Liu Xia ha potuto lasciare la Cina, è diretta verso Berlino. La donna era la moglie del dissidente Liu Xiaobo morto un anno fa, condannato a 11 anni di carcere “per incitamento alla sovversione dei poteri dello stato”. Dal 2010 la donna era agli arresti domiciliari senza che fosse mai stata formalizzata alcuna accusa concreta, semplicemente perché moglie di un dissidente. In questo periodo e soprattutto dopo la morte del marito, aveva sviluppato una forte forma di depressione psichica ma anche fisica, per via dell’isolamento a cui era stata sottoposta. In un raro gesto umanitario, la dittatura comunista cinese le ha permesso adesso di lasciare il paese, lei ha scelto la Germania dove si spera possa ricevere anche cure adeguate.
LA MINACCIA DI LASCIARSI MORIRE
Ovviamente il ministero degli esteri ha dato la sua versione dei fatti, dicendo che Liu Xia abbia lasciato la Cina “di sua volontà” per cure mediche. In realtà già due volte Pechino le aveva impedito di partire all’ultimo momento. Coincidenza non casuale, il primo ministro Li Keqiang è atteso in visita in Germania proprio nei prossimi giorni. A sua difesa varie associazioni per i diritti umani, soprattutto ChinaChange.org. Dopo la morte del marito la vedova aveva dichiarato di volersi lasciare morire per protesta, tanto che anche l’ONU era intervenuta presso il governo cinese chiedendo clemenza. Le forti pressioni internazionali alla fine hanno convinto il regime a lasciarla andare, a dimostrazione di come se le organizzazioni mondiali e le opinioni pubbliche si muovono, si possono ottenere risultati concreti per la difesa dei diritti umani.