Secondo le varie ricostruzioni fatte in queste ore sul “destino” degli 800 caschi bianchi salvati da Israele e scortati fino in Giordania, l’intera operazione sarebbe stata coordinata da Russia e più lontanamente anche gli Usa. Stando ad una radio militare israeliana, le intese logistiche necessarie per realizzare la complessa operazione umanitaria sono state concordate venerdì con due telefonate: «la prima fra il premier Benyamin Netanyahu ed il presidente russo Vladimir Putin e la seconda fra il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman e il suo omologo russo Sergey Shoygu», spiega il Corriere del Ticino citando le fonti da Tel Aviv. I caschi bianchi saranno poi scortati sino ai 4 Paesi che si sono resi disponibili: il tutto però potrebbe essere frutto di una operazione “segreta” che Putin e Trump potrebbero aver messo a punto durante il vertice di Helsinki di qualche giorno fa. Interventi mirati per evitare altri massacri e inutili spargimenti di sangue che metterebbero la già martoriata Siria in mano al caos più ingente mai visto in Medio Oriente. (agg. di Niccolò Magnani)
ECCO PERCHÈ IL REGIME LI ODIA
Hanno raggiunto la Giordania e da lì prenderanno i voli per la Gran Bretagna, l’Olanda, la Germania e infine il Canada. Circa 800 caschi bianchi, famiglie comprese, sono stati scortati fuori dalla Siria dall’esercito israeliano, essendo gli stessi in pericolo di vita. L’esercito siriano stava avanzando, e i caschi bianchi si sentivano minacciati perché odiati dal regime di Bashar al Al-Assad. Ma dove deriva questo astio? Come riferito dai colleghi di Sky Tg 24, il regime e il governo di Mosca puntano il dito contro i caschi bianchi siriani, accusati di essere dei burattini nella mani dei governi stranieri, che nel contempo sostengono l’opposizione al potere siriano. Per altri, invece, sono dei combattenti o addirittura dei jihadisti che si sono uniti ai volontari che hanno il compito di prestare soccorso ai feriti della guerra. La cosa certa è che l’organizzazione fondata nel 2013 è indubbiamente una potenza, essendo sostenuta da diversi paesi occidentali fra cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ACCOLTI IN 4 NAZIONI
Saranno accolti in Europa e in Nord America gli 800 caschi bianchi e le loro famiglie, che sono stati evacuati nelle scorse ore dalla Siria, per via della seria minaccia di morte. Come riferito da alcuni media americani e tedeschi, il gruppo dovrebbe trovare asilo in Germania, Olanda, Gran Bretagna e infine Canada, paesi in cui otterranno lo status di rifugiati. Figura molto controversa quella dei caschi bianchi siriani, che hanno il compito di soccorrere le vittime in zona di guerra, ma che di recente sono stati accusati di aver proferito il falso nei confronti delle forze governative siriane, accusandole di aver dato vita ad un attacco con armi chimiche che però non ha trovato riscontro nella realtà. I volontari erano fuggiti dalle zone della Siria che veniva riconquistate dall’esercito nelle province di Daraa e Quneitra: qui sono rimasti intrappolati e per paura di ritorsioni è scattata l’operazione di salvataggio. Le forze governative li considerano terroristi, e rischiavano l’arresto e la tortura. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
800 CASCHI BIANCHI IN PERICOLO
Erano in pericolo di vita 800 caschi bianchi siriani e le loro famiglie, e attraverso una complessa operazione, le forze di Israele hanno aiutato i suddetti a lasciare il territorio siriano per evitare di essere uccisi. Come riportato dall’edizione online del quotidiano La Repubblica, il gruppo è stato condotto in Giordania, da dove poi proseguirà verso i paesi che daranno loro asilo. Prima il passaggio dal valico di Kuneitra, quindi l’ingresso presso le alture del Golan, dove l’esercito israeliano ha scortato i membri della difesa civile fino alla Giordania. A richiedere “l’estrazione” sono stati alcuni paesi europei e gli Stati Uniti, come riferito da un portavoce militare israeliano.
LA PRECISAZIONE DI ISRAELE
Lo stesso ha poi aggiunto: «Quei civili sono stati evacuati da zone di combattimento nella Siria meridionale perché si trovavano esposti a una minaccia immediata di morte. Si è trattato – ha voluto precisare il portavoce – di un gesto umanitario di carattere eccezionale», facendo quindi capire che Israele non concederà l’ingresso nel suo territorio di altri siriani, che siano caschi bianchi, profughi o sfollati. «Israele – ha concluso il portavoce – continua a mantenere una politica di non intervento per quanto concerne il conflitto in Siria». I caschi bianchi, specializzati nel soccorso presso le zone bombardate dai ribelli, rischiavano seriamente la vita con l’avanzare dell’esercito siriano nel sud del paese.