Spesso gli europei individuano e sostengono i potenti del Terzo mondo che possono manipolare, e questo nell’interesse delle politiche, e delle aziende, del Vecchio continente. Così, da una parte, gli europei sono i primi responsabili — e beneficiari — del mancato sviluppo di molte zone del pianeta; dall’altra, condannano chi scappa da quelle stesse zone, che pure hanno contribuito a rendere invivibili.



Roba da pazzi — mi si lasci dire —, e la Francia dovrebbe saperlo, dato che ha deciso da tempo di presidiare militarmente ampie regioni di alcuni paesi sahariani per controllarne le preziose risorse naturali, e saccheggiarle. Se, però, arrivano migranti da quegli stessi paesi, ebbene, Macron non li vuole: eppure il numero di tali migranti è cresciuto anche a causa di una situazione nuova, quella della Libia attuale, di cui Parigi è la prima responsabile (responsabilità doppia, quindi, la sua).



Non è forse venuto il momento di dire che le potenze che traggono i maggiori profitti dallo sfruttamento dei paesi poveri — e che hanno interesse, ripeto, a mantenere tali — dovrebbero essere le prime ad accettare di prendersi i loro migranti, e questo nonostante, ed anzi appunto perché, siano economici?

I popoli europei stessi, infatti, non possono non riconoscere che lo sfruttamento dei paesi sottosviluppati voluto dai governi e dalle multinazionali del Vecchio continente porta loro dei vantaggi: vantaggi per i quali è venuta l’ora di dare qualcosa in cambio (e non mi sto riferendo agli spiccioli della collaborazione internazionale pensata per preservare l’illusione della solidarietà). A meno che i popoli europei stessi non trovino normale costringere prima una persona a scappare dalla propria casa, e poi impedirle di trovare rifugio.