Il generale libico Khalifa Haftar non ha perso tempo ad attaccare l’Italia dopo le parole dell’ambasciatore Giuseppe Perrone, ritenuto “non gradito” dai libici. L’italiano, di contro, ha ritenuto che le elezioni in Libia debbano tenersi solo dopo il raggiungimento della riconciliazione nazionale, innescando però con le sue dichiarazioni un mare di critiche, con tanto di manifestazioni in piazza. Secondo quanto riferisce Notiziegeopolitiche.net, ad innescare il caos che avrebbe travolto l’intera Italia sarebbe stata la “presunta interferenza nel disastroso quadro politico generale della Libia” da parte dell’ambasciatore. Secondo un editoriale del portale però, Perrone avrebbe ragione da vendere pur avendo peccato, forse, di eccessiva esuberanza. Forse, quello dell’ambasciatore è stato solo un pretesto per attaccare l’Italia e in mezzo alla polemica potrebbe esserci proprio lo zampino della Francia e della politica nell’area di azione di Perrone del presidente Macron. La posta in gioco è proprio il futuro della Libia: Parigi vorrebbe le elezioni entro dicembre, l’Italia, di contro, ritiene impossibile un voto così ravvicinato per varie e ovvie ragioni. Ad aver compreso che le elezioni imminenti potrebbero essere un disastro sono stati anche Egitto e Russia. Intanto, proprio per tentare di ricucire i rapporti con Haftar, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi nei giorni scorsi ha annunciato un imminente incontro con il generale nel tentativo di placare gli animi. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
I VECCHI RANCORI DEL GENERALE
La dura presa di posizione del generale Haftar contro l’Italia, che ha definito l’ambasciatore Perrone persona “non gradita” in Libia, è il frutto non solo di un assist alla posizione francese, che da tempo spinge per celebrare le elezioni già a dicembre anche senza una vera riconciliazione delle diverse anime e tribù del Paese africano, ma anche di un annoso risentimento nei confronti del Belpaese. Come ha avuto modo di ricordare Enrico Oliari su notiziegeopolitiche.net, l’Italia fa parte di quelle realtà che nel tentativo di formazione di un governo unitario gli hanno negato il ministero della Guerra. Da questo diniego, motivato da alcune milizie islamiste e tribù occidentali che vedono in Haftar un generale al soldo di Washington per i suoi tanti anni trascorsi negli Usa, è nato il diniego all’avallo del governo di unità nazionale in Libia e, forse, anche il motivo di questa nuova tensione con l’Italia. (agg. di Dario D’Angelo)
LO SGAMBETTO DELLA FRANCIA
Situazione di alta tensione tra Italia e Libia, con il generale Khalifa Haftar che ha deciso di scagliarsi contro il nostro ambasciatore Giuseppe Perrone. Il Giornale sottolinea che dietro la mossa di Haftar ci sarebbe la Francia e l’area politica del presidente Emmanuel Macron: i transalpini infatti puntano alle elezioni entro dicembre, mentre il nostro Governo ha evidenziato la necessità di tempi più lunghi sia dal punto di vista istituzionale che di sicurezza. Ex ufficiale di Gheddafi e poi suo oppositore, Haftar ha attaccato Perrone, affermando che le “sue dichiarazioni sono una chiara provocazione al popolo libico, nonché una palese interferenza negli affari interni”. Una fonte diplomatica ha rivelato a Il Giornale: “La linea francese è elezioni a tutti i costi in dicembre, senza una base strutturata. La posizione italiana è garantire il referendum costituzionale necessario prima del voto e le condizioni di sicurezza per non fra precipitare di nuovo la Libia nel caos”.(Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL GENERALE “SCEGLIE” MACRON
Schiaffo del generale Haftar nei confronti dell’Italia: l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone non è più “gradito alla maggioranza dei cittadini libici”. Una dichiarazione dirompente quella del capo delle milizie fedeli al Parlamento di Tobruk in un’intervista al giornale online Al-Marsad, arrivata a pochi giorni da quella con cui il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, aveva espresso la volontà di recarsi in Cirenaica in autunno per incontrarlo. In questa presa di posizione di Haftar si può leggere di fatto una spaccatura che rispecchia gli interessi di Italia e Francia in Libia. Da una parte il nostro governo, che come interlocutore privilegiato, fin dai primi viaggi di Salvini sulla questione dei migranti, ha scelto Fayez al-Sarraj, unico premier riconosciuto dalla comunità internazionale. Dall’altra la Francia di Macron, che ha deciso di puntare le sue fiches sul generale Haftar. Una battaglia strategica tra Italia e Francia sul filo della geopolitica e che la dirà lunga anche sul controllo del Mediterraneo. (agg. di Dario D’Angelo)
L’AFFONDO DEL GENERALE HAFTAR
Strappo tra Libia e Italia: via l’ambasciatore Giuseppe Perrone. «Riteniamo che non sia più gradito alla maggioranza dei cittadini libici», ha dichiarato Khalifa Haftar, generale capo delle milizie fedeli al Parlamento di Tobruk. Il riferimento è alle dichiarazioni dell’ambasciatore italiano, secondo cui la Libia dovrebbe affrontare le elezioni presidenziali solo con una solida base costituzionale e con un’adeguata situazione di sicurezza. Le frasi sono state interpretate come propense ad un rinvio della data. «Sono una chiara provocazione al popolo libico e una palese interferenza negli affari interni», ha detto anche il generale in un’intervista al giornale Al Marsad. Dalla Libia arriva anche un monito al governo: «Riteniamo che la politica dell’Italia nei confronti della Libia necessiti di radicali riforma e cambiamento, sulla base del pieno e letterale rispetto dell’accordo di amicizia con la Libia». Lo strappo arriva a pochi giorni dalle dichiarazioni con cui il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha espresso l’intenzione di incontrare Khalifa Haftar.
LIBIA, HAFTAR ATTACCA ITALIA: VIA L’AMBASCIATORE PERRONE
Le dichiarazioni del generale libico Khalifa Haftar segnano uno strappo nelle relazioni con l’Italia in una fase in cui fervono i preparativi della Conferenza internazionale sull’andamento della situazione nel Paese nordafricano da ospitare a Roma in autunno. Questa è un’occasione importante per un confronto operativo – che avrà anche lo scopo di ribadire il ruolo primario di Roma nella gestione della questione libica a discapito delle mire francesi – su cui il governo M5s-Lega vuole giocare un ruolo di primo piano. Lo dimostra l’appoggio incassato dal premier Giuseppe Conte sul dossier da Donald Trump nel suo recente viaggio a Washington. Secondo Haftar «i libici hanno espresso il loro rifiuto» in merito alle dichiarazioni dell’ambasciatore Perrone e «hanno affermato il loro impegno per tenere le elezioni a dicembre, come unica via per uscire dalla crisi attuale. Qualsiasi tentativo di impedire le elezioni è inteso per prolungare la crisi, il protratto stato di divisione e caos e l’aumento delle sofferenze per i libici». Il generale libico ha concluso con un avvertimento: «Né l’ambasciatore italiano, né qualsiasi altro ufficiale, hanno il diritto di interferire in questa materia, che appartiene solo ai libici».