Purtroppo non si placa la folle ondata di omicidi e pestaggi in India per via di alcune foto, video e messaggi circolanti su WhatsApp e diffusi a velocità supersonica. Il dramma prosegue da mesi ormai: solo 8 uomini, negli ultimi giorni, uccisi dalla folla perché considerati “potenziali rapitori di bambini” proprio come recitavano gli alert sui social che impazzavano in mezza India. L’ultimo episodio è avvenuto domenica scorsa nello stato occidentale di Maharashtra: 5 uomini appartenenti a una comunità nomade sono stati linciati letteralmente dalla folla perché accusati senza alcuna prova di essere responsabili del rapimento di minori. Le modalità di “azione” sono sempre le stesse: un gruppo di persone individua una persona sconosciuta (nomadi, turisti, forestieri) che si trova ad un raggio di “potenziale” vicinanza con dei bambini: rivolgono loro alcune domande e se non vengono “soddisfatte” allora scatta la follia. Pestati, legati, insultati e massacrati fino alla morte sopraggiunta in un scenario di violenza da “riti propiziatori” che si vedono di norma nei film, solo che questa volta sono verissimi.



L’EMERGENZA CONTINUA

L’emergenza prosegue da diversi mesi con lo Stato indiano che ha chiesto l’intervento anche all’estero di aiuti sostanziosi nel combattere le fake news e il grado di bestiale violenza (che però, ci chiediamo, non è che è insita a certe pratiche della cultura e della religione di alcune regioni dell’India?). Come spiega bene oggi il Post, uno dei video divenuti “bufala” sui social vedeva un presunto rapimento di un bambino da parte di due uomini a bordo di una motocicletta: «il video, in realtà, faceva parte di una campagna di sensibilizzazione per la sicurezza dei minori organizzata a Lahore, in Pakistan». La Bbc ha fatto vedere il video a diverse persone in India per provare a scongiurare il pericolo di fake news e reazioni folli da parte della popolazione, ma i risultati non sono stati per nulla soddisfacenti: il governo dello Stato di Assam ha annunciato di aver istituito «una commissione speciale di controllo per contrastare questo tipo di bufale. Allo stesso tempo, sta provando a creare una cultura della consapevolezza, in modo che non si diffonda il panico di fronte a messaggi del genere», riportava l’Ansa un mese fa quando si iniziò a parlare delle folli pratiche indiane. 30 giorni dopo, siamo purtroppo a contare altre vittime innocenti..



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