L’incontro tra il Presidente Putin e la Cancelliera Merkel è in primo luogo un atto di realismo politico che può assurgere a un evento straordinario dalle conseguenze assai rilevanti nei rapporti di potenza mondiali. È in atto una lotta sorda condotta dal segmento dell’establishment Usa che ha scelto di seguire quella politica di ribilanciamento geostrategico impersonato da Trump contro la Germania, da un lato, e l’Iran, dall’altro. La convinzione è quella scolpita nell’andamento economico statunitense degli ultimi venti anni: una crescita a strappi sostenuta da una sempre più crescente finanziarizzazione del sistema economico con la disgregazione crescente del fondamento della poliarchia nordamericana, le classi medie urbane e rurali sempre più socialmente distanti dagli ideali tipici della new economy, quei manager bohemiens da stock option e da ultratecnologico abbassamento della produttività generale del lavoro (la total factor productivity) con conseguente disoccupazione di massa e desertificazione industriale.



Le conseguenze geopolitiche sono davanti agli occhi di tutti: il declino della potenza nordamericana impossibilitata da sola a dominare il mondo mentre la Cina liberata dai lacci e lacciuoli precedenti alla sua disastrosa ammissione clintoniana nella Wto cresce in aggressività e in potenza militare e demografica (non economica). L’Europa di Kohl e ora della Merkel si è via via aggiunta allo squilibrio di potenza in funzione filocinese e anti-Usa con una potenza devastante, quella della deflazione secolare che tutto fa tracimare verso la crisi sociale.



La Russia di Putin continua in questa situazione a essere l’oggetto degli attacchi promossi da ciò che rimane dell’establishment pre-trumpiano: le grandi famiglie finanziarie e presidenziali insieme che hanno distrutto tanto il sogno americano quanto l’american exceptionalism su cui Seymour Lipset scrisse le pagine indimenticabili della nostra gioventù.? La Germania in questo contesto mondiale si trova tra i due fuochi perenni della sua storia: tra Occidente e Oriente, tra gli Usa e la Russia. Bismarck aveva avvertito il primo kaiser: non si possono avere due nemici a oriente e a occidente insieme, se ne avvantaggerebbe il Regno Unito che fu in effetti prima degli Usa il nemico mortale della Germania grande potenza. Ora la Merkel riflette questa costante della storia tedesca: ha scelto di allearsi alla Cina contro gli Usa e quindi ha per nemico la nuova America di Trump, ma non può avere anche la Russia come nemica. Gli interessi economici – Nord Stream in testa – fanno il resto, compresi gli atti di quello stupido di Juncker che per ammorbidire Trump ha concesso l’importazione del costosissimo Lng Usa!



Con la Russia deve trovare un accordo, nonostante appunto le sanzioni Usa. E la Russia ha bisogno come l’aria della spalla tedesca in primo luogo nei Balcani, dove il fuoco cova sotto la cenere, così come in una Turchia che da antemurale atlantico – tanto più se acquisterà i nuovi missili russi – si sta trasformando in ponte del nuovo ritorno in forze di Mosca in Medio Oriente. Il tutto mentre non può abbandonare il disegno del dominio duopolare del mondo con gli Usa in funzione anticinese, pena la perdita del suo ruolo di dominatrice dell’heartland e dei suoi mari: qui ci sarà la nuova battaglia.

Ma è proprio questo che gli Usa non vogliono e hanno scatenato la consueta guerra economica locale contro la potenza riottosa dei mari dell’heartland e dei suoi laghi atlantici: la Turchia appunto, così come fanno con l’Iran a capo della mezzaluna sciita che può affacciarsi sul Mediterraneo che è ora un lago atlantico contendibile quanto mai. Il tutto mentre l’Europa perde terreno nel Mediterraneo e in Africa con le sole presenze francesi e cinesi veramente attive, suscitando un risveglio Usa da troppo pochi preso in esame.

L’incontro Putin-Merkel è quindi densissimo di implicazioni e la più notevole scientificamente e geopoliticamente è quello che mi fa dire che se si saldasse un rapporto a geometria variabile (la sola geometria possibile come ho dimostrato) tra Russia e Germania si colmerebbero i vuoti di potenza che i due interlocutori portano con sé: la Russia è ancora l’Urss di Dibb, una superpotenza incompleta fortissima militarmente ma assai debole economicamente, mentre la Germania continua e essere ciò che non pensavamo fosse possibile: assai forte economicamente, ma debolissima, ma che dico: inesistente, militarmente. E senza poter fare la guerra in potenza non si può far altro che ostacolare gli equilibri di potenza e sempre determinare invece situazioni di crisi. Ecco ciò di cui dovrebbero discutere Putin e la Merkel.