Si oppone alla politica anti-immigrazione dell’Italia il generale libico Khalifa Haftar, figura di spicco nel suo paese nonché grande oppositore di Fayez al-Serraj, primo ministro dell’unico governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Per l’ex generale braccio destro di Gheddafi: «il pretesto della lotta all’immigrazione clandestina – si legge su interris.it – non può condurre a un intervento militare straniero nel sud del Paese africano». L’Italia non ha però alcuna intenzione di installarsi militarmente in Libia, e il Viminale ha già provveduto a smentire seccamente tale notizie: «L’Italia sta lavorando al programma dell’Unione europea – la nota del ministero dell’interno – per rafforzare la sovranità libica e la capacità della Guardia di frontiera libica contro i trafficanti di essere umani». Il ministro della difesa, Trenta, vorrebbe incontrare Haftar per cercare di placare gli animi dello stesso e dei suoi seguaci. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BRUCIA IL TRICOLORE

Si è creata una situazione veramente molto tesa e complicata attorno all’Italia in seguito all’offensiva di Haftar e al tricolore gettato in mezzo alle fiamme. Come sottolinea Il Giornale, nella sua versione online, pare che si stia preparando una vera e propria jihad contro l’Italia che obbliga di alzare la guardia per quanto riguarda la sicurezza. Inoltre pare che le televisioni locali abbiano annunciato una minaccia verso Roma. Ora sarà importante l’intervento del Governo italiano che dovrà limitare una situazione che rischia di diventare davvero insostenibile e soprattutto pericolosa per l’incolumità delle persone che abitano il nostro territorio. Servirà ora molta attenzione per cercare di gestire la situazione con il generale libico che ha sottolineato: “Il pretesto della lotta all’immigrazione clandestina non può che condurre a un intervento militare straniero nel sud del paese africano“.



HAFTAR CONTRO IL NOSTRO PAESE

Il Ministro degli Interni Matteo Salvini negli scorsi giorni aveva trovato l’accordo con il governo libico guidato da Fayez al Serraj per fermare le partenze di immigrati dalle coste libiche. Una situazione che non ha fatto piacere di certo ad Haftar e le tribù a lui vicine che si sono letteralmente infiammate. Purtroppo in fiamme c’è finito anche il tricolore italiano, il simbolo del nostro paese trasformato in cenere per sfida. A far andare su tutte le furie Haftar sarebbero state le scelte effettuate dal nuovo premier italiano Giuseppe Conte e dal suo Governo di rinnovare l’accordo con Serraj per gestire l’emergenza sull’immigrazione. Inoltre non è piaciuta la volontà della Trenta di andare a garantire all’Italia leadership in Libia tanto che addirittura il generale libico era arrivato a sottolineare che non avrebbe tollerato nell’esercito di Bengasi ”presenze militari straniere”.

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