Corda o cravatta? Dipende. Anno 2012. Il governo del conservatore Antonis Samaras strappa ai creditori l’accordo sull’alleggerimento del debito alle condizioni deciso la scorsa settimana dall’Eurogruppo, Tsipras parlò di: “una corda più lunga per impiccarsi”. E di rincalzo chiese “la cancellazione del debito”. Anno 2017. Dopo circa otto ore di negoziato, l’Eurogruppo ha raggiunto un accordo di principio sull’uscita della Grecia dal programma di aiuti. In base all’accordo, la Grecia può posticipare di 10 anni il pagamento dei 110 miliardi di euro di prestiti ricevuti dal vecchio fondo salva-Stati Efsf, e viene esteso di ulteriori 10 anni il ”periodo di grazia”. In più15 miliardi della tranche di aiuti finale daranno al Governo un buffer di capitale che coprirà tutti i bisogni finanziari fino al 2020. Di taglio del debito (320 miliardi) neanche una parola. Frau Merkel non vuole. 



Una “uscita pulita” dal Memorandum, come dichiarava Tsipras? Cioè libertà del governo sui conti? No. Una “libertà condizionata” (enhanced surveillance). Ogni tre mesi, una commissione della Troika studierà i numeri e deciderà se Atene è sulla retta via. In caso contrario imporrà delle misure che dovranno essere applicate tassativamente. E non solo. La Grecia dovrà ancora camminare sul sentiero delle riforme e delle privatizzazioni (capitolo dolente). Alla Grecia è imposto un avanzo primario del 3,5% fino al 2022 e del 2,2% fino al 2060. Queste percentuali si traducono in austerità permanente. A meno che il Paese non sia invaso da investimenti stranieri che facciano ripartire l’economia. In caso contrario, saranno i contribuenti a dare fondo agli ultimi risparmi (oggi un greco lavora 198 giorni per lo stato).



Da non dimenticare inoltre che dal prossimo gennaio scatteranno l’ultimo taglio (il quindicesimo) delle pensioni (si parla di un 18% medio) e da gennaio 2020 anche chi guadagna 6mila euro all’anno pagherà le tasse. Totale del tagli: circa 5,1 miliardi. In aggiunta, ci saranno tagli alla sanità, all’istruzione e sicuramente un aumento della tassa sulla casa.

C’è poco da stare allegri. Eppure Tsipras ha chiamato i suoi (e gli alleati di destra) per festeggiare. Chissà perché non ha rivolto un messaggio alla nazione. Forse aspetterà fino ad agosto quando scadrà il terzo memorandum, costato, grazie ai “giochi” di Varufakis – ma siamo sicuri che tutta la responsabilità fosse soltanto sua? – un aggravio di 100 miliardi. Sul palco si è presentato con una cravatta rosso scuro e ha ripreso a parlare di alleggerimenti fiscali, di redistribuzione del maltolto, di protezione delle classi più deboli e tanto altro. Poi si è tolto la cravatta. E la Grecia è tornata alla normalità? Prima ha comunque ascoltato un rosario di panegirici senza pari. Uno per tutti quello uscito dalla bocca del Presidente della Repubblica, secondo cui il “no” del referendum 2015 è stato un “sì” per l’Europa. 



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