Prosegue il botta e risposta a distanza fra gli Stati Uniti e l’Iran. Dopo le accuse del numero uno iraniano, Hassan Rouhani, la replica di Donald Trump, quindi la controreplica del capo della giustizia iraniana, Sadegh Amoli Larijani, le parole del segretario di stato Mike Pompeo e infine quelle della Casa Bianca, giungono altre dichiarazioni, ancora una volta dal medio oriente. A parlare questa volta è Bahram Ghasemi, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, che ha voluto rispondere proprio all’ex direttore della Cia, dicendo: «Le parole del Segretario di Stato americano Mike Pompeo – si legge sull’Ansa – dimostrano l’incapacità senza limiti degli Stati Uniti, che non sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo dopo essersi ritirati in modo unilaterale e illegale dall’accordo sul nucleare». A questo punto c’è solo da chiedersi se tale escalation di tensione fra il paese a stelle e strisce, e lo storico nemico dell’Iran, proseguirà o troverà la parola fine nel giro di poco tempo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LA CASA BIANCA ABBASSA I TONI

Il livello della tensione tra Stati Uniti e Iran torna a salire, mentre sono gli stessi vertici dello Stato di Israele e il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo a scaldare ancora di più la contesa con le loro dichiarazioni. Tuttavia, è probabile che il tweet notturno di Donald Trump, vergato a lettere maiuscole contro il suo omologo Hassan Rouhani, avrà conseguenze negative dato che ha tutta l’impressione di essere parte di una ben architettata strategia del Presidente degli Stati Uniti per portare il livello dello scontro col Paese mediorientale dove vuole lui, lanciando anche un chiaro segnale al suo elettorato in vista delle cosiddette elezioni di “mid term” del prossimo novembre. Ad ogni modo la Casa Bianca, nella persona della segretaria del presidente, Sarah Sanders, è intervenuta per gettare acqua sul fuoco e spiegando a Fox News che The Donald non voleva affatto fomentare alcuno scontro, cosa di cui invece possono essere accusate le alte autorità iraniane. “Il Presidente certamente usa dei toni duri” ha detto la Sanders, “ma non ha affatto paura di prendere misure drastiche, se necessario”. Da parte sua, invece, John Bolton, Consigliere per la Sicurezza Nazionale oltre che uno dei più accesi “interventisti” in politica estera, ha dichiarato che Trump gli ha promesso che qualora l’Iran dovesse fare qualcosa di negativo, pagherà un prezzo “che pochi altri Paesi hanno finora pagato”. (Agg. di R. G. Flore)



POMPEO, “FONDO SEGRETO DI 95MLD DI DOLLARI IN IRAN”

Emergono ulteriori dichiarazioni da parte di Mike Pompeo, il segretario di stato americano, nei confronti dell’Iran. Come riferito dai colleghi de Il Giornale, l’ex direttore della Cia ha accusato l’Ayatollah iraniano Ali Khamenei, di possedere un fondo speculativo segreto e non tassato del valore di 95 miliardi di dollari. Soldi nascosti che verrebbero usati in parte per sovvenzionare alcuni gruppi rivoluzionari della Guardia islamica: «Quelli nel 1979 – le parole di Pompeo – sono saliti al potere con la forza e che oggi ancora vi rimangono, sono spinti dal desiderio di conformare tutta la società iraniana ai fautori della rivoluzione islamica». Il rappresentante del governo americano ha inoltre commentato le minacce iraniane agli Stati Uniti dicendo: «Sono lupi in abiti da pecora. Questi cosiddetti moderati all’interno del regime sono ancora violenti rivoluzionari islamici con un’agenda anti-americana e anti-occidentale». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



NETANYAHU DALLA PARTE DI TRUMP

Non poteva mancare il “fronte” Israele nello scontro che vede all’opposto Iran e Usa: per Teheran, lo Stato ebraico non dovrebbe esistere su nessuna cartina mondiale (posizione radicata da tempo, non certo nuova) e di contro Tel Aviv negli anni ha maturato un odio e astio profondo contro il regime iraniano che pone l’ex Persia tra i nemici n.1 dell’incolumità di Israele. Questa mattina, dopo le durissime parole di Trump e Pompeo in risposta alle minacce di Rouhani è intervenuto anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu elogiando la linea imposta dall’amministrazione Usa contro Teheran. «Vorrei elogiare la dura posizione espressa dal presidente Trump e dal segretario di stato Mike Pompeo contro l’aggressione del regime iraniano»: dato che l’Iran è il nemico n.1 per la sopravvivenza di Gerusalemme, il premier continua da tempo a richiedere un atteggiamento assai meno conciliante verso l’Iran sia da parte dell’Onu che da parte dell’Unione Europea.

POMPEO: “IRAN È UNA MAFIA, NON UN GOVERNO”

Giusto per gettare benzina sul fuoco, arrivano anche le dichiarazioni del segretario di stato americano, Mike Pompeo, in merito alla tensione che sta montando in queste ultime ore fra gli Stati Uniti e l’Iran. Per chi si fosse perso qualcosa, le due nazioni si stanno minacciando a vicenda, con il rischio che dalle parole si passi presto ai fatti. Dicevamo, dell’intervento dell’ex direttore della Central Intelligence Americana, che in un discorso in California presso il Ronald Reagan Presidential Library and Museum, ha parlato così degli iraniani: « Il livello dicorruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l’Iran è guidato da qualcosa che assomiglia alla mafia più che a un governo. Qualche volta sembra che il mondo sia diventato insensibile davanti all’autoritarismo del regime in casa ed alle sue campagne di violenza all’estero, ma l’orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo». Per Pompeo, il regime di Teheran rappresenta un incubo per lo stesso popolo iraniano, e a breve potrebbero arrivare nuove sanzioni pesanti nei loro confronti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MINACCE FRA USA-IRAN

Probabilmente Trump ha la memoria corta o si tratta solamente di ignoranza: “la madre di tutte le guerre”, infatti, che ha invocato in un messaggio contro l’Iran dicendosi pronto a scatenarla, c’è già stata, quella del 1991 sempre da parte degli Stati Uniti contro l’Iraq, che fu appunto soprannominata così per l’enorme potenza di fuoco scatenata dagli americani. “Mai minacciare gli Stati Uniti” ha aggiunto il presidente americano in merito alle parole del presidente iraniano Rouhani. Ma, dopo la Corea del Nord, abbiamo ormai imparato che Trump ruggisce molto ma poi è sempre pronto a qualunque accordo che porti vantaggio al suo paese (Agg. Paolo Vites)

LA MADRE DI TUTTE LE GUERRE

Dopo i duri attacchi da parte del premier iraniano Hassan Rouhani rivolti agli Stati Uniti, anche Donald Trump non ha risparmiato un affondo nelle ultime ore. Lo scontro tra Usa ed Iran resta dunque ancora molto acceso e nelle ultime ore il tycoon americano ha lanciato nuove minacce come sempre via Twitter. Trump ha voluto usare un modo chiaro per esprimere il suo tono minaccioso nei confronti del collega Hassan Rouhani tanto da decidere di scrivere tutto in maiuscolo: “Al Presidente iraniano Rouhani: non minacciare mai più gli Stati Uniti o soffrirai conseguenze del calibro di cui pochi nel corso della storia hanno mai sofferto prima”, ha scritto. Quindi ha avvertito di non essere più disposto a tollerare le sue stupide parole di violenza e morte lanciando ancora un avvertimento: “Sii prudente”. Lo stesso avvertimento finale era stato lanciato in precedenza anche dal segretario di Stato Mike Pompeo che, come spiega Repubblica.it, sempre nelle passate ore aveva detto: “Fate attenzione”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

AYATOLLAH KHAMENEI, “TRATTATIVE IRAN-USA SBAGLIATE”

L’ayatollah Ali Khamenei è stato chiaro, e non è la prima volta che lo ribadisce: «qualsiasi forma di negoziazione tra l’Iran e gli Usa è evidentemente sbagliata». Secondo quanto reso poi noto in giornata dall’agenzia di stampa della Repubblica iraniana, la guida suprema islamica del Paese ha affermato che esistono «divergenze enormi e fondamentali tra gli Stati Uniti e l’attuale governo di Teheran». Intanto il premier iraniano è tornato ancora una volta ad attaccare gli Stati Uniti, “citando” anche l’Europa all’interno del proprio ragionamento: «Dichiarate guerra e poi parlate della volontà di sostenere il popolo iraniano. Ogni volta che l’Europa ha cercato un accordo con noi, la Casa Bianca ha seminato la discordia», e da ultimo ancora Rouhani «Non dobbiamo pensare che la Casa Bianca rimarrà per sempre a questo livello di opposizione al diritto internazionale, contro il mondo musulmano». 

EX MINISTRO TERZI: “UE, BASTA COMPIACERE REGIME IRAN”

Secondo l’ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, il ruolo che ha preso ormai l’Unione Europea nei confronti del duro scontro Iran-Usa è pericolosa e “sbagliata”: pochi giorni fa, intervenendo al raduno “Free Iran”, Terzi ha avvertito Bruxelles sui rischi di continuare a sostenere il regime iraniano di Rouhani. «L’accondiscendenza europea verso il regime iraniano si basa sul falso presupposto e il concetto pericoloso che quella di Hassan Rouhani sia una presidenza moderata, che agisce in favore dell’Occidente e del popolo iraniano. Ma è totalmente errato», denuncia l’ex Ministro attaccando Rouhani come tutt’altro che moderato, «sono quasi 4mila le persone giustiziate in Iran da quando è divenuto presidente, uccise solo perché contestatori del governo». L’appoggio che l’Ue dovrebbe dare, allora, è quella all’alleanza-resistenza per un cambio di regime che ponga fine alla politica di “accondiscendenza” nei confronti dei mullah. «Il regime non è cambiato nei suoi principi e nella sua visione messianica generale di portare gli sciiti a capo di tutto il mondo musulmano per dominare la regione», ecco perché Terzi ha consigliato all’Europa di «seguire l’esempio degli Stati Uniti e di iniziare ad affrontare i molti problemi del regime». 

ROUHANI VS TRUMP: “NON GIOCHI CON LA CODA DEL LEONE”

Un discorso durissimo, delle minacce gravi e un tono tenuto di costante guerra contro il nemico americano: Hassan Rouhani “risponde” col fuoco (per ora solo delle parole) alle dure critiche da mesi il Presidente Trump rivolge contro Teheran e la minaccia che l’Iran rappresenterebbe nel già complesso scacchiere internazionale. «L’America dovrebbe sapere che la pace con l’Iran è la madre di tutte le paci, e la guerra con l’Iran è la madre di tutte le guerre. Mister Trump, non giochi con la coda del leone. Se ne potrebbe solo pentire», ha detto il n.1 di Teheran in un discorso durissimo tenuto con alcuni diplomatici iraniani. Le politiche di Trump ostili all’Iran non hanno mai visto dall’altra parte della sponda un tentativo di “riconciliazione”, bensì solo un ulteriore altro muro che è letteralmente stato issato quando gli Usa sono usciti dall’accordo sul nucleare faticosamente raggiunto da Obama, Ue e proprio Rohani solo tre anni fa. L’arrivo di Trump, insomma, ha complicato tutto: «Signor Trump noi siamo uomini d’onore e coloro che hanno garantito la sicurezza dello stretto regionale (lo stretto di Hormuz) nella storia. Tenga presente che lei non può provocare il popolo iraniano a scapito della sicurezza e degli interessi del loro Paese. L’Iran è un padrone e non sarà il servitore o il tuttofare di nessuno».

LA CAMPAGNA USA CONTRO TEHERAN

A difesa della repubblica islamica era intervenuto giusto ieri il leader religioso Ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema e vero ispiratore di tutte le politiche anche militari dell’ex Persia. «Pensare che una ripresa delle relazioni con gli Usa risolverà i problemi dell’Iran è un grossolano errore. Il problema fondamentale di Washington nei rapporti con l’Iran è il principio dello Stato islamico, i nemici continuano la loro guerra psicologica». Nel frattempo, continua la campagna americana messa in piedi dal segretario di Stato Mike Pompeo – su stretta osservanza del n.1 della Casa Bianca – che si pone l’obiettivo di criticare fortemente con discorsi pubblici, dichiarazioni sui social media e screditare l’intero governo Rouhani. «La campagna ha come obiettivo di fomentare la rivolta interna e incrementare la pressione sulle autorità iraniane perché abbandonino il programma nucleare e il sostegno ai gruppi armati in Medio Oriente. La campagna è sostenuta dal segretario di Stato Pompo e dal consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton», spiegano fonti dell’amministrazione Usa citate da Reuters e Repubblica.