Si inasprisce sempre di più lo scontro tra Ankara e Washington dopo il crollo della lira turca in rapporto al dollaro e la decisione di Donald Trump di raddoppiare i dazi su acciaio e alluminio nei confronti della Turchia. Il presidente Erdogan scrive sul New York Times e lascia intendere di non avere alcuna intenzione di piegarsi in una guerra economica che sta agitando i mercati di tutto il mondo. Il “Sultano” si rivolge agli Usa quando dice che se non “invertono la tendenza all’unilateralismo e alla mancanza di rispetto saremo costretti a iniziare a cercare nuovi amici e alleati”. Un riferimento nemmeno troppo velato alla Russia di Vladimir Putin:”Negli ultimi sei decenni”, scrive Erdogan, “Turchia e Usa sono stati partner strategici e alleati nella Nato”. La Turchia “è accorsa in aiuto dell’America ogni volta che è stato necessario”, ha sottolineato Erdogan ricordando il supporto di Ankara nella guerra in Corea, la vicenda dei missili Jupiter finita al centro delle trattative tra John F. Kennedy e Nikita Kruscev, e l’intervento in Afghanistan dopo gli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre. “Eppure”, ha continuato Erdogan, “gli Usa hanno fallito nel capire e rispettare le preoccupazioni del popolo turco. E, negli ultimi anni, le nostre relazioni sono state messe alla prova dai disaccordi. Fino a quando gli Stati Uniti non inizieranno a rispettare la sovranità della Turchia e dimostreranno di capire i pericoli che affronta il nostro Paese, la nostra partnership potrebbe essere a rischio”. (agg. di Dario D’Angelo)



MINISTRO MOAVERO: “ECCO COSA SUCCEDE SENZA EURO”

Il crollo della lira turca nel raffronto col dollaro Usa, il braccio di ferro a distanza tra Donald Trump e il sultano Erdogan, uno scenario di incertezza sui mercati che contagia tutti, anche l’Italia, con la Borsa di Milano che ieri ha perso più di tutte le altre europee. Ma cosa ne pensa il governo di questa crisi? Difficile forse esprimere una posizione unitaria, ma possiamo ragionare sulle impressioni del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che in questo avvio di legislatura non sempre è stato in linea con la posizione della Lega di Matteo Salvini. Precisazione importante, dal momento che l’intervista rilasciata al Foglio di Claudio Cerasa sulla crisi della lira turca riguarda proprio il tema della “sovranità”. 



Secondo Moavero quanto sta accadendo in Turchia “deve farci riflettere su un punto particolare che riguarda anche il nostro continente: trovarsi all’interno di una area solida come l’Europa, vale a dire di un’ area capace di avere una moneta unica forte per più stati diversi e di creare tra quegli stati una rete di protezione in caso di problemi, è un vantaggio. Al contrario, avere una moneta che può fare riferimento unicamente al suo quadro nazionale può non offrire altrettante garanzie dinnanzi a una crisi finanziaria e ad attacchi speculativi”. Dunque Moavero ragiona:”Ciò che succede in Turchia andrebbe valutato con attenzione da chi continua ad avere dubbi se avere una moneta come l’euro sia o no positivo: per me lo è”. (agg. di Dario D’Angelo)



ERDOGAN, “CAMBIATE VALUTE ESTERE IN LIRA TURCA”

Un nuovo commento da parte del presidente Erdogan in merito alla crisi della lira turca era atteso per la giornata di ieri. La Borsa di Istanbul è sprofondata fino all’8,8% (il crollo più rilevante dopo il fallito colpo di Stato del 2016) per poi recuperare nel finale di seduta chiudendo in perdita del 2,3%. La lira turca è scesa del 16% a 6,6 contro il dollaro mentre sul reddito fisso il bond governativo a dieci anni ha toccato il massimo storico, con il rendimento salito al 22,82% rispetto al precedente 18,85%. In risposta a quanto accaduto, Erdogan ha preso la parola a Bayburt, nel Nord-Est del Paese, invitando i propri cittadini a non spaventarsi e a lottare contro quella che ha definito una vera e propria ‘guerra economica’ contro Ankara. Ha quindi aggiunto: “Se avete dollari, euro o oro sotto il vostro cuscino, andate in banca per cambiarli con delle lire turche. È una lotta nazionale”.

IL CROLLO DELLE BORSE EUROPEE

Anche le Borse europee hanno risentito pesantemente del crollo storico della Lira turca: a fine sessione Milano ha fatto registrare un -2,51% finale, Parigi ha perso l’1,59%, Londra lo 0,97% e Francoforte l’1,99%. Istanbul è riuscita alla fine a contenere il passivo al -2,3%. Una volta terminati gli scambi in Europa, il “rosso” si è trasferito a Wall Street con l’indice Dow Jones che ha ceduto lo 0,65% e il Nasdaq lo 0,4%. Numeri pesanti e ora c’è grande curiosità su come riapriranno i mercati lunedì prossimo, anche se gli sviluppi politici del weekend potrebbero avere ripercussioni importanti. Bisognerà comprendere infatti quali contromisure prenderà il Governo turco per riuscire ad arginare il crollo della Lira, anche alla luce delle recenti tensioni tra il Governo di Ankara e quello di Washington. (agg. di Fabio Belli)

TENSIONE A WALL STREET

Il prezzo minimo fatto registrare nella seduta odierna dalla lira turca prima dell’apertura di Wall Street pare stia tenendo, nonostante le dichiarazioni da parte di Trump sull’imposizione imminente di dazi alla Turchia, che si va ad aggiungere alla lista già occupata da Cina e Iran. Se sul mercato valutario si è assistito a una fase di stabilizzazione, su quello azionario c’è stato un recupero sul finale. L’ondata di vendite che ha colpito il paese ha avuto un effetto domino anche nel resto d’Europa: a soffrire maggiormente è stato soprattutto il comparto bancario (la Spagna risulta essere la più coinvolta), per via dell’esposizione sul settore creditizio. Mentre le vendite diffuse colpivano quasi tutte le asset class – durante la giornata anche l’Euro nei confronti del biglietto verde ha perso più di una figura, sfondando a ribasso, dopo la chiusura delle borse europee, 1,14 – si è assistito a una fuga verso le valute di rifugio, in particolare il dollaro statunitense e il franco svizzero. (Agg. di Fabiola Iuliano)

MINIMO STORICO: -17% SU DOLLARO

Crisi lira turca, nuovo minimo storico: meno 17 per cento sul dollaro. Ma Erdogan, presidente della Turchia, se la prende “contro le campagne internazionali” promosse contro il suo Paese. Rieletto recentemente, ha invitato i suoi concittadini a non farsi prendere dal panico per le ultime notizie sulla lira: “Non dovete dimenticare che se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto e il nostro Allah”. Ma nonostante le sue dichiarazioni, la situazione è preoccupante: la Borsa di Istanbul cade a picco, con l’indice Bist 100 che è arrivato a cedere fino all’8,8 per cento, portandosi ai livelli del fallito colpo di stato del 2016. E ripercussioni le ha subite anche Piazza Affari, con il Ftse Mib che è al -2,8 per cento, uno scivolone non da sottovalutare. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

IL COMMENTO DI TRUMP

Il crollo della lira turca agita i mercati: la valuta è protagonista di un vero e proprio tracollo nei confronti del dollaro, frutto con ogni probabilità delle preoccupazioni per la situazione di Ankara, da mesi elemento destabilizzante per il vastissimo potere incentrato nelle mani del solo Erdogan e adesso al centro di tensioni con gli Usa per la vicenda della detenzione del pastore Brunson. Ed è stato proprio il presidente americano Donald Trump nelle ultime ore a stringere ulteriormente il cappio intorno al collo della Turchia, annunciando nuovi dazi. Su Twitter, l’inquilino della Casa Bianca ha commentato:”Ho appena autorizzato un raddoppio dei dazi sull’acciaio e l’alluminio della Turchia in quanto la loro valuta, la lira turca, è in rapido calo nei confronti di un dollaro molto forte. I dazi sull’alluminio saranno ora al 20% e quelli sull’acciaio al 50%. I nostri rapporti con la Turchia non sono buoni al momento”. Dopo questa dichiarazione, la lira turca ha perso il 19% sul dollaro. (agg. di Dario D’Angelo)

ANCHE FCA IN DIFFICOLTA’

La crisi che sta investendo la Turchia, con la Lira ai minimi storici rispetto al dollaro a seguito delle sanzioni statunitensi, rischia di coinvolgere per riflesso anche alcune aziende italiane. Sono in particolare 4 i gruppi imprenditoriali rilevanti che operano in quella zona del mondo, a cominciare dalla FCA, Fiat e Chrysler Automobili, che ha investito nello stabilimento di Bursa-Tofas vicino a Istanbul, dove il mercato ha però subito una brusca frenata da un anno a questa parte. In Turchia c’è anche la Pirelli di Tronchetti-Provera, che ha speso 170 milioni di euro per l’impianto di Izmit, dove ogni anno vengono prodotti 2 milioni di pneumatici industriali destinati ai mercati di Europa, Medio Oriente e Africa. C’è inoltre l’azienda Leonardo, produttrice insieme all’Aermacchi dell’ala del caccia F-35. infine, c’è il noto istituto bancario Unicredit, presente in Turchia con Yapi Credi, che ha già fatto sapere, come riportato da Affariitaliani, di non essere intenzionato ad uscire dal mercato. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

I NUMERI PREOCCUPANTI

Situazione economico-finanziaria molto preoccupante in Turchia. Il presidente Erdogan accusa alcuna nazioni non meglio precisate, di aver architettato una campagna ad hoc per affossare il suo paese, ma i dati diffusi da Bloomberg sono chiari ed allarmanti: la lira turca ha infatti toccato un nuovo minimo storico rispetto al dollaro, arrivando a perdere fino al 13.5% sulla moneta “verde”. Massimo storico invece per il bond governativo a dieci anni, pari al 22.82%, contro il precedente 18.85%. Una discesa della Lira turca derivante, come scrive TgCom24.it, dalla tensioni crescenti fra la Turchia e gli Stati Uniti, nonché dalla preoccupazione crescente da parte dei creditori della zona Ue. Una delegazione turca aveva fatto visita a Washington negli scorsi giorni per trattare alcune questioni, ma dopo tale vis-a-vis la situazione non è migliorata, come invece sperava Ankara. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MERCATI AGITATI

Apertura in rosso per la Borsa di Milano, preoccupata per il crollo della lira turca, che a cascata moltiplica i timori sulle banche. La moneta turca è scesa ai nuovi minimi storici arrivando oltre quota 6 per un dollaro (perdendo un terzo di valore da inizio anno) e da un’inflazione galoppante con i rendimenti dei titoli di Stato decennali che fermi al 20%. Il FTSE MIB è tra i listini peggiori d’Europa, seguito da Francoforte e Madrid, con Unicredit maglia nera, che ha ceduto circa il 3%. In generale comunque è tutto il settore bancario a soffrire con forti vendite anche per Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Ubi Banca. A peggiorare la preoccupazione globale, ci ha pensato un articolo del Financial Times, che descrive la Bce come “preoccupata” per la situazione turca e in particolare per l’esposizione di alcune banche verso quell’economia ( i nomi sono proprio quelli di Unicredit oltre che della spagnola Bbva e della francese Bnp Paribas).

LE DICHIARAZIONI DI ERDOGAN

In risposta ai timori delle Borse riguardanti l’economia turca, è intervenuto il ministro delle Finanze, genero di Erdogan, secondo il quale l’inflazione verrà dimezzata entro il 2020. Il ministro ha inoltre precisato che le banche sono forti grazie al loro surplus di capitale. Lo scorso giovedì, invece, era stato lo stesso Erdogan ad esprimersi in merito all’economia del proprio Paese, denunciando quelle che ha definito ‘campagne diffamatorie’ contro la Turchia. “Ci sono diverse campagne in corso, non prestate loro alcuna attenzione”, aveva precisato, come confermato dalla Reuters. “Non dimenticate questo: se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto, il nostro Allah”. Nella giornata odierna è atteso un altro discorso da parte di Erdogan al quale i mercati guardano con grande attenzione. Oltre al crollo della lira turca, preoccupa che i creditori locali non si siano protetti dalle oscillazioni e siano in difficoltà dal restituire i prestiti sottoscritti in valuta estera.