L’azienda Monsanto è costretta a pagare un maxi risarcimento nei confronto di un giardiniere malato di cancro per colpa dei suoi prodotti. Non ci troviamo però di fronte a un’azienda alle prime armi e che non sa cosa fa, perché la Monsanto opera nel settore dalla metà degli anni settanta. Diffusa in tutto il pianeta ha un fatturato annuo di 4 miliardi di dollari, cosa che ci porta a riflettere su quanto accaduto e sul perché si sia stati tanto superficiali in merito. Il diserbante nonostante sia un prodotto altamente tossico non deve ovviametne indurre al tumore nei giardinieri che ne fanno un uso seguendo le norme consigliate. Ci si aspetta ora un comunicato ufficiale da parte di Monsanto che non vorrà subire delle ripercussioni sul mercato e che vorrà mettere in sicurezza tutti i suoi consumatori, che potrebbero anche prendere la decisione di rivolgersi ad altri produttori per evitare problemi. (agg. di Matteo Fantozzi)



LE MAIL CHE INCASTRANO L’AZIENDA

Una sentenza destinata a fare la storia, purtroppo sulla pelle di Dewayne Johnson, un ex giardiniere di 46 anni che venerdì ha vinto la causa contro l’azienda di biotecnologia Monsanto, acquistata a giugno da Bayer, condannata a risarcirlo con 289 milioni di dollari, per avergli procurato il cancro. Secondo il tribunale di San Francisco infatti la malattia di Johnson, un linfoma non Hodgkin, è stata causata dall’uso dell’erbicida Roundup, un prodotto di Monsanto a base di glifosato. Come riportato da Il Post, tra gli elementi che hanno convinto la giuria delle responsabilità dell’azienda vi è stato anche uno scambio di mail tra alcuni dei dirigenti della Monsanto in cui si decideva apertamente di ignorare i report allarmanti degli esperti sugli effetti dell’uso di glifosato. Inoltre è emerso che gli studi scientifici favorevoli al suo utilizzo siano stati diretti dall’azienda stessa. Gli avvocati di Dewayne Johnson hanno dichiarato che Monsanto ha “combattuto la scienza” per anni. (agg. di Dario D’Angelo)



RISCHIO CLASS ACTION CONTRO LA MONSANTO

C’è il rischio di una class action nei confronti della Monsanto, dopo la storica sentenza del tribunale di San Francisco, che ha dato ragione ad un giardiniere. Il 42enne Dewayne Johnson ha accusato la multinazionale in questione di non aver informato correttamente i clienti circa la pericolosità dell’utilizzo dei suoi prodotti, in particolare, del Roundup e del Ranger Pro, due erbicidi contenenti il glifosato. I giudici hanno riscontrato una correlazione fra tale sostanza (vietata in Italia) e il cancro, dando quindi ragione al povero giardiniere, che ha così ottenuto un maxi risarcimento da ben 289 milioni di dollari. Si tratta di una sentenza storica perché per la prima volta viene associato il glifosato al cancro, ed è per questo che c’è il rischio di una vera e propria azione legale di massa nei confronti della multinazionale dell’agrochimica, visto che sono già migliaia le segnalazioni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LA NOTIZIA FA IL GIRO DEL WEB

La notizia del maxi risarcimento in favore di un giardiniere ammalatosi di cancro, ha fatto in poche ore il giro del web. Il 42enne Dewayne Johnson riceverà 289 milioni di dollari dalla Monsanto, la società che ha prodotto l’erbicida utilizzato dalla vittima, e che ha omesso le gravità nell’utilizzo dello stesso. Come sottolineato dai colleghi dell’edizione online de La Repubblica, si tratta della prima denuncia che arriva in tribunale in cui si sostiene il legame fra il glisofato, la sostanza incriminata presente nel prodotto utilizzato, e una diagnosi di cancro. Per la multinazionale “La giuria ha sbagliato”, come ha riferito il vice-presidente a caldo dopo la sentenza, ma vi sono 5000 denunce negli Usa simili a quella del povero agricoltore, che rappresenterebbero quindi un importante precedente. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MAXI RISARCIMENTO PER UN GIARDINIERE

E’ un maxi risarcimento quello che dovrà pagare la Monsanto. La multinazionale statunitense di biotecnologie agrarie è stata infatti condannata a versare sul conto di un uomo ben 289 milioni di dollari. Il motivo, il cancro sopraggiunto alla stessa vittima, che ha denunciato l’azienda accusandola di aver contribuito al sopraggiungere di un tumore terminale. A stabilirlo, come riferito dall’edizione online del quotidiano Il Messaggero, è stato il giudice di San Francisco, affermando che la Monsanto avrebbe dovuto fare maggiore chiarezza sui rischi derivanti dall’utilizzo dello stesso prodotto, che al suo interno contiene il glifosato, sostanza che già in passato è stata spesso e volentieri al centro di diversi contenziosi.

IL CONTATTO CON L’ERBICIDA

La vittima, Dewayne Johnson, lavorava come custode presso alcuni istituti scolastici della zona di San Francisco, e aveva utilizzato l’erbicida in questione durante alcune attività svolte nel suo lavoro. Nel 2014, quando aveva 42 anni, l’uomo ha sviluppato un’eruzione cutanea, e la diagnosi shock è stata di linfoma non-Hodgkin. La Monsanto si dice comunque innocente, ed ha già deciso di fare appello. Secondo i legali della multinazionale, quel tipo di linfoma impiega infatti diversi anni prima che si manifesti, e di conseguenza è impossibile che Johnson abbia contratto il tumore dopo il contatto con l’erbicida.