Il Muslim Ban è legale e può essere attuato dagli Stati Uniti. Alla fine la Corte Suprema ha dato ragione al presidente Donald Trump, bloccando gli arrivi da 7 differenti nazioni ritenute a rischio dallo stesso tycoon Usa. Una decisione che ovviamente ha trovato parere contrari, come ad esempio quello di Don Beyer, rappresentante democratico della Virginia, che ha invitato il congresso ad agire per ribaltare la decisione della stessa Supreme Court: «Il Congresso deve agire – ha detto – dobbiamo ribaltare ciò che la Corte Suprema ha fatto: non possiamo permettere che questo si verifichi». Secondo Beyer tale divieto è razzista e immorale, e la decisione arrivata oggi è stata «deludente e sbagliata». Secondo il rappresentante dei Dem, il prossimo step potrebbe essere il divieto di libertà di religione: «Spetterà al Congresso approvare la Legge sulla libertà di religione, che vieterà ogni legge che proibirà alle persone di venire in questo paese a causa delle loro opinioni religiose». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LA NOTA DELLA CASA BIANCA

Con una nota uscita poco fa dalla Casa Bianca, il Presidente Trump esulta per la decisione della Corte Suprema sul fronte immigrazione nel tanto vituperato “travel ”: «La decisione della Corte Suprema è una strepitosa vittoria per il popolo americano e la Costituzione. La Corte Suprema ha confermato la chiara autorità del presidente di difendere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. In questa era di terrorismo globale e di movimenti terroristici decisi a colpire civili innocenti, dobbiamo controllare in modo adeguato coloro che entrano nel nostro paese». Un vero e proprio terremoto sulla politica Usa e non solo, nei giorni in cui anche l’Ue discute in maniera durissima e con diverse fratture al proprio interno: secondo Amnesty Internazional, tra le Ong più avverse al Presidente Trump in questi primi due anni alla Casa Bianca, quanto avvenuto oggi è una scelta nefasta e completamente sbagliata.



«Questa politica odiosa è una catastrofe totale – non solo per coloro che vogliono semplicemente viaggiare, lavorare o studiare negli Stati Uniti, ma anche per coloro che cercano protezione dalla violenza. Anche se questa decisione non affronta il distinto e ugualmente dannoso bando per rifugiati, intrappola crudelmente le persone in paesi colpiti da conflitti e impedisce loro di cercare sicurezza negli Stati Uniti o di ricongiungersi con la famiglia». Secondo ancora la dura nota di Amnesty, alcune persone oggetto del “travel ban” stanno fuggendo da conflitti che gli Usa hanno direttamente creato oppure perpetuato, come nel caso dello Yemen e della Siria. «In questi casi, in particolare, stiamo sostanzialmente appiccando il fuoco e chiudendo la via di fuga. Non c’è spazio per questo bando, né per il sentimento anti-musulmano in cui è originato, in un paese che dichiara di dare valore ai diritti umani», conclude la Ong anti-Trump. 



IL “WOW” DI TRUMP

“WOW!” con tanto di caratteri maiuscoli usati per un tweet che, stavolta utilizzando poche parole, esprime la soddisfazione di Donald Trump per via della sofferta e sicuramente contestata decisione da parte della Corte Suprema USA di confermare la legittimità del cosiddetto “Muslim Ban” che, fortemente voluto dall’inquilino della Casa Bianca, imporrà restrizioni agli arrivi da alcuni Paesi. A finire nel mirino ci sono sette Stati, ovvero Yemen, Sudan, Somalia, Iran, Iraq, Libia e Siria, ma saranno “riattivate” pure alcune restrizioni nei confronti di due nazioni con le quali da sempre i rapporti dell’amministrazione non sono propriamente idilliaci, vale a dire Corea del Nord e Venezuela. Insomma, anche se la decisione a lui favorevole da parte della Corte non era affatto scontata, una vittoria importante per The Donald che si vede dare ragione sul “Travel ban” e che esulta soprattutto perché conferma, dal suo punto di vista ovviamente, la bontà delle politiche portate avanti in tema di immigrazione e anche di lotta al terrorismo: come ci si può ricordare, l’ordine esecutivo fu uno dei primi atti dopo il suo insediamento ed ebbe un elevato valore simbolico, dato che venne firmato con grande enfasi e in seguito andò incontro a una serie di ricorsi giudiziaria che alcuni tribunali federali accolsero come validi. (agg. di R. G. Flore)

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CORTE SUPREMA USA CONFERMA IL “MUSLIM BAN”

“Non si tratta di discriminazione”: così la Corte Suprema Usa dà ragione (per la prima volta) al Presidente Donald Trump e riattiva il “travel ban” per i musulmani messo in atto a fine 2017 e subito bloccato dall’intervento di diversi Giudici Federali dopo la denuncia di alcuni cittadini delle Hawaii.Nella mattinata americana, la Corte Suprema ha confermato la validità del bando per i musulmani, rivedendo l’ultima versione e accettando 7 Paesi da “chiudere” come arrivi negli Stati Uniti d’America. In particolare, si tratta di Siria, Libia, Iraq, Iran, Somalia, Sudan e Yemen: vengono poi attivate alcune restrizioni sui visitatori del Sudan e aggiunge altri limiti dalla Corea del Nord e dal Venezuela. Dunque il provvedimento fortemente voluto da Trump – osteggiato da opposizioni, mondo culturale, sociale e dello spettacolo Usa – non ha valore di discriminazione razziale o sociale. «Vogliamo assicurarci che non stiamo facendo entrare nel nostro paese le minacce che i nostri soldati stanno combattendo. Ammetteremo soltanto chi supporterà gli Stati Uniti ed amerà profondamente la nostra gente», aveva rilanciato il Presidente Usa nella sua personale lotta al terrorismo, motivo fondante del “travel ban” divenuto in poco tempo rinominato dagli oppositori, “muslim ban”.

L’ULTIMA VERSIONE ACCETTATA DALLA CORTE SUPREMA

Con una decisione sofferta (5 contro 4), i giudici Usa hanno respinto la tesi che il provvedimento discrimini i musulmani o ecceda l’autorità del presidente: viene ritenuta legittima la terza versione del “travel ban” dove non compare il Ciad (rimosso ad aprile dalla black list) e altri Paesi considerati “rispondenti” ai limiti imposti dalla Casa Bianca. A commento della storica sentenza, L’American Civil Liberties Union ha affermato che «non è la prima volta che la Corte ha sbagliato nella storia». Intanto il Dipartimento di Giustizia, valutato e sentito dalla Corte nelle scorse settimane, aveva affermato che la «Costituzione e le leggi federali conferiscono al presidente l’ampia autorità di sospendere o limitare l’ingresso nel paese quando ritiene che sia nell’interesse della nazione». Ora il bando torna valido perciò dai prossimi giorni sarà strettissimo giro di vite per tutti i musulmani provenienti dai Paesi sopraelencati, considerati a “forte rischio per la sicurezza nazionale”.