C’è grande polemica per quanto riguarda l‘Israele e la decisione dello Stato-nazione del popolo ebraico. Il noto giurista Mordechai Kremnitzer ha voluto sottolineare alcune cose, aggiungendo anche il suo punto di vista al marasma di tantissime polemiche. Come riportato da l’Internazionale ha specificato: “La legge ha scatenato una vera rivoluzione. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”. Ha voluto aggiungere che era bello pensare che l’apartheid riguardava solo il Sudafrica perché lì tutto il sistema si abasava su delle leggi razziali, mentre in Isralee c’era qualcosa di molto simile. Sono parole forti che sicuramente devono far riflettere portando alla ricerca di conclusioni piuttosto significative. Ora è il momento di provare a trovare una soluzione anche se il momento è davvero molto difficile da accettare. Cosa accadrà lo capiremo solo nelle prossime settimane. (agg. di Matteo Fantozzi)



VINCE NETANYAHU, MA PERDE LA DEMOCRAZIA

È una vittoria, inequivocabile, di Benjamin Netanyahu quella della legge anti-minoranze approvata in Knesset: il problema è che da molte parti, non solo in Israele, si considerano i nuovi procedimenti (che hanno la stessa stregua di una legge costituzionale) un passo deciso indietro sul concetto di democrazia. Certo, in questi casi bisogna sempre ricordare che le forti critiche allo Stato d’Israele (spesso giuste e con argomenti convincenti) non devono far dimenticare che in quelle regioni, in pieno Medio Oriente vicino a tutti i Paesi arabi, la “poca democrazia” ebraica è un lusso raro rispetto agli stati etici e alle dittature musulmane. Questo però non toglie che davanti ad una legge che limita e di molto le minoranze bisogna a ragione evidenziare tutti i problemi che da essa derivano per l’immediato futuro. Secondo il Ministro degli Esteri palestinesi dell’ano, Riad al-Malki, la legge approvata oggi «fa decadere tutte le pretese di democraticità dello Stato d’occupazione», facendo decadere la definizione di «unica democrazia del Medio Oriente e ne conferma invece il sistema basato sull’apartheid». Certo, chiedere ai palestinesi di commentare qualcosa sullo Stato Israeliano avrà sempre lo stesso tipo di commento, ma di forti problemi questa legge approvata oggi potrebbe davvero crearne.. 



IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRARIO ALLA LEGGE

Inutili anche le proteste del presidente della Repubblica israeliana Reuven Rivlin che si era dichiarato contrario alla legge che di fatto elimina dal paese ogni diritto per le minoranze non ebraiche, così come quelle del procuratore generale di stato. Nella legge si arriva addirittura a permettere ai comitati di comunità di escludere alcuni residenti, ci saranno insomma cittadini (ebrei) con diritti civili e musulmani e arabi, anche cristiani, senza diritti civili. Per  il giurista Mordechai Kremnitzer la proposta di legge avrebbe “scatenato una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”. Probabile unica conseguenza di questa legge è che adesso palestinesi e minoranza araba si sentiranno giustificati ad attaccare Israele senza esclusione di colpi. O forse era questo che si voleva, in modo da sterminarli per sempre (Agg. Paolo Vites)



ISRAELE SCATENERA’ LA RIVOLUZIONE

Quel poco che ancora esisteva dell’idea dello stato di Israele come una sorta di federazione, di società multiculturale, di accoglienza tra popoli di culture e fedi diverse è stato spazzato via dall’ennesimo provvedimento totalitarista voluto dal premier israeliano. Non solo per la popolazione araba che vive dentro ai confini di Israele, ma quanto approvato dal parlamento israeliano vale anche per i cristiani, che da tempo si cerca di espellere dal paese, ormai ridotti a una minoranza minima a cui si tenta di portare via anche i luoghi sacri. Essendo oggi con questa legge uno “stato esclusivamente ebraico” cristiani e musulmani non potranno più accampare diritti. Come ha detto  il parlamentare Ahmed Tibi l’approvazione di questo provvedimento rappresenta la «morte della democrazia» (Agg. Paolo Vites)

A RISCHIO LE MINORANZE RELIGIOSE

La legge discussa, controversa e che ha infiammato l’opinione pubblica negli ultimi mesi nel mentre dell’ennesima guerra civile sulla Striscia di Gaza, è stata approvata questa mattina dalla Knesset, il parlamento d’Israele: da oggi lo Stato formato nel 1946 diventa ufficialmente “Stato-nazione del popolo ebraico”. A favore del provvedimento hanno votato 62 deputati: contrari 55, compresi i rappresentanti dei partiti arabi, dunque per un pugno di voti è stata approvata una legge che cambierà almeno a livello teorico molto nei rapporti tra la comunità araba presente in Israele (circa il 20% su una popolazione complessiva di 9 milioni) e il popolo ebraico per eccellenza. Giusto due giorni fa la commissione congiunta della Knesset e del comitato per la Costituzione – come riporta l’Agi – aveva approvato una modifica del testo, «sulla base di un accordo raggiunto domenica tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett». In quell’accordo veniva sancito che venivano promossi gli insediamenti ebraici (le colonie) invece che consentire l’esclusione degli arabi da tali insediamenti. Un approccio dunque più soft che però non cambia il fondo della legge, fortemente “nazionalista” e contro la presenza araba all’interno dello Stato d’Israele.

LE PRIME REAZIONI

«La lingua ebraica diventa lingua ufficiale del Paese, relegando l’arabo a una lingua con “status speciale” che permette il solo accesso a servizi statali», spiega l’Agi nei contenuti della nuova legge approvata per forte volontà del premier Netanyahu. Inoltre la legge dichiara Gerusalemme capitale d’Israele, riconosce diverse festività ebraiche e stabilisce il calendario ebraico come quello ufficiale del paese: insomma, per effetto delle nuova legge accomunabile ad una costituzionale, saranno notevoli i cambiamenti specie di “percezione” della differenza tra cittadini ebrei e arabi. Va detto che grazie all’intervento del Presidente Reuven Rivlin sono state stralciate alcune norme che prevedevano di cacciare i residenti di origine araba dai possedimenti e dalle colonie israeliane, come del resto successo in parte nel inferno a cielo aperto di Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu ha comunque festeggiato, affermando: “Questo è un momento cruciale – lunga vita allo Stato d’Israele». I rappresentanti della minoranza araba hanno invece stracciato il testo in aula in segno di protesta dopo che il promotore della legge, Avi Dichter (capo del comitato per gli Affari esteri e la Difesa) ha esclamato contro gli arabi «Eravamo qui prima di voi, e ci saremo dopo di voi».