“Per troppi anni i nostri governi hanno seguito la logica obbligata che i paesi nostri amici fossero Germania e Francia, oggi si comincia a vedere che non è più così”, dice Gian Micalessin a proposito della due giorni di Bruxelles. “Un vertice molto importante, perché andiamo per la prima volta a mettere sul tavolo delle richieste precise che pongano fine all’isolamento in cui è stata lasciata l’Italia sul fronte migranti” aggiunge.
L’Italia a Bruxelles minaccia di porre il veto se non verranno accolte le nostre richieste, c’è il rischio che questo accada davvero?
Quello che c’è di concreto è che non ci sono grandi possibilità nel breve periodo che da questo o altri vertici europei escano esiti significativi per porre fine alla crisi migratoria. E’ un vertice senz’altro importante perché per la prima volta l’Italia sta facendo chiarezza su chi sono i nostri nemici e chi i nostri amici.
E quali sarebbero? Da una parte Francia e Germania ci ostacolano da sempre, dall’altra i paesi di Visegrad non vogliono prendere alcun rifugiato: ne abbiamo davvero di amici?
I nostri nemici in questo momento non sono i paesi di Visegrad ma Francia e Spagna. In passato i nostri governi seguivano la logica che i nostri amici obbligati erano Francia e Germania, mentre i cattivi erano sempre i paesi di Visegrad, ora scopriamo che potrebbe non essere così.
Perché?
Questo governo sta facendo richieste chiare che nessun governo Pd ha mai presentato in cui si chiede la revisione totale del trattato di Dublino, la redistribuzione e ricollocazione di tutti i migranti in altri paesi e l’apertura di hotspot in Africa. Questo è il punto che può far cambiare la posizione dei paesi di Visegrad.
In che modo?
I paesi di Visegrad erano nemici assoluti nel momento in cui si parlava di ripartire quote altissime di migranti, quando si pensava che l’Europa dovesse essere aperta e senza confini. Adesso si parla di aprire hotspot e di rimpatri. L’arrivo di migranti in Italia potrebbe diventare molto contenuto, anche perché la selezione avverrebbe direttamente in Africa e il numero di richiedenti asilo si ridurrebbe.
A proposito di hotspot in Africa, però, Salvini ha ricevuto un bel no dalla Libia.
Anche a Minniti la prima volta venne detto di no. E’ chiaro che un governo debole come quello di Serraj deve condurre trattative che richiedono tempo ma che sono sicuramente possibili.
Agire nei paesi da dove partono i flussi migratori prima di giungere in Libia non sarebbe meglio?
Sarebbe molto più complesso, senza dimenticare che in Niger la mostra missione è stata bloccata dalla Francia, che ci vuole eliminare da tutti i paesi africani, Libia compresa. L’intento di Macron è lasciare i migranti sul groppone dell’Italia, trasformando la penisola in un grande centro profughi.
Tajani al vertice ha riproposto il corridoio umanitario che aveva già proposto un anno fa e che in realtà ha funzionato una volta sola, quando lo scorso dicembre arrivarono in aereo 162 richiedenti asilo selezionati dall’Onu in Libia. Perché adesso dovrebbe funzionare?
Misure come questa sono sicuramente palliativi positivi ma restano palliativi, ricordiamo che nonostante i corridoi i flussi continuano, ci vuole una soluzione più globale.
Sulla questione Ong, in particolare il caso Lifeline, Salvini agisce per spaventare l’Europa o si tratta di una misura necessaria, quella di fermare queste organizzazioni? Fanno più danno che bene?
La nave di Lifeline ha agito come una nave pirata nonostante dicano che avevano tutte le autorizzazioni. La Guardia costiera italiana nega di avergliele date, dice anzi di aver detto loro di ritirarsi perché stavano arrivando le motovedette libiche. Quella italiana non è una politica contro le Ong, ma è una politica che intende ribadire le regole del diritto nel Mediterraneo. E’ semmai una politica contro Malta, che non ha mai accolto un migrante.
Continueremo a bloccare i porti alle Ong?
Ce ne sono alcune che chiaramente infrangono le regole. Invece di limitarsi a soccorrere chi è in difficoltà, stringono accordi indiretti con i trafficanti di uomini attirando loro stesse queste persone in mezzo al mare in totale disprezzo della vita dei migranti stessi.
(Paolo Vites)