara) dove l’opposizione è storicamente molto forte e dove si gioca di fatto tutto sulla vittoria o meno del Presidente autoritario al primo turno. «Il periodo che verrà sarà molto migliore dell’oligarchia burocratica attuale. La Turchia sta vivendo una rivoluzione democratica. Credo che la partecipazione sia alta anche per questa percezione», ha spiegato lo stesso Erdogan durante il voto ancora in corso questo primo pomeriggio. (agg. di Niccolò Magnani)
INSULTI A ERDOGAN, ONDATA DI ARRESTI
Nel giorno in cui la Turchia decide se rinnovare o meno la fiducia al presidente Erdogan, giunge notizie dall’agenzia Anadolu di numerosi arresti in zona Istanbul (almeno 6 confermati) per alcuni presunti insulti lanciati contro l’autoritario leader di governo, da 15 al potere in Turchia. Alcuni video postati sui social avrebbero riportato insulti a Erdogan e inviti al voto per i leader dell’opposizione che prova a contrastare lo strapotere del presidente. «Le forze di sicurezza stanno cercando di identificare altri utenti sospettati di offese alle autorità statali», riporta ancora l’Anadolu, confermando il triste trend in atto da anni ormai. Dal tentato golpe del 2014 (e non è che prima la situazione fosse tanto diversa) Erdogan ha emesso centinaia di migliaia di mandati d’arresto per avversari politici, giornalisti, docenti, studenti e molti altri vip di sport e spettacolo; insomma, chiunque non fosse in linea con le direttive e l’ideologia al potere. Non fa eccezione nel giorno del voto, il che non consente una sicurissima “integrità democratica” delle Elezioni Presidenziali. (agg. di Niccolò Magnani)
ERDOGAN FAVORITO, MA..
Elezioni in Turchia, oggi domenica 24 giugno 2018 si torna al voto per rinnovare il Parlamento e scegliere il nuovo presidente. Inizialmente previste per novembre 2019, urne anticipate che giungono su scelta dell’attuale presidente Recep Tayyip Erdogan a causa della richiesta di Devlet Bahceli, leader dell’MHP (Partito del movimento nazionalista turco), di andare ad elezioni alla prima data posibile. Un voto che è molto importante anche per le dinamiche dell’Europa, con un possibile cambio di presidente che potrebbe voler significare anche una posizione diversa della Turchia in ambito internazionale. In programma le elezioni presidenziali e parlamentari: il presidente verrà eletto con un sistema maggioritario a due turni, necessario il 50 per cento più uno dei voti per vincere al primo turno. L’eventuale turno di ballottaggio è previsto domenica 8 luglio 2018. Il Parlamento invece viene eletto attraverso un sistema proporizonale, con seicento seggi suddivisi in 85 circoscrizioni.
ELEZIONI IN TURCHIA, CANDIDATI E SONDAGGI
Il presidente uscente Erdogan si è ripresentato, forte del dominio incontrastato che porta avanti dal 2003, prima da presidente del Consiglio e poi da Presidente della Repubblica. Esponente dell’AKP (Partito di Giustizia e Sviluppo), Erdogan può contare sul sostegno dell’MHP e del BBP (Partito della grande unità), entrambi ultranazionalisti. La novità più importante riguarda i quattro partiti di opposizione, che si presenteranno uniti alle elezioni parlamentari. Discorso diverso per le presidenziali, dove ciascuna forza politica presenterà il proprio candidato con un possibile accordo in vista del ballottaggio: candidati Temel Karamollaoglu (SP), Muharrem Ince (CHP), Meral Aksener (IYI), Dogu Perincek (VP) e Selahattin Demirtas (HDP). Gli ultimi sondaggi effettuati, prima del silenzio elettorale, non portano buone notizie per il presidente uscente, che molto probabilmente non otterrà la vittoria al primo turno: il rivale dovrebbe essere Muharrem Ince, che si assesta al 30 per cento, mentre Meral Aksener oscilla tra 8 e 15 per cento come sottolinea Il Post. In vista del ballottaggio, Erdogan appare favorito ma per una manciata di voti: non sono escluse sorprese…