La tregua è già terminata? Sulla Striscia di Gaza la fragilissima “sospensioni” degli scontri fra Israele e palestinesi potrebbe essersi già interrotta definitivamente nelle ultime 36 ore dopo l’attacco con razzi palestinesi verso i villaggi del Negev occidentale, a pochi chilometri dalla Striscia “maledetta”. Il Medio Oriente torna a tremare anche se per ora non si hanno notizia di vittime, pure dopo l’immediata replica di Tel Aviv che ha lanciato raid aerei contro 15 obiettivi militari di Hamas a Gaza: in prima battuta, aquiloni incendiari palestinesi hanno causato gravi danni nei campi agricoli israeliani di confine. Decine di ettari sono bruciati; tutto questo in piena tregua siglata due settimane fa dopo la mattanza sulla Striscia nel giorno dell’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. Poche ore dopo, l’aviazione militare israeliana ha fatto sapere di aver colpito 15 obiettivi militari palestinesi: 10 dopo i lanci di razzi di ieri sera e altri cinque stamane, dopo gli attacchi palestinesi notturni, rilancia Ansa. «Hamas è l’unico responsabile di tutti gli eventi che si verificano nella Striscia di Gaza. Se continua a fare affidamento sul terrore invece di risolvere i problemi che affliggono i civili di Gaza, continuerà a pagare un prezzo pesante che aumenterà se necessario», ha fatto sapere il portavoce delle forze di difesa israeliane.



TENSIONI TRA MANIFESTANTI E MILITARI

Le tensioni sono però continuate visto che in mattinata un palestinese è stato ucciso a Hebron, in Cisgiordania, dopo aver tentato – pare dalle prime informazioni raccolte dalle agenzie internazionali – di investire alcuni soldati israeliani con la propria auto. Le tensioni sono continuate sulla Striscia con i manifestanti anti-Israele che hanno provocato di nuovo davanti al confine l’esercito dello Stato Ebraico: per di più ieri si sono tenuti i funerali di Razan Ashraf al-Najjar – la giovanissima palestinese volontaria nelle ambulanze uccisa durante gli scontri con l’esercito israeliano nel corso della ‘Marcia del Ritorno’ – con la rabbia dei palestinesi che è sfociata in nuovi lanci di sassi contro i reticolati della Striscia. Pochi giorni fa era stato negoziato un “cessate il fuoco”, ma pare che nessuno voglia davvero rispettarlo, aprendo ad una nuova crisi imminente che gli Usa e la Comunità Internazionale non possono continuare a “permettere” senza poter agire in qualche modo. È di poco fa la notizia di nuove sirene suonate nella regione di Eshkol, nel sud d’Israele – riporta Repubblica – per un colpo di mortaio contro la popolazione ebraica: l’emergenza continua, le vittime pure e il timore di una guerra civile su più larga scala aumenta.

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