Donald Trump è arrivato al summit con Vladimir Putin dicendo che i rapporti tra i due paesi non sono mai stati così cattivi, ovviamente “grazie a molti anni di follia e stupidità degli Stati Uniti”, ha scritto in un tweet. Parere pienamente condiviso dai russi, ci ha detto il giornalista americano Andrew Spannaus in questa intervista, “con il paradosso di un presidente, Trump, che da quando è sceso in politica vuole migliorare i rapporti con Mosca senza esserci ancora riuscito”.
Trump è arrivato a Helsinki con un attacco preventivo a proposito dei rapporti Usa-Russia, cosa che ormai sembra fare sempre: attacca la Nato, attacca Theresa May prima di incontrarla, poi dopo dichiara la perfetta unità di vedute e intenti. E’ il ritorno alla “Madman Theory” che Richard Nixon usava contro i paesi del blocco comunista, per mettere tutti contro tutti?
Sicuramente Trump prima di partire con una trattativa cerca di mettere in chiaro che le colpe sono degli altri. Nel caso della Russia però non sta dicendo cose false, anche da parte russa c’è la stessa sensazione. Si sente in modo diffuso che i rapporti tra i due paesi sono pessimi, quindi abbiamo il paradosso di un presidente che vuole migliorare da sempre i rapporti con la Russia, ma nonostante questa volontà non ha ottenuto alcun progresso.
Come mai secondo lei?
A causa di una posizione molto ampia nelle istituzioni americane contraria a quella di Trump. Istituzioni che hanno impiegato una campagna mediatica martellante contro la sua volontà di costruire un rapporto con Mosca. Per ora non sembra che l’incontro abbia prodotto grandi cose, sicuramente hanno parlato di temi “pesanti” cercando una sorta di intesa di base.
Quali sono questi temi?
Prima di tutto quelli su cui non ci potrà mai essere intesa: la Crimea e le accuse di hackeraggio durante le elezioni del 2016, argomento sul quale al massimo potranno trovare un accordo su qualche regola di sicurezza.
E poi?
Il Medio Oriente e l’armamento nucleare. Aspettiamoci che nelle settimane prossime venga fuori qualcosa, che abbiano almeno tracciato la strada per un tentativo di nuove iniziative.
Ambienti repubblicani americani si sono lamentati che fosse un vertice senza agenda.
Nondimeno, che Putin e Trump si siano incontrati, sia pure senza un’agenda precisa, è molto importante, proprio perché c’è una situazione di tensione che riguarda Mar Nero, Ucraina, Mar Baltico, in misura minore anche la presenza iraniana in Siria. Parlarsi è fondamentale, gli Usa avevano una interlocuzione aperta anche con l’Unione Sovietica. L’idea che i leader non cerchino di stabilire dei rapporti è preoccupante.
In questo quadro, come vede la Cina?
Questo è un tema importante ma sembra che l’establishment americano se ne sia dimenticato. Alcuni come Henry Kissinger hanno detto una cosa che condivido e cioè che sarebbe meglio avere la Russia dalla propria parte che averla contro quando si ha a che fare con la Cina.
Ci spieghi.
La Cina è la potenza emergente mondiale in termini economici, ma quando si diventa forti dal punto di vista economico lo si diventa anche da quello militare. Gli Usa devono evitare di spingere la Cina a una alleanza con la Russia e con l’India in chiave anti-occidentale. Sarebbe davvero miope, è meglio collaborare con la Russia per non creare scontri fra due grandi schieramenti.
Trump ha anche detto di considerare l’Unione Europea “un nemico”. Fa sempre parte della sua strategia di attacco? Crede che in questo senso Putin e Trump abbiano una strategia condivisa?
Non credo. Se si tratta della Ue c’è qualche similitudine, alla Russia interessa evitare una nuova guerra fredda dove l’Europa faccia parte di un’alleanza aggressiva verso Mosca, come nel caso dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato e nella Ue. Per gli Usa, i fatti dimostrano che nonostante la retorica l’America ha sempre favorito l’Europa e la coesione europee, dai fondi Marshall alla Federal Reserve che ha versato decine di miliari di dollari alla Bce quando c’è stata la crisi dell’euro. Le élite di entrambi i lati dell’Atlantico hanno sempre lavorato insieme.
Perché allora Trump dice così?
Perché Trump non è mai d’accordo con le élite. Non perché odia l’Europa ma perché vuole mettere pressioni, questo come dicevamo all’inizio è il suo stile e il suo metodo. Trump mira ad avere concessioni commerciali, fino a quando non le avrà l’Europa sarà il “nemico”. Favorire l’industria americana è un obbiettivo che lui continuerà a perseguire.
(Paolo Vites)