A leggere la notizia che ci giunge dall’Indonesia, non si può che rimanere indignati. Una ragazza di 15 anni è stata condannata a 6 mesi di carcere (l’accusa chiedeva un anno di detenzione), per aver abortito dopo essere stata messa incinta, contro il suo volere, da parte del fratello di 18 anni. Molti i dubbi sulla sentenza, a cominciare dal fatto che in Indonesia erano state inasprite negli ultimi tempi le condanne nei confronti degli stupratori dei minori, con pena di morte e castrazione chimica. Invece il tribunale distrettuale di Muara Bulian, sull’isola di Sumatra, ha condannato a soli due anni il ragazzo, usando di fatto il pugno leggero. La ragazzina, oltre ad essere stata sfregiata dal fratello che da settembre a poco tempo fa ha abusato ripetutamente di lei, non ha ottenuto la giustizia che meritava nemmeno in tribunale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



I LEGALI NON RICORRONO

Continua a destare sdegno in tutto il mondo non solo la vicenda ma pure la condanna riguardanti una 15enne indonesiana, ripetutamente violentata dal fratello maggiore e poi, una volta rimasta incinta, condannata a sei mesi di carcere per aver abortito entro un certo termine, violando così di fatto le leggi del Paese. Secondo quanto si apprende da fonti di stampa locali, gli stupri andavano avanti dallo scorso settembre, mentre solamente lo scorso maggio alcuni vicini di casa della teenager avevano rinvenuto un feto nei pressi di un albero, avvertendo le autorità di polizia che avevano proceduto ad arrestare non solo al 15enne ma pure il fratello. E alla lettura della sentenza, che ha comminato anche due anni di reclusione al ragazzo per aver avuto rapporti sessuali con una minorenne e con la madre accusata di aver aiutato la figlia a ricorrere all’aborto clandestino, pare che tutti gli imputati e anche i loro avvocati abbiano accettato la decisione del giudice che ha imposto anche ai due ragazzi di trascorrere un periodo di riabilitazione presso un istituto speciale per minori. Non è invece chiaro se il pubblico ministero farà ricorso contro la sentenza. (Agg. di R. G. Flore)



SOTTO ACCUSA LE LEGGI INDONESIANE

Emergono ulteriori dettagli circa la vicenda della ragazzina 15enne che è stata incarcerata per aver abortito. Come vi abbiamo spiegato, la giovane è rimasta incinta dopo che il fratello di 18 anni ha ripetutamente abusato di lei nell’ultimo periodo. Al di là del gravissimo episodio di violenza sessuale, a far discutere sono le leggi indonesiane, dove l’aborto è considerato illegale, se non praticato dopo uno stupro ed entro la sesta settimana dal concepimento. Le autorità sanitarie globali, nonché numerosi gruppi di attivisti e di associazioni in tutto il mondo, stanno cercando di modificare le leggi sull’aborto in quella zona del mondo, sostenendo che esse limitano pesantemente i diritti delle donne, inducendo le stesse ad interrompere le gravidanze in maniera illegale, con tutti i pericoli di salute che ne conseguono. I dati raccontano infatti di decessi di donne madri pari al 30/50%, a seguito appunto di un aborto illegale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



15ENNE IN CARCERE PER AVER ABORTITO

Una vicenda di degrado e di violenza ci giunge dall’Indonesia, dove una ragazzina è stata incarcerata ingiustamente per aver subito una grave ingiustizia. Come riporta l’edizione online del quotidiano Il Messaggero, l’adolescente dovrà passare sei mesi di carcere per avere deciso di abortire. Il figlio che portava in grembo era però stato concepito assieme al fratello, che l’ha violentata più volte prima appunto che la sorella rimanesse incinta. La giovane ha deciso di interrompere la gravidanza al sesto mese, e lo ha fatto in maniera clandestina, evitando in questo modo che i vicini di casa potessero additarla in malo modo, in una società, quella indonesiana, ancora molto arretrata da questo punto di vista.

FRATELLO CONDANNATO A DUE ANNI

Il fratello, di anni 18, è stato invece condannato a due anni di reclusione per aver fatto sesso con una minorenne, mentre le accuse nei confronti della vittima sono di aver abortito oltre il tempo massimo (in Indonesia si può interrompere la gravidanza solo per stupro e solo entro le sei settimane dal concepimento), nonché per non essersi rivolta ad una struttura autorizzata. Anche la madre della ragazzina è finita sotto accusa, responsabile di aver aiutato la figlia a praticare l’aborto clandestino. Dal tribunale è emerso che la giovane è stata violentata otto volte da settembre ad oggi.