Anche questa tregua lungo la Striscia di Gaza tra Hamas e Israele è molto fragile. Lo dimostra il tentativo di infiltrazione di ieri mattina e il conseguente bombardamento dell’Idf, esercito israeliano, contro una postazione di Hamas. Come racconta il Fatto Quotidiano, si moltiplicano le richieste al premier Benjamin Netanyahu per un intervento risolutivo, ma la Striscia è insidiosa, non è riconquistatile militarmente se non con un prezzo molto alto di vite umane. E poi i “successori” di Hamas potrebbero essere assai peggiori. Le minacce non mancano: dai tentativi di infiltrazione nelle comunità di confine attraverso i tunnel, col parapendio o con una breccia nel Muro di sicurezza, al lancio di razzi e mortai. E infine gli incendi. Gaza invece, dopo tre campagne militari nell’ultimo decennio, è molto fragile. Un’altra guerra potrebbe farla crollare completamente. Sia Israele che Hamas sembrano sordi agli appelli delle Nazioni Unite. «Ciascuno a Gaza si allontani dal baratro (della guerra), non la prossima settimana, non domani, ma immediatamente», il tweet di ieri mattina dell’inviato speciale dell’Onu Nikolay Mladenov. (agg. di Silvana Palazzo)



COSÌ L’EGITTO HA CONVINTO LA PALESTINA

L’accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas che ha il merito di riportare la situazione alla “normalità” dopo gli scontri fra israeliani e palestinesi, degenerati in alcune uccisioni, raggiunto nella notte con la mediazione dell’Onu e dell’Egitto, per il momento sembra reggere. Come riportato da La Stampa, i pesanti bombardamenti israeliani in risposta all’uccisione di un soldato dello Stato Ebraico colpito da un cecchino di Hamas sono cessati intorno alla mezzanotte e da allora non ci sono più state reazioni da parte dei militanti palestinesi, che ieri sera avevano lanciato tre razzi verso Sderot, intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome. Le pressioni egiziane e dei Paesi arabi hanno interessato in particolare il gruppo di Hamas, affinché evitasse un intervento di terra israeliano che avrebbe avuto conseguenze devastanti soprattutto sulla popolazione civile, già stremata. (agg. di Dario D’Angelo)



CESSATE IL FUOCO TRA ISRAELE E HAMAS

Una nuova tregua sulla Striscia di Gaza, un cessate il fuoco, quello firmato da Israele e Hamas, che gli osservatori internazionali sperano sarà più resistente di quello firmato (e non rispettato) soltanto una settimana fa. Oltre alle conferme del gruppo armato palestinese, però, ecco arrivare le dichiarazioni dell’esercito dello Stato ebraico, che in un tweet assicura che non vi sono limitazioni alle normali attività per i civili israeliani che risiedono “nelle comunità intorno alla Striscia di Gaza”, dopo che il Comando militare del Sud ha effettuato una “revisione della situazione”. Ci si può fidare, insomma, ed è questo un enorme risultato se si pensa che soltanto ieri l’inviato speciale delle Nazioni unite per il Medioriente, Nickolay Mladenov, aveva lanciato un appello ai due attori, Israele e Hamas, come riporta Il Fatto Quotidiano: “Tutti a Gaza facciano un passo indietro, prima di cadere nel baratro. Non fra una settimana, non domani, subito”. In questo messaggio si era poi letta un’accusa nemmeno troppo velata all’Iran (“Quanti vogliono innescare una nuova guerra fra palestinesi e israeliani non devono riuscire nel loro intento”), che ha organizzato per questa settimana a Gaza un congresso di sostengo alla lotta armata palestinese. (agg. di Dario D’Angelo)



CESSATE IL FUOCO TRA ISRAELE E HAMAS

E’ stato annunciato da Hamas il cessate fuoco sulla Striscia di Gaza. Una tregua che arriva dopo una giornata di scontri fra israeliani e palestinesi, degenerata in alcune uccisioni. La situazione, come ricorda TgCom24.it, rischiava di divenire fuori controllo dopo che alcuni uomini di Hamas hanno teso un’imboscata ad una pattuglia di confine israeliana, uccidendo un loro soldato, tra l’altro, primo ucciso dagli scontri iniziati lo scorso 30 marzo. A quel punto è arrivata la ritorsione, con quattro soldati palestinesi uccisi, e 120 feriti. Per evitare ulteriore spargimento di sangue, è stato indetto il cessate a fuoco: «Con gli sforzi egiziani e delle Nazioni Unite – scrive sul proprio profilo Twitter il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum – è stato raggiunto un accordo per tornare alla precedente situazione di cessate il fuoco tra l’occupazione e le fazioni palestinesi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SCONTRI A FUOCO IERI POMERIGGIO

La tregua a Gaza proprio non riesce a reggere: è nuova tensione questo pomeriggio sul confine tra Israele e i “coloni” palestinesi che da decenni non riescono a trovare un accordo che possa tenere di fronte alla furia militare e provocatoria di entrambi gli schieramenti. Solo nelle ultime ore, 4 palestinesi appartenenti al braccio armato Hamas hanno perso la vita: Israele, per replicare ad un attacco arabo non andato a segno contro un’unita dell’esercito di Tel Aviv, ha lanciato colpi di cannone contro i cecchini. Il risultato è di 4 morti e circa 120 persone rimaste ferite, tra i tanti in rivolta al confine appena al di qua della striscia di Gaza che già così tanto sangue ha versato nei soli ultimi tre mesi: è infatti dal 30 marzo che i palestinesi continuano a manifestare per denunciare il blocco israeliano attorno all’enclave. L’iter è drammaticamente sempre lo stesso: Hamas spara, spesso male e con poche munizione, contro Israele che replica invece con la potenza di fuoco del proprio esercito, compiendo autentiche stragi tra militari, terroristi e semplici civili in protesta. «Nel caso delle cannonate, gli spari erano stati indirizzati dalla striscia di Gaza verso militari nel corso di violenti disordini verificatisi a ridosso della barriera di sicurezza», spiega un portavoce dell’esercito di Tel Aviv dopo l’attacco di qualche ora fa.

NUOVI SCONTRI SULLA STRISCIA DI GAZA

Solo ieri un membro del braccio armato di Hamas era stato ucciso durante un raid israeliano in risposta al lancio di palloni incendiari che da giorni mettono a rischio i villaggi israeliani lungo il confine: in quel caso, le milizie “Brigate Ezzedin al-Qassam” avevano giurato ritorsioni, puntualmente avvenute oggi con gli spari dei cecchini palestinesi contro l’esercito ebraico. Il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, ha accusato Hamas di voler trascinare Israele «in una dolorosa campagna militare su larga scala»: intanto a Rafah si è tenuto il funerale del militano ucciso ieri con migliaia di persone presenti tra cui il medesimo leader di Hamas, Ismail Haniyeh. La lotta è viva e gli schieramenti sono purtroppo armati e “invogliati” a non voler cedere un solo affronto al nemico. I morti però continuano e l’Onu ancora una volta si ritrova debole e “impotente” sul cronico inferno a cielo aperto in Medio Oriente.