Nonostante da più parti, opposizioni e anche quei tabloid da sempre a lei ostili, si parli oramai di Governo al capolinea, Theresa May non si arrende e con il nuovo Consiglio dei Ministri, rimpolpato dall’ingresso di Dominic Raab (al Ministero per la Brexit) e Jeremy Hunt agli Esteri, punta a scongiurare la crisi successiva alle dimissioni di due pezzi da novanta del fronte dei “Brexiteers”, rilanciando anzi la sua politica nel trattare con l’Unione Europea. La premier britannica infatti punta molto su questo “rimpasto” e sulla pubblicazione, tra meno di due giorni, di un asorta di White Paper che conterrà i dettami dei negoziati soft (criticati a suo tempo dallo stesso dimissionario Boris Johnson) con Bruxelles per l’abbandono dell’Unione da parte della Gran Bretagna. Insomma, la May decide di continuare su quella strada che le ha attirato enormi critiche da parte dei suoi stessi alleati e che di fatto sta spaccando il fronte dei Tories: anzi, a suo dire, non c’è stata nessuna “fine del sogno Brexit” come aveva detto Johnson motivando la sua uscita, spiegando anche che il risultato del referendum del 2016 non sarà affatto tradito. Ma resta comunque un problema non aggirabile: il nuovo esecutivo sarà molto più debole e il fronte degli “hard Brexiteers” potrebbe anche farle mancare la maggioranza in qualsiasi momento, aprendo così la strada alle elezioni anticipate chieste a gran voce nelle ultime ore da Jeremy Corbyn e dal fronte del Labour. (Agg. di R. G. Flore)



LE IPOTESI SUL TAVOLO PER USCIRE DALLA CRISI

E’ Jeremy Hunt il nuovo ministro degli esteri inglese dopo le improvvise dimissioni di Boris Johnson, che hanno fatto seguito a distanza di poche ore  a quelle del ministro per la Brexit David Davis. Entrambi hanno accusato il capo del governo Theresa May di star preparando una sorta di “soft Brexit” una uscita cioè dall’Unione europea che non corrisponderebbe a quella votata al referendum. Troppo moderata insomma. Jeremy Hunt sarebbe un conservatore moderato per quanto riguarda l’uscita dall’Europa, quindi in linea con la May. In ogni caso il futuro del governo è a rischio e si fanno diverse opzioni: un rafforzamento della May, un nuovo leader, magari proprio Johnson, elezioni anticipate con vittoria dei laburisti e un nuovo referendum sulla Brexit (Agg. Paolo Vites)



JEREMY HUNT NUOVO MINISTRO DEGLI ESTERI

Dall’Unione Europea, arrivano commenti caustici da parte del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker e da parte del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Il primo ha ironizzato sulle dimissioni di Johnson, spiegando che: “dimostrano chiaramente come ci fosse grande unità di vedute nel gabinetto del governo britannico.” Tusk si è invece concentrato sulla figura di Davis: “I politici vanno e vengono, ma i problemi che hanno creato per le persone restano. Il caos causato dalla Brexit è il problema più grande nella storia delle relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito, ed è ancora molto lontano dall’essere risolto, con o senza il signor Davis.” E l’impressione è che la tensione tra il Governo May e l’Europa sia destinata ancora a salire. (agg. di Fabio Belli)



CORBYN CONTRO LA MAY

È, inevitabilmente, sulla Brexit si consuma la crisi di Governo per Theresa May e che potrebbe segnare anche la fine del suo esecutivo: le dimissioni, arrivate nelle ultime ore del Ministro delegato alla Brexit, David Davis, e successivamente del suo omologo agli Esteri, Boris Johnson (uscita che è stato il vero detonatore della crisi) sono un duro colpo non solo alla credibilità della premier conservatrice ma pure alla sua linea, definita dagli stessi alleati di Governo come troppo “soft”, nelle trattative con l’Unione per la definitiva uscita dall’Europa a seguito dello storico referendum. In particolare, a far rumore sono soprattutto le dimissioni di Johnson, ovvero uno dei più importanti promotori della campagna “Leave” e adesso lo spettro di un voto di sfiducia a Westminster si aggira sempre con maggiore insistenza. E ovviamente il fuoco di fila a cui la May è soggetta riguarda anche e soprattutto le opposizioni, col leader laburista Jeremy Corbyn che la invita a “cedere il passo a chi è capace”, aggiungendo che oramai l’esecutivo è sprofondato nel caos, rimediando anche una magra figura nelle trattative coi vertici di Bruxelles e cedendo su tanti dei punti-chiave che la Brexit comportava. “Oramai siamo prigionieri della guerra civile interna ai Tories” ha concluso Corbyn che auspica quanto prima un cambio di passo e dunque un Governo a guida Labour, indipendentemente se la crisi di quello della May verrà certificato o meno da un voto di fiducia. (Agg. di R. G. Flore)

BORIS JOHNSON SI DIMETTE, CRISI GOVERNO MAY

Alla fine il Ministro degli Esteri ha voluto dare una spalata forse decisiva al Governo May: dopo le dimissioni del Ministro Davis ora arrivano anche quelle annunciate ma clamorose di Boris Johnson. «Questo pomeriggio, il Primo Ministro ha accettato le dimissioni di Boris Johnson da segretario degli Affari esteri. La sua sostituzione verrà annunciata a breve. Il Primo ministro ringrazia Johnson per il suo lavoro», ha spiegato in una nota l’ufficio di Theresa May, che ora trema per le possibili conseguenze che il secondo addio nella maggioranza nel giro di 24 ore potrebbe avere rispetto alla tenuta del Governo conservatore. Pare però questo secondo un vero colpo da ko per le mire e il futuro della stessa May che potrebbe a questo punto non rifiutare a prescindere il ritorno alle urne anticipato, consegnando il Paese in un ancora più profonda crisi istituzionale che non abbandona il Tamigi ormai dal primo referendum Brexit del 2016. Non solo, tra i Tory potrebbe essere lo stesso “eclettico” Johnson a presentarsi come candidato premier visto i sondaggi che danno al momento Theresa May ai minimi storici. (agg. di Niccolò Magnani)

UE: “NEGOZIATO BREXIT CONTINUA”

Se è vero che in Gran Bretagna le dimissioni del ministro della Brexit David Davis rischiano di scatenare un terremoto politico capace di mettere a rischio perfino la permanenza a Downing Street di Theresa May, questo allarme non viene condiviso dalla Commissione Ue. Per bocca della portavoce Margaritis Schinas apprendiamo infatti che il presidente Jean-Claude Juncker ha già avuto nella giornata di ieri una conversazione telefonica con la premier May al proposito delle dimissioni di Davis. Da Bruxelles in questo momento si preferisce tenere un profilo basso:”Non abbiamo commenti specifici”, si commenta ma “continueremo a negoziare in ‘bona fide’ con la premier Theresa May per raggiungere un accordo”. Secondo la portavoce della Commissione, come riportato dall’Ansa, “ora il prossimo passo logico è che ci venga presentato il White Paper in modo che possiamo vederlo e analizzarlo”, ma questo, se sarà giovedì o meno, “spetta al governo di Sua Maestà” deciderlo. Rispetto al documento in questione, Schinas ovviamente ha preferito non esporsi:”Non speculiamo su nessun aspetto della futura relazione perché presupporrebbe di avere letto il White Paper, cosa che non abbiamo fatto”. (agg. di Dario D’Angelo)

BORIS JOHNSON FARA’ CADERE IL GOVERNO MAY?

Terremoto politico in Gran Bretagna dopo le dimissioni del ministro per la Brexit David Davis dopo la svolta “soft” imposta dalla premier Theresa May nelle trattative con l’Unione Europea. L’esponente dei Tories che per due anni ha trattato le condizioni del Regno Unito dall’UE a Bruxelles è stato già sostituito da un altro conservatore, l’euroscettico Dominic Raab, ma non basta una nomina a riassestare i fragili equilibri dell’esecutivo May. molto dipenderà infatti da quanto deciderà di fare Boris Johnson, il ministro degli Esteri che in questi mesi si è rivelato in più di un’occasione una spina nel fianco per il suo capo del governo. Eventuali dimissioni da parte dell’ex sindaco di Londra depotenzierebbero ulteriormente l’attuale inquilina di Downing Street e a quel punto l’ipotesi di un ritorno al voto non sarebbe poi così campata in aria, magari proprio con Boris Johnson candidato premier…(agg. di Dario D’Angelo)

DOMINIC RAAB SOSTITUISCE DAVID DAVIS

Giungono importanti aggiornamenti sul fronte Brexit, con il governo di Theresa May a serio rischio dopo le dimissioni giunte nella notte di David Davis. Dopo settimane di annunci e minacce, il ministro britannico è passato ai fatti, dando l’addio all’esecutivo per la politica troppo arrendevole condotta dal primo ministro nella trattativa con l’Unione Europea. Una linea “soft” che non è piaciuta a parte dell’esecutivo, anche se la riunione fiume di venerdì sembrava aver scacciato ombre sul futuro del governo. Ma la May ha già deciso il suo sostituto, pronta a proseguire la sua battaglia senza Davis: parliamo di Dominic Raab, sostenitore della campagna per il Leave e già ministro per l’Edilizia abitativa. Nato il 25 febbraio del 1974, il conservatore avrà il compito di gestire una contrattazione che sta causando più problemi del previsto alla guida politica della Gran Bretagna. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

CHI AL SUO POSTO?

C’è la Brexit, a distanza di due anni dal referendum che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Europa, in primo piano sull’agenda dei diplomatici di mezzo mondo. Ancora di più dopo la decisione del ministro per la Brexit David Davis, l’uomo che fino a qualche ora fa ha trattato con l’UE le condizioni per l’addio britannico. L’esponente dei Tories ha motivato la propria decisione di lasciare l’incarico in seguito alla svolta “soft” imposta dalla premier Theresa May con queste parole:”Per me è stata una questione di principio. Sarebbe toccato a me difendere questo progetto e in coscienza non potevo negoziare e promuovere una strategia che secondo me non può funzionare”. Secondo Davis, Theresa May “ha fatto troppe concessioni alla Ue. Temo che ora Bruxelles prenderà tutto quello che offriamo e chiederà ancora di più, perché fanno sempre così. Spero che le mie dimissioni portino a un ripensamento della strategia e sull’allineamento troppo stretto con le regole Ue in futuro”. 

Nel frattempo però è già partito il totonomi per cercare di capire chi prenderà il suo posto. Il maggiore indiziato sembra essere Michael Gove, ministro dell’Ambiente euroscettico che in nome del pragmatismo politico, nonostante dell’imposizione della linea soft, ha dichiarato a gran voce il suo sostegno per Theresa May. (agg. di Dario D’Angelo)

BREXIT, DAVID DAVIS: “GOVERNO MAY ARRENDEVOLE”

Brexit, si dimette ministro David Davis: “Governo troppo arrendevole”. A tre giorni di distanza dalla riunione fiume, durata dodici ore e mezza e che aveva visto “vittoriosa” Theresa May, arrivano i primi effetti: il ministro delegato alla Brexit David Davis si è dimesso. E’ in corso la lunga e tortuosa trattativa tra Unione Europea e Gran Bretagna, ma le posizioni del primo ministro sono finite nel mirino di alcuni componenti del suo esecutivo, che hanno minacciato di fare saltare il Governo. Dalla riunione di pochi giorni fa, dicevamo, la May era uscita più che soddisfatta, con l’ok per una linea soft per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Ma poche ore fa un nuovo colpo di scena: il ministro euroscettico ha deciso di lasciare. “La direzione generale della politica del governo, nella ipotesi migliore, lascerà il Regno Unito in una posizione debole nei negoziati con l’Ue, forse senza di uscita”.

BREXIT, SI DIMETTE MINISTRO DAVID DAVIS

Dopo David Davis, come sottolineato dai colleghi de Il Fatto Quotidiano, anche il sottosegretario Steve Baker ha presentato le sue dimissioni e ora il Governo di Theresa May traballa. Davis ha sottolineato che il piano soft “renderebbe il presunto controllo del Parlamento sulla Brexit del tutto illusorio”. E ha sottolineato che il libero scambio di merci all’interno di un regolamento comune “porterebbe di fatto nelle mani della Ue il controllo su ampie fasce della nostra economia. Non sono persuaso che il nostro approccio negoziale non finirà per portare ad ulteriori richieste di concessioni. A stretto giro di posta è giunta anche la replica di Theresa May: “Non sono d’accordo con la tua caratterizzazione della politica che abbiamo concordato”. Infine, il primo ministro ha ringraziato Davis per il lavoro svolto: “Desidero ringraziarti calorosamente per tutto ciò che hai fatto negli ultimi due anni come Segretario di Stato per dare forma alla nostra uscita dall’Ue”.