La bordata lanciata dall’intelligence, e rimbalzata sui principali quotidiani Usa, hanno come sempre un doppio effetto: informare delle notizie e, soprattutto, gettare possibile “fango” addosso all’odiato Presidente Trump. In questo caso, il riferimento è evidente e riguarda la presunta incapacità di negoziazione del tycoon: «Queste nuove informazioni non indicano un aumento delle capacità della Corea del Nord, ma dimostrano che il lavoro sugli armamenti avanzati continua diverse settimane dopo che il presidente Trump ha dichiarato su Twitter che Pyongyang ‘non è più una minaccia nucleare”», ha scritto il Washington Post dopo le rivelazioni fatte su fronte intelligence per le operazioni di Pyongyang. Secondo quanto emerge, in realtà, al momento la situazione vede due opposti “tentativi” di porre fine alla denunclearizzazione: secondo il blog “James Bond” su Formiche.net, Trump intende una rinuncia subito immediata di tutto l’arsenale di Pyongyang, Kim invece intende un “processo” molto più lento nel quale non perdere l’attuale “forza d’urto” militare. 



007 USA, “NORD COREA CONTINUA PRODUZIONE MISSILI”

Era stato prima Mike Pompeo a “confermare” i dubbi avanzati dai media americani, poi ora arriva l’allarme diretto dell’intelligence americana: «la Corea del Nord sta lavorando ancora allo sviluppo di uno, forse due nuovi missili balistici», in grado di fatto di colpire con armi nucleari la costa est degli Usa. Di colpo, sembra essere ripiombati negli ultimi due anni, quelli che hanno preceduto lo storico incontro di pace tra Donald Trump e Kim Jong-un: accuse, repliche, ammissioni e disvelamenti che non aiutano quel processo, difficile e irto di ostacoli, verso la piena denunclearizzazione della penisola coreana, in cambio di una rinnovata pace con l’Occidente e gli Usa in testa. «Le prove ottenute di recente, incluse le foto satellitari scattate nelle ultime settimane, indicano che sono in corso lavori su almeno uno ed eventualmente due Icbm a combustibile liquido in un grande centro di ricerca a Sanumdong, alla periferia di Pyongyang, secondo i funzionari, che hanno parlato protetti dall’anonimato», spiega oggi il Washington Post su fonti vicine agli 007. «Pyongyang non è più una minaccia nucleare», aveva scritto Trump qualche giorno dopo il vertice con Kim: ecco, magari ora qualche dubbio in più sorge..



L’AMMISSIONE DI POMPEO

La volontà di lavorare «verso una piena denunclearizzazione», come detto dal dittatore di Pyongyang, era bene noto che non sarebbe avvenuto da subito e con immediata azione: ma certo, vedere lo sviluppo di altri missili non lascia proprio tranquilli in merito alle “promesse” fatte. La strada del disarmo sarà invece lunga e difficile e l’azione di mediazione della Sud Corea probabilmente, assieme alla Cina, saranno le armi che Trump potrà “giocare” per obbligare Kim all’assoluzione dell’obiettivo comune identificato. Dopo il vertice di Singapore a giugno, è emersa la notizia di un funzionamento attivo nel nuovo sito di Kangson: qui avviene l’arricchimento dell’uranio e assieme alle foto satellitari in mano agli 007 americani, rappresentano le “minacce” più imminenti sulla pace tra Corea e Usa. Mike Pompeo – segretario di stato – la scorsa settimana ha ammesso in Senato che Pyongyang continua a produrre «materiali fissili». Al momento, l’unico smantellamento effettivo sembra essere quello di Sohae, dove era posizionata la stazione di lancio satellitare: lo aveva promesso Kim a Trump ne vertice di giugno. Ora però si attendono anche (tutte) le altre promesse.

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