Nel giugno 1994 l’ONU autorizzò la Francia a inviare 2500 soldati che con l’appoggio di altri 500 militari di vari stati africani avrebbero dovuto porre fine alla guerra civile tra l’etnia hutu e quella tutsi nel Ruanda, poi trasformata in uno dei peggiori genocidi della storia. La missione, chiamata “Opération Turquoise”, operazione turchese, terminò come da mandato Onu nel mese di agosto, ma su di essa pesano ancora oggi ombre e accuse nei confronti dei soldati francesi e del governo stesso francese di allora. Va detto che fu la Francia stessa a proporsi come principale forza “di pace” insieme ai begli, la potenza coloniale che aveva dominato nella zona. Di fatto, negli anni precedenti, i francesi avevano parteggiato con aiuti militari per una delle due parti, gli hutu e la stessa missione Turquoise sarebbe stata solo una scusa per aiutare nuovamente gli hutu questa volta con soldati sul territorio.
LA TESTIMONIANZA SHOCK
Dopo molte furiose polemiche concluse con un nulla di fatto, il caso si riapre adesso con la testimonianza di un ex militare francese al quotidiano La Croix che contesta il carattere umanitario dell’Operazione, sostenendo le parole dell’ex ufficiale Guillaume Ancel che in un libro alcuni anni fa aveva fatto le stesse accuse, e cioè che i francesi in Ruanda erano lì solo per “impedire la vittoria di coloro che combattevano contro il genocidio”. L’uomo, un ex aviatore, dice come detto da molti che i francesi in quei due mesi di presenza ebbero lo scopo di attaccare il Fronte patriottico ruandese, formazione tutsi. Come tutti ricordano, il risultato fu uno dei più brutali genocidi della storia moderna, circa 800mila morti quasi tutti della minoranza Tutsi, nello stesso periodo in cui in Ruanda si trovavano i francesi che non avrebbero fatt nulla per impedire il genocidio. Parigi ha ovviamente sempre negato ogni accusa di coinvolgimento nel genocidio.