Sa parlare correttamente quattro lingue: inglese, thailandese, birmano, cinese. Si chiama Adul Sam-on, ha 14 anni ed è uno dei 12 calciatori rimasti intrappolati per settimane nelle grotte. E’ considerato il loro eroe: grazie a lui, l’unico fra tutti, anche l’allenatore, che ha potuto parlare in inglese con i soccorritori svolgendo un ruolo fondamentale per la salvezza di tutti il gruppo. Non è neanche thailandese, è uno dei tanti profughi birmani (anche l’allenatore che li ha portati nelle grotte maledette è uno di questi) fuggiti al genocidio in atto nel suo paese, dove neanche un terzo della popolazione conosce l’inglese. Le sue prime parole ai soccorritori giunti per primi nella grotta sono state: “Che giorno è? Abbiamo fame”. Grazie a lui i soccorritori hanno potuto spiegare l’esatta situazione in cui si trovavano i ragazzini e soprattutto dare le istruzioni per il momento di portarli in superficie, con Adul che ha fatto da coordinatore.



L’EROE A 14 ANNI

Adul è di fede cristiana, ha lasciato la sua famiglia per poter ricevere una migliore educazione di quella che poteva ricevere nel suo povero paese, vive in una  parrocchia e i genitori di tanto in tanto vanno a trovarlo. E’ originario di una regione birmana che si considera indipendente anche se il governo del Myanmar non la riconosce, per questo non ha nessun documento ufficiale di riconoscimento. Come la minoranza islamica, anche quella cristiana soffre di persecuzione. Come lui tanti in Thailandia, dove il governo locale spera entro il 2024 di poterli registrare ufficialmente. Ovviamente appassionato di calcio,  anche un ottimo studente, dicono i suoi insegnati, e molto bravo negli sport tanto da aver vinto numerose medaglie. Ma il suo compito più importante lo ha svolto in quelle grotte, guidando i suoi amici alla salvezza che senza di lui sarebbe stata molto più complicata e difficile. 

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